Elezioni, Lega sale e Pd perde voti. I numeri che nessuno ha voluto dare

Elezioni comunali ai raggi X. L'analisi sulle cinque grandi città

Politica
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Di Roberto Baldassari, direttore generale di Lab2101

Il giorno dopo la tornata elettorale che ha visto coinvolte, tra le altre Roma, Milano, Torino, Napoli e Bologna, ogni analisi su vincitori e vinti non può prescindere da una prima macro-riflessione sull'affluenza.

Rispetto al 2016 (61,6%) l'asticella che pur avendo diritto di voto, si sono recati alle urne domenica 3 e lunedì 4 ottobre ha sfiorato quota 55% .

Questo dato, declinato città per città, rappresenta comunque, e a prescindere dalla lettura del singolo schieramento politico, un primo campanello di allarme che riguarda il rapporto complesso e articolato tra elettori ed eletti: se da un lato l'effetto Covid sembra non aver influenzato particolarmente gli elettori (considerando anche le numerose misure anti-contagio) dall'altro appare evidente come ci sia un comune sentimento di distacco quasi impersonale tra la vita reale e coloro che ne determinano le politiche nonostante la tornata elettorale fosse calata sui territori.

 

TORINO: SOPRA LE MACERIE DEI CINQUE STELLE BALLOTAGGIO LO RUSSO E DAMILANO

Manca Chiara Appendino, e si sente. Si sente parecchio: crolla infatti il consenso del Movimento Cinque Stelle che a Torino passa dal 30% al 8%.

Non brilla neanche il Partito Democratico che passa dal 29,8% al 28,5% con un calo di oltre 20 mila voti.

Con il segno “+” troviamo la Lega di Matteo Salvini che raddoppia quasi la percentuale sfiorando quota 10% e mettendo in cascina 9 mila voti in più ma, numericamente parlando il vero risultato lo fa il partito di Giorgia Meloni che passa dal 1,5% al 10,5% (+25 mila voti).

 

 

MILANO: STRAVINCE SALA, PAVONE PERDE “IL PARAGONE”

 

Non vince Sala, ma stravince: passando dal 41,7% al 57,7% e il Partito Democratico passa dal 29% al 33,8% portando a casa 7 mila voti in più.

Crolla Forza Italia che con, 70 mila voti in meno passa dal 20% al 7% diventando la terza forza della destra cittadina anche la Lega di Matteo Salvini si ridimensiona perdendo un punto percentuale e 10 mila voti ma diventando primo partito di destra.

Bene Fratelli d’Italia che passa dal 2,5% (12 mila voti) al 9,7% con oltre 30 mila voti in più.

Ottima performance di Gianluigi Paragone che miete quasi 15 mila consensi superando Layla Pavone, candidata del Movimento Cinque Stelle che si ferma a quota 2,8% con una perdita in valore assoluto di 40 mila voti.

 

 

ROMA: MICHETTI - GUALTIERI QUESTO BALLOTAGGIO S'HA DA FARE, BENE CALENDA ZOPPICA LA RAGGI

Tanto tuonò che piovve.

Quello che molti istituti di ricerca avevano pronosticato nelle settimane antecedenti al voto si è verificato: il candidato del centro destra Enrico Michetti si piazza in prima posizione con il 30,1% seguito da Roberto Gualtieri con il 27%.

In terza posizione e quarta posizione rispettivamente Calenda e Raggi che, seppur entrambi a quota 19%, nutrono sentimenti profondamente diversi dalla stessa percentuale numerica.

Per tutti manca il voto delle periferie che potrebbe essere determinante al rush finale tra due settimane.

Vediamo ora il dettaglio dei partiti per scoprire vincitori e vinti: primo partito della Capitale Fratelli D’Italia che arriva al 17,4% (+5% rispetto al 2016) raccogliendo oltre 170 mila voti (+30 mila), in seconda posizione il Partito Democratico con il 16,4% e 160 mila voti (-0,7%; - 60 mila voti).

La Lega raddoppia voti e percentuale, passando da 30 mila a 60 mila preferenze con il 5,9%.

Eclatante l’emorragia di voti lasciati sul campo dal Movimento 5 Stelle che, passando dal 35,3% all 11%, lascia sul campo 310 mila voti.

 

 

 

BOLOGNA: LEPORE SENZA RIVALI

Anche a Bologna confermati i pronostici: Matteo Lepore Sindaco al primo turno con oltre il 60% delle preferenze. Il Partito Democratico conferma il 35% di consensi se pur perdendo 7 mila voti, Fratelli D’Italia li quadruplica passando da 4 mila preferenze a oltre 18 mila; cala di 3 punti la lega con una perdita di 6 mila voti.

Anche a Bologna il Movimento 5 Stelle, seppur nella cordata vincente perde quasi 25 mila voti passando dal 16,6% al 4%.

 

 

NAPOLI: MANFREDI SENZA RIVALI

 

A volte, anche a Napoli la fede calcistica non conta. L’ex ministro Manfredi - nonostante la fede bianconera - vince a mani basse e diventa Sindaco di Napoli con 220 mila voti di cui 40 mila provenienti dal Partito Democratico (12,2%) e 32 mila dal Movimento 5 Stelle (9,7%) che conferma sostanzialmente lo stesso risultato del 2016.

A destra Fratelli D’Italia passa dal 1,3% al 4,4% (+10 mila voti) e Forza Italia dal 9,6% al 6,3% (-15 mila voti).

Orfani di De Magistris il 20% dei napoletani scelgono Alessandra Clemente che segue, in quarta posizione l’ex sindaco Antonio Bassolino che si ferma a quota 8,2%.