Elezioni Toscana, Schlein si riprende (boom del Pd e ko del M5S). Per Meloni bene il consolidamento di FI e il calo della Lega di Vannacci

Exploit di Renzi. L'analisi dopo la riconferma di Eugenio Giani

Di Alberto Maggi
Politica

In Toscana il Pd si conferma nettamente il primo partito regionale e a colpire è soprattutto l'ennesimo tracollo dei 5 Stelle. Renzi (abile) vola

Scontata. Scontatissima. Vero. Ma una vittoria è sempre una vittoria. Il successo ampio e netto, oltre le previsioni della vigilia, alle elezioni regionali in Toscana per il Centrosinistra arriva dopo la bruciante sconfitta nelle Marche con il Dem Matteo Ricci, il disastro di Pasquale Tridico in Calabria e la flessione del Partito Democratico in Valle d'Aosta. Una boccata d'ossigeno per Elly Schlein ci voleva proprio ed Eugenio Giani si è dimostrato perfetto nel guidare la coalizione alla vittoria e alla sua riconferma.

"Qui il campo largo ha funzionato", aveva detto il Governatore rieletto l'ultimo giorno di campagna elettorale. Ed ha avuto ragione. Lo schema ormai è chiaro: Pd, M5S, Alleanza Verdi Sinistra e la quarta gamba moderata di Matteo Renzi che in tutte le regioni ha scelto come denominazione Casa Riformista - Italia Viva (insieme a PiùEuropa, Psi e Pri). Al Nazareno è tornato un po' di sereno anche perché sanno perfettamente che il 23 e il 24 novembre, oltre alla scontata sconfitta in Veneto, ci saranno le praticamente certe vittorie in Puglia con Antonio Decaro e in Campania con Roberto Fico (sicurissima in Puglia e con qualche incertezza, piccola, in Campania). E così le Regionali finiranno 3 a 3. Nessuna spallata al governo, ma nessuna debacle clamorosa.

Non solo. In Toscana il Pd si conferma nettamente il primo partito regionale, addirittura crescendo in modo ampio e inatteso rispetto alle Europee, e a colpire è soprattutto l'ennesimo, pesantissimo, tracollo dei 5 Stelle di Giuseppe Conte (che alle elezioni locali fatica sempre e ha avuto qualche screzio di troppo con Giani in estate e anche nell'ultima settimana) superato perfino da AVS (che ha tenuto) e dalla lista renziana (ovviamente forte nella regione dell'ex premier e rottamatore Dem che ha ottenuto un vero e proprio boom).

Questi numeri sono inequivocabili e portano Schlein a essere naturalmente la leader del campo largo. Casa Riformista di Renzi (che sfrutta abilmente il traino di Giani presidente) è la secondo forza della coalizione e in questo modo pone le basi per un progetto anche in vista delle elezioni politiche. Molto rilevante il 15% circa della lista renziana a Firenze e provincia.

Ma l'Italia non è solo la Toscana, ovviamente. E la minoranza interna liberal, cattolica e riformista del Pd - da Lorenzo Guerini a Pina Picierno passando per Paolo Gentiloni e Romano Prodi - continua a ritenere che per competere alle elezioni politiche con il Centrodestra di Giorgia Meloni serva una linea meno di sinistra, meno schiacciata sulla Cgil di Maurizio Landini e anche con un candidato premier dal profilo più moderato di Schlein. E in polemica position c'è sempre la sindaca di Genova Silvia Salis.

Nel campo della maggioranza di governo, che ha candidato in Toscana Alessandro Tomasi, coordinatore regionale di Fratelli d'Italia, si conferma la tonicità di Forza Italia dopo il boom in Calabria (anche se in Toscana la crescita degli azzurri è stata contenuta). 

Sorprende il netto deludente calo della Lega nella terra del divisivo (nel Carroccio) vicesegretario Roberto Vannacci, che inevitabilmente ora avrà meno forza nella Lega rispetto ai Governatori leghisti del Nord (l'uscente Luca Zaia in testa). FdI soddisfatta per un leggero incremento di consensi rispetto alle elezioni europee, anche perché iva sommato al dato della lista Todini. A Palazzo Chigi sanno bene che le elezioni regionali hanno logiche ben diverse dalle Politiche e dalle Europee ed è certamente un ottimo dato per FdI.

In sostanza, nel campo largo Schlein tira un grande sospiro di sollievo, anche se la minoranza interna è sempre in subbuglio, e nel Centrodestra Meloni è ben felice del consolidamento del partito guidato dal vicepremier Antonio Tajani e dell'indebolimento della Lega di Vannacci. 

In questo momento Fratelli d'Italia, sia sulla politica economica (Legge di Bilancio 2026) sia su quella internazionale (Medio Oriente, Ucraina, Ue e non solo) si sente più vicino a Forza Italia che non alla Lega di Matteo Salvini. In particolare il modesto risultato del Carroccio nella regione di Vannacci indebolisce le aspre critiche del numero due leghista, ex generale, contro Bruxelles e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che spesso hanno imbarazzato Palazzo Chigi e la Farnesina nel rapporto con le istituzioni Ue.

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