Draghi presidente della Commissione europea? Meloni preferisce Ursula. Non vuole che SuperMario le faccia ombra nel rapporto con Trump
Gli equilibri politici sull'asse Roma-Bruxelles. Inside
Meloni ha trovato un punto di equilibrio con von der Leyen (e la Germania di Merz)
"Bollito". O anche: "Ha stufato, trito e ritrito". Fonti di Fratelli d'Italia liquidano così l'ipotesi che Mario Draghi, ex presidente della Banca Centrale Europea e soprattutto ex presidente del Consiglio che aveva come unico partito di opposizione proprio i meloniani (all'epoca non ancora esplosi come primo partito italiano), liquidano l'ipotesi che SuperMario sostituisca nei prossimi mesi la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
A Palazzo Chigi non sono certo grandi estimatori della politica tedesca che guida la principale istituzione di Bruxelles, ma almeno - spiegano le fonti - con Ursula c'è un tacito accordo. L'Italia, indirettamente con alcune astensioni di FdI al Parlamento europeo e con il sostegno di Forza Italia che fa parte del PPE (nonostante l'opposizione scontata della Lega), appoggia la Commissione anche e soprattutto perché uno dei vicepresidenti esecutivi si chiama Raffaele Fitto e ricopre un ruolo chiave nei rapporti tra il nostro Paese e le istituzioni europee.
Un cambiamento a Bruxelles, che piacerebbe soprattutto al debolissimo (in patria) presidente francese Emmanuel Macron ma meno al cancelliere tedesco Friedrich Merz (la Germania non dimentica le politiche anti-Berlino di Draghi quando stava a Francoforte su tassi di interesse e quantitative easing), non sarebbe al momento la soluzione ideale per la premier. Meloni ha trovato un punto di equilibrio con von der Leyen.
Tratta sul Green Deal per renderlo il meno "strong" possibile, insieme a Merz, e soprattutto con Ursula Meloni ha una sponda sul Piano Mattei, sulle politiche per l'Africa e il contrasto all'immigrazione clandestina. In sostanza, spiegano fonti del partito di maggioranza relativa, Draghi può serenamente continuare a dare lezioni in giro per l'Europa e il mondo, ma gli equilibri (fragili) a Bruxelles non si toccano e devono restare tali.
Così l'Italia di Meloni ha costruito la sua forza anche e soprattutto nel rapporto privilegiato con gli Stati Uniti e in particolare con Donald Trump. Per questo Meloni non vuole che un altro italiano, come SuperMario, si intrometta a "rovinare" il ruolo chiave della premier nello scacchiere internazionale.
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