Inchiesta Gedi, esclusiva - Vito Crimi: “Mai incontrato vertici"

Editoria, inchiesta Gedi, Crimi (M5S): "Mai incontrato i vertici. Ho sempre denunciato gli abusi del finanziamento indiretto"

Di Alberto Maggi
Politica
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Esclusiva Affaritaliani.it, Vito Crimi risponde alle indiscrezioni che lo coinvolgono nell'inchiesta Gedi

Vito Crimi, senatore del M5s fino a qualche mese fa reggente del partito fondato da Beppe Grillo e all’epoca dei fatti sottosegretario all’editoria del governo Conte I, replica su affaritaliani.it alle indiscrezioni uscite stamattina sul Fatto Quotidiano (le abbiamo riportate qui).

“Quando ero sottosegretario con delega all'Editoria, ho incontrato chiunque avesse chiesto di incontrarmi, alla luce del sole, nel mio ufficio, previa registrazione all'ingresso, anche rappresentanti di gruppi editoriali, visto il ruolo che ricoprivo. Se avessi incontrato i vertici del gruppo Gedi, quindi non ci sarebbe stato nulla di strano. Ma non è mai avvenuto nè ho avuto incontri o contatti con nessuno dei nomi al centro dell'inchiesta di cui ho letto sulla stampa.

Mi sembra comunque surreale anche solo immaginare che i vertici di Gedi potessero cercare una sponda con me, che sul tema dell'Inpgi, dei prepensionamenti e del finanziamento ai giornali, ho fatto delle battaglie di verità, tanto da aver denunciato in più di un'occasione l'abuso che veniva fatto di questi strumenti da parte dei grandi giornali, che si difendevano sostenendo di non accedere ai finanziamenti pubblici diretti, ma in realtà tacevano tutte le forme indirette di finanziamento di cui han sempre goduto con la compiacenza di tutta la politica. 

E il gruppo Gedi era in prima linea, con tutti i suoi strumenti, ad attaccare il mio operato, ora a maggior ragione si comprende perchè questo accanimento contro la mia persona.

Sono ben lieto che la magistratura faccia piena luce, ed io sono a piena disposizione per qualsiasi chiarimento. È interessante osservare che una volta vengo dipinto come nemico della libertà di stampa e un’altra volta ancora come colui che fa da sponda agli interessi di qualche grande gruppo editoriale. La verità è che con grande attenzione ho lavorato per un settore in difficoltà cercando di imprimere una trasparenza che sono lieto comincia ad esserci, anche se ci è voluta la magistratura a farlo. Avevamo anche avviato gli Stati Generali per la riforma del settore, ai quali  con il cambio di governo non ho più potuto, purtroppo, dare seguito. 

La verità è che ero scomodo in quel ruolo  per gli interessi di alcuni gruppi editoriali, e per questo motivo la politica compiacente ha fatto di tutto per togliermi da quel ruolo. Ho operato sempre con rettitudine e lealtà al mio mandato istituzionale”.