Il bello de La Piazza, giornalismo doc d'altri tempi

di Maurizio De Caro
Politica
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Se c’è un merito che va dato al nostro amato Direttore Perrino è quello di aver riportato interesse al dibattito politico che dall’analisi colta e alta, plana verso una platea diffusa, attenta e impegnata ino dei nostri meravigliosi borghi salentini.

A Ceglie Messapica non si svolge il solito rituale accademico dove il potente (o potentino) di turno pontifica alla Marchese del Grillo, ma si cerca di incalzare l’ospite, si stuzzica, in poche parole si mette in difficoltà per poter rendere plausibile quella attività imprescindibile di ogni società ma che oggi galleggia tra la retorica e l’inesistenza.

Il direttore conosce perfettamente le arti della dialettica, dell’ironia e costringe ogni ospite, di alterne maggioranze e opposizioni ad un lavacro più profondo rispetto ai teatrini sempre meno convincenti del talkismo mediatico diffuso.


 

In tanto si deve parlare in Piazza, e farsi vedere, e farsi ascoltare e magari convincere qualcuno, e poi in quella matrice urbanistica tutta italiana si svolge tutta la teatralità e la socialità del nostro paese, perche “La Piazza” è uno specifico tutto nostro ed ha un significato fondamentale nella complessità contemporanea.

La sfilata che ogni anno si svolge intelligentemente alla fine dell’estate e prima della ripresa delle “attività belligeranti” è ormai un appuntamento consolidato cui sbirciano i giornaloni e le televisioni perché riassume il passato e il futuro di quello che siamo stati, di quello che siamo e di quello che vorremmo o potremmo essere.


 

Certe volte, come si dice: ”scusate se parliamo un pochino di noi” ma da Ceglie arriva una lezione di libertà bipartisan, di autonomia culturale e se mi permettete di quel giornalismo che avevamo dimenticato, troppo spesso svenduto a pochi “dilettanti della noia dell’approfondimento”, amatori della video-crazia narcisistica.

Dunque un modo di fare informazione esiste, ma anche la voglia di riportare l’analisi giornalistica al centro del pensiero e non a lato del potente(o potentino)di turno, sembra una boccata d’aria, una cura ri-costituente, per grandi e piccoli pensatori, per stare starlette di tutti canali e di tutte le latitudini.

La Piazza è diventata la “Piazza d’Italia” perché ci racconta un paese reale, indica una strada e alcune possibili soluzioni, ad una domanda vera si può rispondere solo con sincerità, e credo che il mondo politico abbia apprezzato viste le importanti partecipazioni(da Conte a Giorgetti, da Sala a Tajani),un modo altro di fare informazione, per noi e per tutti.


 

Naturalmente questa innovazione farà fatica a trovare lo spazio fisico che merita ma conosciamo bene la tenacia del Direttore e la sua capacità di trovare le necessarie energie per raggiungere i risultati che il nostro giornale ha costruito nei decenni.

Quando ci troviamo di fronte all’intelligenza culturale, a percorsi dialettici innovativi anche la politica assurge a grandi e inaspettati livelli di interesse.

Ponendo al centro la verità, mettendo all’angolo la retorica, e costringendo gli uomini a confrontarsi senza paura di sembrare inadeguati, con il coraggio di tornare a parlare a una Piazza, l’agorà dove la Politica è nata, e il Direttore di un giornale le ha dato una nuova dignità.

Forse è un bene per i potenti ma questo è irrinunciabile per ogni cittadino senziente.