Morte delle gemelle Kessler, Magi (+Europa): "Italia ferma sul suicidio assistito, politica sorda alle esigenze di libertà delle persone" 

Il deputato e segretario nazionale di Più Europa commenta la vicenda della morte delle Gemelle Kessler, che riaccende il dibattito sul tema del fine vita in Italia

di Chiara Feleppa
Politica

Morte delle gemelle Kessler, Magi (+Europa): "Siamo ancora fermi a ciò che è stato conquistato grazie alle disobbedienze civili di Marco Cappato, o dell'associazione Luca Coscioni"

Insieme fino alla fine, nella vita così come nella morte. Unite, inseparabili, simbiotiche: così hanno scelto di morire le Gemelle Kessler, dive degli anni '60 che sono uscite di scena così come ci sono entrate, portando prima di tutto rumore, ma anche la necessità di interrogarsi sulla libertà di ciascuno di scegliere quando e come morire. Un percorso che, nel nostro Paese, è ancora un calvario. 

"Sul fine vita siamo fermi perché c'è una politica sorda alle esigenze di libertà di scelta dei cittadini. Bisogna sperare che la vicenda e la storia di due personalità cosi famose, cosi note e cosi amate dall'opinione pubblica possa contribuire, come altre vicende umane, a smuovere qualcosa", dice ad Affaritaliani Riccardo Magi, deputato e segretario nazionale di Più Europa, che da tempo porta avanti la battaglia sul suicidio assistito nel nostro Paese. 

Attualmente, il diritto di accesso al fine vita in determinate condizioni è garantito solo grazie a battaglie legali pionieristiche: "Siamo ancora fermi a ciò che è stato conquistato grazie alle disobbedienze civili di Marco Cappato, o dell'associazione Luca Coscioni, che hanno portato a sentenze della Corte Costituzionale che hanno reso possibile l'accesso al suicidio assistito solo in determinate condizioni. Eppure, oltre al calvario per la propria malattia, si vive spesso un ulteriore calvario di tipo burocratico perché le Asl, in assenza di una legge strutturata che garantisce procedure e tempi certi, spesso non rispondono, costringendo le persone a rivolgersi ai tribunali". 

Un buon esempio arriva da regioni come la Toscana e la Sardegna, dalle quali sono giunti segnali positivi. "Dovremmo prendere esempio, ma la nostra società fatica ancora ad accettare che morire è un atto di libertà", continua il deputato. Le Kessler, tra l'altro, sarebbero morte in assenza di patologie cliniche, ricorrendo al suicidio assistito sulla base della legislazione tedesca, che non esclude la possibilità di percorrere questa strada anche senza la presenza di patologie croniche o invalidanti. "Un obiettivo al quale si cerca di tendere, ma che appare lontanissimo", dice Magi. "In Italia il diritto c'è, sancito dalla Corte e solo a determinate condizioni. Eppure, non si riesce a garantirlo pienamente nemmeno alle persone che soffrono. Il vuoto legislativo è prima di tutto un vuoto di sensibilità umana", prosegue. 

"Disegno di legge regressivo, si rischia di tornare indietro"

Il percorso, insomma, è ancora lungo ed è improbabile che qualcosa si muoverà in questa legislatura.  "Abbiamo arrancato anche nella precedente, quando c'erano equilibri diversi, nonostante ce l'avessimo messa tutta. Ora, in Senato, Governo e maggioranza hanno prodotto un disegno di legge che è addirittura regressivo rispetto alla decisione della Corte. Il rischio è che si torni indietro e bisogna fare attenzione. Se deve esserci una pessima legge, è meglio che non ci sia affatto", continua il segretario di +Europa. 

Oggi, la domanda che divide sempre di più l’opinione pubblica sembra essere una: chi decide quando una vita è “abbastanza”? "Solo ed esclusivamente la persona", afferma Magi. "Spesso le persone che decidono di ricorrere al suicidio assistito, considerando che, in determinate condizioni, la loro vita non è più degna di essere vissuta, sono persone che la amano molto, e che vivono questa decisione ultima con grande consapevolezza e senso di libertà. Bisognerebbe diffidare da quelli che non vivono certe condizioni, provando invece a imporle agli altri", chiosa il deputato, che su Instagram ha ribadito la speranza che la vicenda di Alice ed Ellen Kessler possa risvegliare la coscienza di chi oggi si oppone a qualsiasi regolamentazione: "Noi chiediamo una legge giusta, che rispetti la cornice indicata dalla Corte Costituzionale e che lasci libere le persone fino alla fine. Non accetteremo compromessi al ribasso che umiliano chi già soffre". 

 

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