La politica torni a esercitare gentilezza e lungimiranza: l'appello di Delpini

Il disamore di molti cittadini per le istituzioni dipende proprio dal percepirle mancanti di visione e confronto. Brevi note sul discorso dell’Arcivescovo

di Roberto Formigoni
Politica
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L'Arcivescovo Delpini nel discorso per le celebrazioni di Sant'Ambrogio ha esortato politica e istituzioni all'esercizio delle virtù, lungimiranza e gentilezza in primis

“Insolito, se non sorprendente, il tema del discorso che l’Arcivescovo Delpini ha rivolto alla città in occasione della festa di S. Ambrogio. Con la fine ironia che gli è consueta, propone alla città tutta e in particolare ai politici, una decisa conversione di rotta. Richiama brevemente e senza troppa enfasi i mali di questo nostro tempo: “Confuso, di frenetica ripresa e profoda incertezza… di suscettibilità intrattabile e di esplosione di rabbie irrazionali… di aggressività… di fatica esistenziale per tutti”, ma subito propone una risposta inconsueta: "occorre uno stile nell’esercizio dei ruoli di responsabilità che assicuri e rassicuri, che protegga e promuova, che offra orizzonti di speranza”.

C’è quindi un livello di coscienza, comune a tutte le persone, che deve essere raggiunto e praticato soprattutto dai politici: "L’esercizio delle responsabilità richiede molte virtù: l’onestà, il discernimento, la prudenza… e alcune che mi sembrano particolarmente necessarie oggi, come la lungimiranza, la stima di sè e la resistenza. Ma insieme è necessario uno stile che forse possiamo definire con la virtù della gentilezza".

Lungimiranza e gentilezza mi sembrano le due parole nuove e chiave nel discorso dell’Arcivescovo. Non solo perchè la loro alternativa negativa, impulsività e aggressività, nella polemica offensiva e non costruttiva, sono troppo spesso praticate, ma perchè lo sono quasi ovunque, sui nuovi mezzi di comunicazione e anche nelle sedi istituzionali.

Mi sembra doveroso sostenere con forza la necessità di adeguare a queste prospettive le strutture istituzionali, in particolare le assemblee rappresentative, dal parlamento ai consigli regionali e comunali. Il disamore di molti cittadini verso le istituzioni dipende proprio dal percepirle mancanti di visione e di confronto, luoghi invece di inutili scontri dialettici tra le parti. E allora è proprio qui che la gentilezza coniugata alla lungimiranza possono aprire la strada alla condivisione tra le parti almeno dei valori e dei fini essenziali, per non render il “bene comune” parola vuota e traguardo irraggiungibile.

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