Giustizia, "I Cinque stelle puntano al fallimento del governo Draghi"

Intervista di Affari al segretario di Più Europa Della Vedova: "Un errore il tentativo di FI di infilare nella riforma Cartabia questioni estranee alla materia"

di Paola Alagia
(fonte Lapresse)
Politica
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Con le richieste di modifica alla riforma Cartabia avanzate dal Movimento cinque stelle sono subito scattati - ed era prevedibile - distinguo e paletti da parte delle altre forze di maggioranza. A cominciare da Forza Italia che, vedendosi respingere la proposta di allargare il perimetro del testo a questioni quali l’abuso d’ufficio, non ci sta a ratificare solo le scelte di Cinque stelle e Pd. Anche la Lega, però, si è fatta sentire mettendo in chiaro, con la senatrice Giulia Bongiorno, di essere fedele al testo approvato in Cdm e leale agli accordi presi. Lo stesso leader del Carroccio Matteo Salvini, a scanso di equivoci, oggi sottolinea: “Noi accettiamo le proposte di Draghi, non dei Cinque stelle”. Un bel rompicapo insomma per il governo.

 

In attesa di conoscere quale sarà la soluzione che proporrà Palazzo Chigi per superare l’impasse e riuscire a condurre in porto la riforma prima della pausa estiva, dal sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova arriva invece un appello alla responsabilità rivolto a tutte le forze politiche che sostengono la maggioranza. Della Vedova, fresco di riconferma come segretario di Più Europa al congresso che si è celebrato a Roma dal 16 al 18 luglio e che ha visto il rientro tra le fila del partito anche di Emma Bonino, intervistato da Affaritaliani.it, non fa sconti né al M5s – “Conte? Sembra più interessato a dire che la sua riforma era migliore” - e né a Forza Italia: “Considero un errore il tentativo di infilare nel testo questioni che non attengono al tema di questa riforma che è e rimane la ragionevole durata dei processi”.

 

Sottosegretario, intanto, lo stallo in commissione Giustizia alla Camera rimane e la riforma dovrebbe approdare in Aula il prossimo 30 luglio. L’accordo in Cdm a questo punto è superato?
Io penso e lo ribadisco ancora una volta che il testo Cartabia sia una eccellente mediazione tra le cose che bisognerebbe fare e quelle che è possibile fare, considerando gli equilibri di questa strana non-maggioranza. Ma, attenzione.

A cosa?
Si tratta di un punto di equilibrio, se ci si sposta si rischia di fare peggio.

Per quale ragione?
E’ semplice: perché, è evidente, se si dà ragione su qualcosa a qualcuno ci sarà qualcun altro che vorrà ragione su qualcos’altro. Ecco perché auspico un atteggiamento di grande responsabilità da parte delle forze politiche che sostengono il governo.

Un atteggiamento che, a suo avviso, non si sta vedendo?
Non si sta vedendo nel senso che Conte sembra più interessato a dire che la sua riforma era meglio di questa e, quindi, che si stava meglio quando c’era lui al governo. Ma l’esecutivo Draghi è nato per andare avanti sulle riforme, l’Europa e i vaccini. Ergo, chi lo sostiene deve remare nella stessa direzione. Noi, per esempio, scommettiamo sul successo di Draghi per Più Europa. Siamo responsabili, che non significa essere passivi, ma coerenti. Siamo stati rigorosamente all’opposizione dei governi Conte 1 e 2 e siamo altrettanto rigorosamente in maggioranza con Draghi. Pro quota, non potendo contare su folte truppe parlamentari per essere decisivi, ci assumiamo quindi una responsabilità piena. Mi rendo conto che forse è un’illusione pensare che anche gli altri puntino su questo, ma rimane inaccettabile – e mi riferisco al M5s – che una forza politica stia con Draghi scommettendo che il proprio interesse coincida con l’insuccesso dell'attuale esecutivo.



Addirittura pensa questo?
Sembra che sia ciò che muova il Movimento. Io penso che la riforma Cartabia, infatti, vada portata a casa così com’è o, come ha detto Draghi, con alcune correzioni tecniche. Il resto sono solo bandierine che rischiano di far perdere del tempo prezioso.

Anche Forza Italia, però, ha avanzato le sue proposte, chiedendo un allargamento del perimetro della riforma.
Penso che sia stato un errore anche il tentativo fatto ieri da Forza Italia di infilare questioni estranee alla materia affrontata in questa riforma. Il focus è e rimane infatti la ragionevole durata dei processi, che costituisce una vera e propria palla al piede non solo per le libertà e le tutele costituzionali degli imputati ma anche per chi voglia investire nel nostro Paese. Le dirò di più.

Prego.
Anche le proposte del M5s sui processi di mafia sono mal poste. I reati gravi sono già imprescrittibili. E, poi, non si può trascurare che pure in questi processi, statisticamente molti sono gli innocenti.

Ma lei crede che il testo così com’è risolva davvero i problemi della giustizia italiana?
Il testo non risolve i problemi della giustizia, tant’è che proprio ieri ho firmato i referendum che riguardano temi più di fondo che non era previsto fossero affrontati da questa riforma, dalla responsabilità civile alla separazione delle carriere, fino all’autogoverno del Csm e della magistratura, la cui autonomia e indipendenza difenderò sempre come principio di ogni buon costituzionalismo liberale. Detto questo, però, non si può continuare con i distinguo. La riforma Cartabia va accettata perché frutto di una mediazione, di un accordo raggiunto che ora non deve essere rimesso in discussione.

Eppure stanno fioccando rilievi pesanti da parte di illustri magistrati. Non è un sufficiente campanello d’allarme secondo lei?
Io credo si tratti di un punto d’osservazione, ma parziale. Il legislatore ha invece una visione complessiva che le alte magistrature devono rispettare. La riforma si farà e loro dovranno svolgere le loro funzioni applicando le leggi della Repubblica. La separazione dei poteri, d’altronde, non è unidirezionale. Poi se qualche aspetto del testo è fuori dal perimetro costituzionale saranno i giudici delle leggi a dirlo. Ma fino a quel momento anche i magistrati devono rispettare la funzione legislativa.

A proposito dei referendum, non rischiano di essere una sorta di controcanto rispetto alla riforma della giustizia?
Mi auguro che la riforma Cartabia venga approvata in via definitiva entro 10 giorni. I referendum riguardano altri argomenti, sui quali poi, eventualmente si aprirà un confronto che non coinvolge il governo, ma direttamente gli elettori. Per quanto mi riguarda, negli ultimi due decenni ho partecipato alla promozione di quesiti identici a quelli proposti oggi. Ieri, al tavolo di Più Europa a Torre Argentina a Roma, ho sottoscritto anche il quesito per l’eutanasia legale. Una questione rispetto alla quale il Parlamento è doppiamente colpevole: in generale perché non ha legiferato e in particolare perché non lo ha fatto neanche dopo che una sentenza della Corte costituzionale gli ha chiesto esplicitamente di farlo.

La giustizia ha già visto capitolare il governo precedente. Rischia anche l’esecutivo Draghi, soprattutto se non si trovasse un punto di caduta in grado di accontentare il M5s?
Non voglio farmi gli affari altrui, ma tendenzialmente vedrei più rischi per i Cinque stelle nel non sostenere Draghi e ritirarsi dalla maggioranza piuttosto che per il governo. Sono convinto che a questo punto della storia la maggioranza degli eletti M5s abbia ben chiaro che il successo di questo esecutivo sia un successo per il Paese. Per carità, i casi di autolesionismo politico ci sono, ma in genere è più facile che riguardino singoli piuttosto che masse di parlamentari.