Enrico Letta ha sbagliato tutto? Il patto segreto con i Cinque Stelle

Dopo il ribaltone cominciano ad addensarsi neri nuvoloni sul segretario del Pd

Di Giuseppe Vatinno
Politica
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Elezioni,  Letta ha rotto col Calenda perchè aveva già in tasca un accordo con i Cinque Stelle 

Il giorno dopo il clamoroso ribaltone perpetrato da Carlo Calenda durante la trasmissione di Lucia Annunziata si cominciano ad addensare su Enrico Letta neri nuvoloni gravidi di pioggia che non promettono nulla di buono.

Il ragionamento che fa ad esempio oggi Gad Lerner sul Fatto è che Letta ha inseguito un ideale centrista e la lotta al populismo, tradendo le vere ragioni della sinistra, provocandosi quindi una sorta di “suicidio assistito”.

Letta, in effetti, è rimasto vittima della megalomania di Calenda che poi è la brutta copia di quel Matteo Renzi che lo aveva giubilato otto anni fa con l’ormai famoso “Enrico, stai sereno”.

Quello del leader di Azione è un “populismo bianco” (identico a quello del suo maestro Renzi allevato alla corte della Margherita di Rutelli) che ha accenti fintamente rivoluzionari mentre tende a mantenere omeostaticamente lo status quo delle classi agiate, della borghesia, appunto pariolina di cui lui è emblema paradigmatico.

Calenda è il nipote di un diplomatico e di un famoso regista, Luigi Comencini, viene dai Parioli, è stato un portaborse di Luca Cordero di Montezemolo che lo utilizzava come fattorino per la sua creatura mai nata Italia Futura.

Calenda è un pericoloso megalomane a cui lo stesso Letta e poi lo stesso Renzi hanno dato una possibilità e pronto è arrivato il morso per entrambi.

Perché Calenda rappresenta il peggio di quell’Italia sbruffoncella, fintamente impegnata e intrisa di un malcelato senso di superiorità rispetto a tutto e a tutti.

Calenda, ma soprattutto Renzi, sono la caricatura del Marchese del Grillo, dell’eterno generone romano, aggiornato ai tempi nostri con i tatuaggi da finto maledetto, così ben interpretato da Alberto sordi nei suoi film.

Lerner ha ragione quindi su questa perdita di bussola della sinistra, come ha ragione Marco Travaglio a chiedere al Pd un ripensamento sull’alleanza con i Cinque Stelle.

Mentre Lucia Annunziata ieri ha addirittura cercato di resuscitare in diretta l’alleanza con Calenda.

Letta, fidandosi di questo imbonitore, venditore di finti elisir di felicità e di truffaldini “olii di serpente” da fiera, ha dimostrato di non aver imparato la lezione che avrebbe dovuto apprendere da Renzi.

Ora, se non chiude una pronta alleanza con i Cinque Stelle, resterà con il classico cerino in mano perché comunque Azione un po’ di voti, seppure quasi solo a Roma, ce l’ha ed ora la coalizione è al minimo storico nei sondaggi.

Se il segretario del Pd riuscisse a sostituire Calenda con Conte, resuscitando insomma il cosiddetto campo largo, riuscirebbe a ritornare in gioco e non solo a limitare i danni, ma anche potrebbe tentare una sia pur minima reazione allo strapotere sondaggistico del centro – destra.

Gianfranco Rotondi, democristiano di lungo corso e avvezzo a magheggi di ogni tipo, dice che in realtà Letta ha rotto con Calenda perché in tasca già c’aveva un accordo segreto con i Cinque Stelle.

Ed in effetti questa è l’unica plausibile spiegazione per quanto è successo ieri. Se così invece non fosse la strategia di Letta sarebbe del tutto perdente e se non si fosse sotto elezioni richiederebbe rapide e definitive dimissioni.