Manovra, Confindustria si scaglia contro la super-tassazione delle holding. Asse con Tajani. Meloni d'accordo. Giorgetti isolato
Obiettivo della maggioranza ok del Senato entro il 15 dicembre
Giorgia Meloni e Emanuele Orsini Presidente Confindustria
Confindustria, audizione del direttore generale Tarquini in Parlamento
"L’inasprimento della tassazione dei dividendi infragruppo (l’introduzione di una tassazione piena al 24%, in presenza di partecipazioni inferiori al 10%, invece dell’1,2% effettivo attuale). Una disciplina dirompente anche rispetto a quello che accade oltre confine, dove si adottano analoghi sistemi di esenzione, e che cambierà radicalmente l’assetto proprietario dei gruppi italiani, penalizzando la nostra capacità di mantenere e attrarre capitali". Sono le parole, forti e chiare, del direttore generale di Confindustria Maurizio Tarquini durante l’audizione davanti alle commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato sulla legge di Bilancio 2026.
La presa di posizione di Viale dell'Astronomia fanno gioco di sponda con la battaglia portata avanti da Forza Italia contro la norma inserita dal Mef all'ultimo minuti, e scoperta dal responsabile economico di Forza Italia Maurizio Casasco, che porta la tassazione per i dividendi delle società controllanti sulle controllate con una partecipazione inferiore al 10% dall'attuale 1,2% al 24%. Una vera e propria batosta per il sistema capitalistico nazionale per gli imprenditori italiani. Una battaglia condivisa anche da Fratelli d'Italia che con il vice-ministro Maurizio Leo si trovata spiazzata dall'ultimissima bozza arrivata in Consiglio dei ministri ed elaborata dai tecnici e fedelissimi del titolare dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti.
Il problema è che questa imposta vale circa un miliardo di euro ed eliminarla, come ha detto domenica ad Affaritaliani il vicepremier, ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia Antonio Tajani, è difficilissimo. Però Giorgia Meloni non vuole assolutamente alcune guerra o crociata contro il mondo del capitalismo. Già ha la Cgil contro il governo, cosa scontata considerando le posizioni politiche e ideologiche di Maurizio Landini, ma con Emanuele Orsini non ci devono essere problemi. E quindi l'input arrivato oggi, dopo l'audizione in Parlamento del direttore generale di Confindustria Tarquini, dalla presidenza del Consiglio al ministero di Via XX Settembre è quello di trovare in tempi non rapidi ma ripidissimi una soluzione a questo "pasticcio" creato dal Mef e non condiviso con gli alleati della maggioranza.
Confindustria, assicurano fonti della maggioranza, non ha alcuna intenzione di mettere in difficoltà l'esecutivo e la stabilità politica per gli imprenditori è un punto cardine e assoluto per l'economia e la sicurezza soprattutto sui mercati finanziari. Ma l'obiettivo del siluro dell'associazione guidata da Orsini è chiarissimo: via la norma sulla tassazione dei dividendi delle holding al 24%. In piena sintonia con Forza Italia e anche con il partito della premier. Giorgetti ha fatto il "pasticcio", Giorgetti lo risolva. Questo il mantra che ripetono fonti di Centrodestra, non Lega ovviamente.
Intanto la maggioranza cerca di accelerare sulla Legge dii Bilancio (anche se manca l'intesa finale su molti punti). Il termine per la presentazione degli emendamenti alla manovra il 14 novembre alle ore 10 e quello per i segnalati dai gruppi martedì 18 alle 19. E' questo il calendario di massima per la finanziaria messo a punto nell'ufficio di presidenza della commissione Bilancio del Senato secondo quanto riferito dal presidente Nicola Calandrini. "Il 15 dicembre - spiega Calandrini dopo la riunione - è la data che abbiamo poi indicato come ultima per l'approvazione in Aula. Ma puntiamo ad andare anche con qualche giorno di anticipo avendo altri impegni e provvedimenti da approvare come il dl anticipi". Meloni vuole il via libera finale della Camera prima di Natale evitando il solito balletto di ogni anno del voto definitivo poco prima della notte di Capodanno.
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