Il fenomeno Forchielli, da Drin Drin a candidato sindaco di Bologna: nella città rossa si avvicina un futuro da leader
Una candidatura che può scuotere la città, la sinistra e una politica stanca di galleggiare
Forchielli rompe il copione: Bologna contendibile nel 2027
Quattro anni fa, sulle colonne di Affaritaliani, scrissi che l’unica candidatura che avrebbe potuto intralciare la corsa trionfale di Matteo Lepore (del PD) a sindaco di Bologna sarebbe stata quella di Alberto Forchielli. All’epoca la sinistra bolognese aveva scelto il suo profilo perfetto: giovane, belloccio, garbato, rassicurante. Il classico candidato del PD, costruito per vincere senza scossoni, in una città dove l’alternanza è considerata ancora oggi una sorta di incidente della storia.
Forchielli, allora, era un personaggio già noto ma non ancora popolare. Era appena uscito dal cono d’ombra ed era diventato riconoscibile anche grazie all’imitazione di Maurizio Crozza. In pochi conoscevano davvero le sue radici emiliane – è di Imola – e il suo legame profondo con Bologna. Pochi sapevano del rapporto stretto con Romano Prodi, del lavoro fatto all’IRI sulle privatizzazioni, delle esperienze nelle burocrazie di governo e alla Banca Mondiale.
Ancora meno conosciuta era la sua dimensione imprenditoriale, in particolare la fondazione di un fondo di venture capital come Mandarin, le attività internazionali, il mondo globale frequentato per mestiere e non per retorica. Oggi, quattro anni dopo, Forchielli ci ha ripensato. Non certo perché abbia ascoltato noi, ma perché nel frattempo è cambiato il contesto, ed è cambiato anche lui, oltre a essere molto più conosciuto. Insieme a Michele Boldrin (professore liberale illuminato) ha costruito un duo intellettualmente formidabile che si rivolge alla fetta crescente dei delusi dalla politica, alle teste pensanti, a quelli non suscettibili agli strepiti del populismo e alle promesse fasulle, a quelli che preferiscono studiare e capire le cose come stanno prima di sposare soluzioni fantasiose. Da quell’esperienza è nato Drin Drin, un movimento che ora ambisce a diventare partito nazionale (già denominato ORA!), con l’obiettivo dichiarato di parlare a una categoria sistematicamente evocata e sistematicamente tradita: i giovani. Perché tutti si sciacquano la bocca dicendo di lavorare per i giovani, ma le politiche economiche degli ultimi vent’anni hanno fatto l’esatto contrario. Hanno gestito e protetto l’esistente, salvaguardato pensioni e pensionati, rinviando sistematicamente ogni scelta che guardasse ai prossimi cinque, dieci, vent’anni.
Non per cattiveria, ma per ignavia, perché le scadenze elettorali sono brevi, il futuro non vota. E così la politica ha preferito galleggiare. Al di là del progetto nazionale – che meriterà un approfondimento a parte – oggi la notizia è una: Alberto Forchielli si candiderà a sindaco di Bologna nel 2027. Una città che, sotto la guida di Lepore, ha acceso più di un dibattito. Le linee del tram in costruzione, finanziate dal PNRR e soggette a scadenze rigidissime, hanno trasformato Bologna in un cantiere permanente, paralizzando traffico, attività economiche e vita quotidiana. È il prezzo della modernizzazione, dirà qualcuno. Ma è anche il sintomo di una gestione che spesso appare autoreferenziale, poco incline all’ascolto. Forchielli, al di là del tema tram, potrebbe essere la candidatura giusta, forse necessaria. Bologna, come accadde ai tempi di Guazzaloca, ha bisogno di un ricambio, anche di schieramento. Un’eventuale elezione di Forchielli sarebbe salutare persino per la sinistra, costretta finalmente a interrogarsi, a rinnovarsi, a cambiare paradigma. Forchielli insiste molto su università e istruzione, sulla necessità di attrarre capitali dall’estero, di rendere Bologna una vera città internazionale della conoscenza.
E chi meglio di lui, con un’esperienza globale reale, potrebbe provarci? Certo, per avere qualche possibilità di vittoria dovrà dialogare anche con il centrodestra. Ma a una condizione: deve dettare lui l’agenda, senza farsi imbrigliare da una classe dirigente locale che, a Bologna, è spesso apparsa inconsistente. Forchielli potrebbe essere quella figura capace di parlare all’élite intellettuale stanca della sinistra per inerzia, ma anche a chi cerca qualcuno dai modi ruvidi, diretti, talvolta brutali, però sorretti da un bagaglio culturale, di conoscenze e di esperienze che l’attuale sindaco non ha. La candidatura Forchielli può rompere un copione già scritto e rendere contendibile un’elezione che altrimenti sarebbe scontata. E questo, in politica, è già un valore.
Viva Forchielli allora, perché rappresenta quella dose di eccitazione, di disturbo e di imprevisto di cui la politica – soprattutto a Bologna – ha disperatamente bisogno. E sarebbe una spinta anche a questo nuovo movimento-partito che ha intrapreso con Boldrin! Dopo la sbornia degli inconcludenti 5 Stelle (uno vale uno), dell’euforia meloniana e della stasi del PD forse è il momento di teste pensanti in grado di proporre una visione e non “battaglie” da talk show.