Istituto Cattaneo: Cdx a valanga ma non avrà la maggioranza qualificata

Ma la situazione rimane ancora molto incerta, con tanti elettori indecisi su chi votare

Meloni Tajani Salvini
Politica
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Istituto Cattaneo: il centro-destra largamente in vantaggio ma non avrà la maggioranza qualificata

Vien quasi da dire: mettetevi d’accordo. Giusto questa mattina Affaritaliani.it pubblicava una bella intervista a Renato Mannheimer che annunciava qualche possibile sorpresa nel segreto dell’urna – visto che l’indecisione è ancora molto elevate. Ora però arriva un’analisi dell’Istituto Cattaneo – non proprio il circolo della bocciofila – che annuncia una consultazione già quasi chiusa con una vittoria schiacciante del centro-destra. A 46 giorni dal voto, dunque, i sondaggisti si dividono in due fazioni: chi, pur vedendo ampiamente favorita la coalizione di Meloni, Salvini e Berlusconi, si attende qualche possibile sorpresa; e chi, invece, dà già per chiusa la partita. Quello che è chiaro è che l’incertezza è enorme, perché con l’addio di Calenda al Pd, con il ruolo ambiguo di Renzi, con quello imperscrutabile di Conte, al momento si sa che da una parte si sono trovati intorno a programmi concreti, dall’altra girano come i criceti sulla ruota. 

Nel complesso – si legge nello studio dell’Istituto Cattaneo - , considerando le medie di tutti i sondaggi pubblicati tra la seconda settimana di luglio e la prima di agosto, ai tre partiti di centrodestra (FdI, Lega, FI) viene attribuito circa il 46% delle intenzioni di voto sul piano nazionale, al M5S poco meno del’11%. Per stabilire quale quota di voti è plausibile attribuire oggi al CS e alla ipotizzata lista IV-Azione, facciamo ricorso alla stima delle intenzioni di voto dei sondaggi pubblicati nei primi quattro mesi del 2022, quando Azione e +Europa venivano misurate separatamente. Il risultato non è distante da ciò che vari sondaggisti cominciano a dire verbalmente basandosi su singole rilevazioni dell’ultima settimana. Il CS arriverebbe a circa il 30%, la lista IV-Azione al 6%. I collegi “sicuri” per il centrosinistra, naturalmente, rimangono sempre (più) confinati in una parte della ex zona rossa (Emilia-Romagna, Toscana) e nelle grandi città (Milano, Torino, Genova, Roma, Napoli).
 
Rispetto alla stima precedente, il centrodestra conquisterebbe 19 collegi uninominali in più alla Camera e 9 seggi in più al Senato, arrivando al 61% dei seggi complessivi nel primo caso e al 64% nel secondo. Questo rende del tutto ragionevole che ci si chieda se il centrodestra non possa alla fine ottenere la maggioranza qualificata dei 2/3 grazie alla quale potrebbero essere approvare dal parlamento, con il solo voto di rappresentanti del centrodestra, riforme della Costituzione destinate ad entrare immediatamente in vigore, senza che siano sottoposte a referendum popolare. Ma, almeno per ora, questo scenario appare molto improbabile.