Draghi a Confindustria: "Crescita al 6%". Bonomi: "Quota 100 un furto"

Si è tenuta oggi l'assemblea di Confindustria, dove il presidente Bonomi e il premier Mario Draghi si sono esposti su più punti caldi, tra politica ed economia

Politica
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Confindustria, Draghi: "Prevista crescita 6%". Bonomi: "Quota 100? Un furto, ora spazio alle riforme"

Bonomi lo ha affermato davanti al Governo, ai sindacati e agli industriali. A Roma, presso il Palazzo dello Sport, durante l’assemblea tenuta da Confindustria, il presidente dell’Associazione ha mostrato grande soddisfazione nei confronti del lavoro del premier Draghi. “Noi imprese non esitiamo a dire che ci riconosciamo nell'esperienza e nell'operato del Governo guidato dal Presidente Draghi e che ci auguriamo continui a lungo nella sua attuale esperienza. É stato tra gli uomini della necessità: personalità che avvertono il dovere di rispondere ai problemi della comunità italiana, prima che l’ambizione di restare a qualunque costo al suo timone”. Draghi, investito da un coro di applausi, ha ricevuto una standing ovation da tutti i presenti.

Dopo l’incoronamento pubblico di Mario Draghi, Bonomi ha dichiarato che “serve un'Europa più coesa nelle sue regole finanziarie, più unita nella sua politica estera, più forte e più integrata nella politica di difesa. Senza che i partiti attentino alla coesione del Governo pensando alle prossime amministrative, o con veti e manovre in vista della scelta da fare per il Quirinale”.

Parlando di Quota 100, Bonomi non si è risparmiato e ha lanciato un vero e proprio attacco a uno dei punti più importanti del programma del Carroccio: “É stata un furto ai danni dei soggetti fragili del nostro welfare squilibrato e può e deve davvero bastare così. L'intervento sulla previdenza non può risolversi in una quota 100 travestita, applicata magari ai 63enni invece che ai 62enni. Se volete un confronto su agevolazioni per i soli lavori usuranti, parliamone pure ma usuranti davvero, non l'ennesima salvaguardia dopo la raffica adottata in questi ultimi anni, che nulla aveva più a che fare né con gli esodati della Fornero né con lavori realmente usuranti. Quel che sembra a noi è che gli oneri del sistema contributivo andrebbero riorientati finalmente al sostegno e all'inclusività delle vittime ricorrenti delle crisi italiane: cioè giovani, donne e lavoratori a tempo, invece che essere bruciati sull'altare del fine elettoralistico di prepensionare chi un lavoro ce l'ha".

Per quanto riguarda il Pnrr, “la preoccupazione degli industriali non è recente”, commenta il numero uno di Confindustria. “Anzi, è il motivo per cui, negli ultimi due mesi, a nome di tutti gli associati di Confindustria, abbiamo iniziato a levare la nostra voce per dire che è una strada profondamente sbagliata, quella del gioco a risiko delle bandierine del consenso effimero”.

Per Bonomi, "se vogliamo, tutti, dare all'Italia una possibilità come è stato nel dopoguerra, dopo gli anni di piombo, e nel periodo della costruzione monetaria continentale, occorre risolvere le questioni cruciali. Il cronoprogramma delle riforme rischia di slittare. I ritardi mettono a rischio le prossime tranche di fondi europei. E soprattutto allontanano nel tempo ciò che più serve: che il Piano nazionale di ripresa e resilienza venga scaricato a terra, bene e al più presto”. Per questo motivo, sottolinea, “come sempre, rispettiamo la piena autonomia dei partiti. Questa è un'occasione storica e queste risorse non sono eterne, quindi una cosa è sicura: Confindustria si opporrà a tutti coloro che vorranno intralciare il processo delle riforme”.

