Calenda, l'ex portaborse di Montezemolo che oggi millanta rapporti con Draghi

L’ultima smargiassata che ha sparato a favore di telecamera è che “qualora vinciamo ci parlo io con Draghi per farlo restare”

di Gianni Vatinno
Politica
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Calenda, il "fregarolo dei Parioli"

Carletto Calenda sta veramente allietando l’afosa estate degli italiani e speriamo che Crozza (padre) e Guzzanti (figlio) traggano ampio materiale documentativo per le tristi serate autunnali. Uno così se non esistesse bisognerebbe proprio inventarlo, non c’è dubbio. Allora, il nipotino del regista Luigi Comencini, il pariolino tritatuato che si vanta “di aver fatto il mozzo (e il mazzo) in un cargo battente bandiera liberiana” - per far dimenticare gli agi pariolini che mamma Cristina gli ha donato- ha detto che poi ci parla lui con Draghi. Ma non anticipiamo. A proposito, pochi sanno che il nonno paterno Carlo Calenda (si chiama come lui) fu famoso ambasciatore italiano mentre quello materno, come detto, è il famoso regista Luigi Comencini. Insomma con due nonni come questi poteva quest’uomo dalle dita intartinate e unte, fare il semplice portaborse a quel mattacchione di Luca Cordero di Montezemolo che lo illuse con la sua Italia Futura, mai nata? No, non lui, il Churchill dei Parioli come è anche universalmente noto.

Ora, dopo aver infinocchiato Letta Jr, che comunque è una persona seria, comincia a puntare ancora più in alto. Già l’ex ministro Andrea Orlando gli ha detto di darsi una calmata, ma lui no, continua imperterrito e vola verso l’empireo della politica. Ci sono notizie d’Oltreoceano che ci dicono che lo stesso Joe Biden, si sia svegliato da uno dei suoi proverbiali e plateali sonni pubblici, perché avvisato da un consigliere, e si è detto molto preoccupato per quell’italiano, non “Giuseppi”, ma –come si chiama?- ah sì Carletto,  che potrebbe farsi dare la cittadinanza Usa e sfilargli la Casa Bianca. “Questo non lo permetterò mai!”, ha chiosato il vegliardo facendo la faccia brutta.

Le informazioni sulle manovre di Calenda sono state ottenute da un drone Cia a cui si erano rotte le lamette tagliacrapa e così riciclato all’uopo in Italia. Dal canto suo, anche Donald Trump, si è mostrato innervosito dall’iperattivismo di Calenda al punto di negargli una eventuale entrata nel Partito repubblicano per evitare l’inevitabile scalata. Orlando infatti gli ha detto di stare attento a quel “fregarolo dei Parioli”. Insomma, il mondo teme questo scalatore seriale e con lui in giro nessun posto pubblico è più al sicuro. Nelle cancellerie lo chiamano il “fattore C”, cioè il fattore Calenda, capace di mutare equilibri mondiali storici.

Il sor Piccetto, che sarebbe poi il suo barista dei Parioli, non ce l’ha fatta a stare zitto e ha rivelato alla stampa che ieri Carletto, tutto sudato, unto e ansimante come solo lui sa essere, si stiracchiava a Piazza Euclide, il cuore dei Parioli e guardandosi di sottecchi le unghie e smerigliandosele diceva ad alta voce: “So’ bravo eh?”, con l’occhio sornione all’Alberto Sordi. Ma veniamo a quanto promesso a inizio articolo.

L’ultima smargiassata che ha sparato a favore di telecamera è che “qualora vinciamo ci parlo io con Draghi per farlo restare”. Capito? Mario Draghi, ex capo banchiere centrale sarà ancora in un futuro governo perché non potrà mai e poi mai dire di no al suo amico intimo, al suo sodale, al suo gemello germano Carlo Calenda che glielo chiederà in via amichevole mica come ha fatto quel serioso del presidente Mattarella.
Lui li “amichi” se li porta al Pariolo, da mamma Cristina e se li intartina alla cremetta di salmone con un prosecchino di nonno Luigi. So’ soddisfazioni eh.