Big Pharma: 36 milioni dichiarati per lobbying

Nel 2020 la Federazione europea delle industrie e associazioni farmaceutiche ha incrementato del 20% il suo budget per influenzare la politica Ue

Politica
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La Commissione consenta l’accesso ai contratti stipulati con le società farmaceutiche

 

Di Stefania Bonfiglio e Beatrice Mantovani

 

Secondo i dati diffusi dal Corporate Europe Observatory, nel solo 2020 le varie organizzazioni che promuovono gli interessi del Big Pharma hanno speso a Bruxelles circa 36 milioni di euro in attività di lobbying.

Nel 2020 la Federazione europea delle industrie e associazioni farmaceutiche (Efpia), ha incrementato del 20% il suo budget per influenzare la politica Ue passando da 4,6 a 5,5 milioni.

Di questo influente gruppo di pressione fanno parte, tra gli altri, Pfizer, AstraZeneca e Johnson & Johnson.

“I 36 milioni diffusi dal Corporate Europe Observatory riguardano soltanto la parte dichiarata ufficialmente, che rappresenta la parte minoritaria dell’attività di lobbying complessiva.

I media hanno abilmente dirottato la popolazione a scatenarsi in un’isterica faida tra NoVax e SiVax, e, così facendo hanno spostato l’attenzione sul vaccino in sé (strumento ovviamente utile ad affrontare la diffusione di virus), distogliendola dal vero problema: le speculazioni attorno a esso e alla gestione della crisi sanitaria nel suo complesso”.

A tale riguardo l’Onorevole Sofo pone la seguente domanda: se le Big Pharma con l’inizio della pandemia hanno incrementato la potenza dell’attività di lobbying finalizzata a influenzare le scelte delle istituzioni, è complottismo o buonsenso chiedersi se misure come il Super Green Pass siano dettate solo una reale necessità o anche da interessi di gruppi di pressione?

Nonostante le ripetute interrogazioni scritte presentate dall’Onorevole Sofo - così come da altri europarlamentari - la Commissione non solo non ha mai consentito l’accesso ai contratti stipulati con le società farmaceutiche; ma ha anche volutamente omesso di fornire l’elenco dei finanziatori di EMA, il cui budget è per l’86% finanziato da privati.