Ma non è tutto. Bonomi, nel suo discorso, ha anche lanciato un’accusa velata ai partiti: “Caro Presidente Draghi e cari Ministri, le nostre sono proposte costruttive: chi vuole mettere i bastoni tra le ruote all'azione di Governo sono altri, noi ci battiamo per gli interessi del Paese e dei cittadini, prima che dell'industria. Crediamo che questi interessi vengano prima dei nostri rispettivi ruoli. Perché' non c’è immunità di gregge che ci salvi, senza una grande responsabilità esercitata da ciascuno che lo compone”.

Riguardo la riforma del Fisco, “il Governo avrebbe messo a disposizione 3 miliardi, lo stesso importo dato "negli ultimi 4 anni ad Alitalia fallita e alla piccola compagnia che nasce ora”, commenta Bonomi. “A noi il deficit e il debito pubblico illimitato non sono mai piaciuti. Però su questo bisogna avere le idee chiare”.

Infine, il presidente di Confindustria ha fatto una richiesta, “non solo interventi sull'Irpef, non solo una radicale revisione di tutti i bonus introdotti da destra e sinistra, che con prelievi forfetari hanno minato l'imponibile e introdotto distorsioni e iniquità inaccettabili sia orizzontali sia verticali nel prelievo sul reddito delle persone fisiche. Ma anche via l'Irap e un sistema di imposizione sui redditi societari più attrattivo rispetto a quello attuale”.

Concluso il discorso, Bonomi "passa il testimon"e al premier Draghi, il quale parte parlando della transizione ecologica. "Non è una scelta ma una necessità. I cambiamenti climatici hanno già gravi conseguenze sulle nostre vite, il nostro pianeta e le nostre economie. Se non interveniamo subito, i loro effetti rischiano di peggiorare e diventare irreversibili. Dobbiamo prendere misure ambiziose per ridurre le emissioni e contenere l’aumento della temperatura. Ma dobbiamo tenere conto della capacità di riconversione delle nostre strutture produttive”.

“Lo Stato”, continua, “deve fare la sua parte nell’aiutare cittadini e imprese a sostenere i costi di questa trasformazione. E prestare particolare attenzione alle fasce più deboli della popolazione. Gli investimenti del Pnrr riguardano l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile, l’idrogeno. Investiamo nello sviluppo di capacità industriali, per esempio nei pannelli solari e nelle batterie, per ridurre la dipendenza dai produttori stranieri. E miglioriamo l’efficienza del nostro sistema di autorizzazioni, che non può impedire la realizzazione degli ambiziosi obiettivi sulle energie rinnovabili".

“Dobbiamo cominciare a pensare a un patto economico, sociale, produttivo per il Paese. Ci sono tantissimi temi di cui discutiamo quotidianamente che possono essere materia di questo patto. Possiamo iniziare a lavorare insieme su tanti capitoli”, ha detto. “Vorrei che oggi tutti noi condividessimo una prospettiva di sviluppo, o vogliamo chiamarla Patto, a beneficio anche dei più deboli e delle prossime generazioni. Nessuno può chiamarsi fuori", continua rivolgendosi alla platea, dove siede tutta la classe dirigente italiana.

Il presidente del Consiglio premette che “l’Italia vive oggi un periodo di forte ripresa, migliore di quello che avevamo immaginato solo qualche mese fa”, conferma che le previsioni del Governo, che saranno presentate tra pochi giorni, “stimano una crescita intorno al 6% per quest’anno, a fronte del 4,5% ipotizzato in primavera”. Va meglio anche la produzione industriale, l'export, l'indice di fiducia delle imprese, ricorda il premier. Migliora anche l'occupazione, anche se "ci sono ancora aspetti che destano preoccupazione”, perché troppi lavoratori hanno ancora un contratto a tempo determinato, mentre “nel 2020, più di due milioni di famiglie erano in condizione di povertà assoluta”.

Infine, anche se con una dichiarazione molto breve, il capo del Governo ha dato parlato di tasse, rivelando che “in questo momento i soldi si danno non si prendono. Il Governo, da parte sua, non ha intenzione di aumentare le tasse”.