Il Pd 'licenzia' Ursula. Draghi pronto a diventare presidente della Commissione europea. Terremoto politico a Bruxelles

Boccia esce allo scoperto. Sanchez e Spd con Schlein

Di Alberto Maggi
Politica

L'Italia perderebbe influenza non potendo Meloni opporsi a Draghi presidente della Commissione Ue essendo stato il suo predecessore a Palazzo Chigi e soprattutto essendo italiano


Grandi manovre per portare Mario Draghi, la cui agenda per l'Europa è già pronta dopo il recente discorso al Meeting di Rimini, alla guida della Commissione europea. Il Partito Democratico, per bocca del capogruppo al Senato Francesco Boccia, fedelissimo della segretaria Elly Schlein, ha usato parole esplicite e inequivocabili: “E’ evidente che l’Europa guidata dalle destre, ricordo che ci sono ben 17 paesi con governi di destra, non crede all’Europa. E la conseguenza è che l’Europa non è un soggetto politico autorevole nello scenario intenzionale, non ha credibilità. E Ursula Von der Leyen, che la guida, si sta dimostrando sempre più inadeguata. E nel frattempo prendiamo ordini da Trump. E mentre a Shanghai alcune potenze economiche, che certo non ci piacciono, si confrontano con l'Europa che latita, perché ogni governo europeo si chiude nel suo recinto sovranista. In quell’incontro c’era la rappresentanza del 40 % del Pil mondiale. Forse un Europa con una forte soggettività politica invece di chiudersi nei suoi confini dovrebbe chiedersi cosa sta succedendo ad Est. Oggi, purtroppo, l’Europa non è un attore politico che discute del nuovo ordine mondiale”, ha il presidente dei senatori del Pd Boccia.

Segno che le socialdemocrazia del Vecchio Continente, compresi anche i socialisti spagnoli di Pedro Sanchez e i social-democratici tedeschi dell'Spd, partner di minoranza ma essenziale del cancelliere Friedrich Merz, vogliono dare una svolta netta e chiara a Bruxelles. Troppi, a dire delle sinistre, i legami di Ursula con le destre, compresa ovviamente anche Giorgia Meloni, presidente del Consiglio e leader di Fratelli d'Italia che fa parte dei Conservatori e Riformisti di ECR e che esprime il vice-presidente esecutivo Raffaele Fitto. Il punto è che il gruppo social-democratico in Europa, spinto da Roma e Madrid, non ne può più di questa Commissione europea e della sua presidente, troppo supina verso Donald Trump e troppo dialogante con le varie destre del Parlamento europeo. Il ritorno alle urne, come in ogni Paese con le elezioni anticipate, non è previsto per il Parlamento europeo e quindi l'unica soluzione possibile, visto che il PPE non è solo la Cdu-Csu tedesca più vicina al mondo di Centrodestra, è quella di una soluzione tecnica per la guida delle istituzioni di Bruxelles. L'ipotesi Draghi andrebbe benissimo ad Emmanuel Macron, che in Europa rappresenta i liberali, taglierebbe fuori estrema destra ed estrema sinistra, e terrebbe uniti PPE e social-democratici. Certo, il rapporto con gli Stati Uniti si raffredderebbe e l'Italia perderebbe influenza non potendo comunque Meloni opporsi a Draghi presidente della Commissione Ue essendo stato il suo predecessore a Palazzo Chigi e soprattutto essendo italiano.

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