Meloni più forte dopo il boom di Forza Italia. Con Tajani sintonia su manovra e politica estera. Ma su Cirielli in Campania è lite

Lega, malumori la 'vannaccizzazione' nelle Marche e in Toscana

Di Alberto Maggi

Antonio Tajani, Giorgia Meloni e Matteo Salvini

Politica

Meloni va avanti consapevole di una flessione, inattesa, del suo partito ma sicura con la spalla centrista e moderata di Forza Italia (nonostante la lite sulla Campania)


Il Centrodestra esce rafforzato dal voto in Calabria, su questo non ci sono dubbi. E nonostante il dimezzamento dei voti di Fratelli d'Italia rispetto alle elezioni europee del 2024, Giorgia Meloni è soddisfatta e si sente pienamente in sella. Anche perché, politicamente, ora ha come secondo partner della coalizione non più la Lega ma Forza Italia di Antonio Tajani. E il vicepremier e ministro degli Esteri garantisce un solido rapporto, grazie all'appartenenza al Partito Popolare Europeo, sia con i vertici della Commissione europea, Ursula von der Leyen in testa, sia con il cancelliere tedesco Friedrich Merz.

E a Palazzo Chigi tengono moltissimo all'asse Roma-Berlino, vista anche e soprattutto la debacle clamorosa in patria di Emmanuel Macron, presidente francese vicino alle dimissioni. Che infatti in politica estera si è fatto notare con la cautela sul non riconoscimento dello Stato di Palestina fino a quando Hamas non sarà totalmente esautorato dal potere e fino alla liberazione di tutti gli ostaggi israeliani rapiti esattamente due anni fa dai terroristi provenienti dalla Striscia di Gaza.

Sempre sul piano della politica estera avanti tutta, in questo caso la maggioranza è compatta, con il pieno sostegno al piano di pace per il Medio Oriente di Donald Trump, in vista del viaggio tra una decina di giorni a Washington della premier quando nel faccia a faccia con il tycoon cercherà di entrare nel Board insieme a Tony Blair, con un probabile impegno anche del nostro Paese come forza di interposizione in caso di accordo su Gaza, senza dimenticare il tema dazi per scongiurare le tariffe al 107% sulla pasta italiana minacciata dalla Casa Bianca da gennaio del prossimo anno. Sul fronte interno gli occhi ovviamente sono puntati sulla manovra economica.

E come ha spiegato ad Affaritaliani il responsabile economico azzurro Maurizio Casasco, Forza Italia cercherà di estendere fino a 60mila euro annui il taglio delle tasse per il ceto medio. Sul piano economico Fratelli d'Italia è molto più vicina a Tajani che non a Matteo Salvini, soprattutto con il vice-ministro dell'Economia Maurizio Leo (considerando prioritaria l'attenzione ai redditi medi rispetto a quella alle partite Iva), e quindi la nuova rottamazione delle cartelle esattoriali che tanto invoca il Carroccio o non ci sarà o sarà molto light. Restando poi nella Lega - spiegano fonti di Centrodestra - c'è un crescente malumore nel partito perché nelle Marche gli eletti in consiglio regionale sarebbero tutti esponenti vicinissimi al vice-segretario Roberto Vannacci.

E la stessa cosa potrebbe accadere il prossimo weekend in Toscana. Un particolare che non è affatto un dettaglio ma che alimenta la tensione interna tra gli storici leghisti, come ad esempio in Toscana Susanna Ceccardi, e i 'nuovi leghisti' che si riconoscono nell'ex generale ed europarlamentare. Ora arriveranno tre sconfitte elettorali scontate - Toscana, Puglia e Campania - e una vittoria certa, in Veneto.

L'unica, ma importante e pesante frizione tra il partito di Meloni e quello di Tajani è proprio sul candidato in Campania. "Profondamente radicato sul territorio", Edmondo Cirielli "ha esperienza e la necessaria capacità per poter affrontare la sfida non semplice di ridare alla Campania lo stesso buongoverno che Giorgia Meloni sta dando alla nazione insieme agli amici alleati del centrodestra", afferma FdI in una nota in cui annuncia che sosterrà il viceministro degli Esteri come candidato per la presidenza della Regione Campania. Per gli azzurri va bene, ma prima dovrà dimettersi da membro del governo e, in caso di sconfitta, restare a fare l'opposizione in regione e non più il vice di Tajani,

Dove però continua il braccio di ferro tra la Lega, che punta assolutamente su Alberto Stefani, e Fratelli d'Italia che continua a tirarla per le lunghe con l'obiettivo di imporre un suo uomo. Tanto che alle bordate di oggi di Occhiuto, neo-rieletto in Calabria, contro l'autonomia regionale (certo non nuove) la Lega non risponde per ordine esplicito della segreteria sia nazionale sia di quelle regionali ("Non possiamo attaccare gli alleati in questa fase delicatissima di chiusura delle liste", spiegano dalla Liga Veneta).

In sostanza, quindi, escluso assolutamente un rimpasto di governo e salvo colpi di scena nelle altre quattro regioni che vanno al voto entro fine anno, Meloni va avanti consapevole di una flessione, inattesa, del suo partito ma sicura con la spalla centrista e moderata di Forza Italia che ormai, essendo il secondo partito della coalizione, anche a Roma ha maggior peso nelle decisioni politiche, economiche e internazionali.

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