Scuola, Frassinetti: “Inclusione, rispetto e conoscenze solide al centro della riforma. Così cambiamo il futuro degli studenti”

La scuola del futuro tra memoria, rispetto e conoscenza: parla il Sottosegretario Frassinetti

di Claudia Conte

Paola Frassinetti

Politica

Sottosegretario Frassinetti, siamo ormai a fine anno scolastico: che bilancio traccia dell’azione di riforma portata avanti dal Ministero?

È stato un anno intenso, segnato da riforme strutturali che stanno cambiando in profondità il volto della scuola italiana. Il nostro impegno si è fondato su due parole chiave: inclusione e diritto allo studio. Inclusione che parte dal rispetto – per sé, per gli altri, per le regole – e diritto allo studio che significa contrasto alla dispersione e orientamento efficace. Abbiamo avviato la riforma dell’istruzione tecnico-professionale con il modello “4+2”, rilanciato l’orientamento scolastico collegandolo al mondo del lavoro, aggiornato le Linee Guida per l’Educazione Civica, rafforzato l’autorevolezza dei docenti e varato misure importanti come i decreti Caivano e Agenda Sud. Abbiamo anche potenziato il sostegno agli studenti con disabilità, valorizzato lo sport a scuola e introdotto strumenti educativi come il divieto di smartphone in classe e la riforma del voto in condotta. Il nostro approccio ha portato risultati concreti: secondo i dati OCSE, la dispersione scolastica è diminuita.

La scuola può ancora essere un luogo di dialogo vero, superando le ideologie? Cosa ci insegna la sua esperienza personale negli anni di piombo?

Negli anni ’70, la scuola era spesso un luogo di scontro ideologico violento. Proprio in questi giorni sono ricorsi 50 anni dall’uccisione di Sergio Ramelli. Conoscevo Sergio Ramelli, eravamo coetanei e militavamo nello stesso movimento studentesco. Fu aggredito brutalmente per un tema in cui aveva espresso le sue idee, e morì a soli 18 anni. Non è stato l’unico: in quegli anni sono morti ragazzi di destra e di sinistra. È nostro dovere raccontare ai giovani quella stagione, non per alimentare ulteriori divisioni ma per costruire memoria condivisa. Oggi l'obiettivo deve essere proprio quello di insegnare ai nostri studenti che vanno onorate tutte le vittime delle violenze politiche di quegli anni, in modo che quei fatti terribili non si ripetano più e che ognuno sia libero di poter esternare il proprio pensiero, sempre.

Papa Francesco ha sempre avuto parole forti per il mondo della scuola. Come interpreta il suo messaggio? Cosa augura al nuovo Papa?

Papa Francesco è stato una guida morale per il nostro tempo. La sua vicinanza ai giovani e ai più fragili ha lasciato un segno profondo. Ha lanciato appelli forti contro la dispersione scolastica, il bullismo, la solitudine dei ragazzi. Il suo è stato un magistero che continuerà a ispirare chi lavora ogni giorno per una scuola più giusta, più accogliente, più umana. Le sue parole ci invitano al dialogo e a non lasciare indietro nessuno: un insegnamento che resta e ci guida, oggi più che mai. Al nuovo Papa Leone XIV auguro di essere una guida spirituale e morale in sintonia con il suo popolo.

Bullismo e cyberbullismo sono in crescita. Quali strumenti concreti avete messo in campo per contrastare il fenomeno?

Il bullismo si combatte prima di tutto stringendo un'alleanza tra scuola e famiglie. Il Parlamento ha approvato a febbraio 2024 la nuova legge su bullismo e cyber che ha inasprito la precedente del 2017. Bisogna vigilare, cogliere i primi momenti di disagio e intervenire subito. Abbiamo potenziato gli sportelli dello psicologo e stanziato fondi a riguardo. Va costantemente ribadito come il bullismo e il cyberbullismo siano atti di assoluta vigliaccheria. Torno al concetto di Rispetto, declinato da questo governo in più provvedimenti normativi e alla base del protocollo denominato Cecchettin in onore della cara Giulia assassinata per efferata violenza di genere. Non c’è norma che tenga se non si impara a scuola, fin dai primi anni, l’educazione al rispetto, alla assunzione di responsabilità e alla consapevolezza dei propri doveri oltreché dei diritti. La violenza riguarda anche il personale scolastico che, dopo quello sanitario, è il più colpito dalle aggressioni tra tutto il personale della Pubblica amministrazione ed è per questo che il Ministro Valditara ha previsto l'arresto obbligatorio in flagranza di reato nelle ipotesi di lesioni personali a carico di docenti e dirigenti scolastici, che non si estende ai minori. Inoltre c'è un aggravio di pene per lesioni al personale scolastico. 

Lei è una grande sostenitrice dell’educazione finanziaria, anche come leva di autonomia femminile. Quali azioni concrete si stanno realizzando?

Come Ministero Istruzione e Merito abbiamo inserito l’educazione finanziaria nelle nuove linee guida della educazione civica nonché attraverso l'approvazione del Ddl Competitività che all’articolo 21 inserisce tra i principi, le competenze e gli obiettivi di apprendimento dell’insegnamento trasversale dell’educazione civica anche l’educazione finanziaria, in collaborazione con istituzioni come la Banca d'Italia e la CONSOB. Partecipiamo attivamente al Comitato Edufin, e il coinvolgimento delle scuole è in costante crescita. Credo fermamente che l’educazione finanziaria sia uno strumento di libertà. Insegna a scegliere, a pianificare, a essere indipendenti. Per le donne, in particolare, è un passo decisivo verso l’indipendenza economica e la prevenzione di situazioni di violenza o subordinazione. Ma è anche un fattore chiave per ridurre le disuguaglianze e rilanciare l’ascensore sociale, dando a tutti i ragazzi la possibilità di affermarsi, a prescindere dal contesto di partenza.

Le nuove Indicazioni nazionali vogliono rimettere al centro le conoscenze. Cosa significa, in concreto, per studenti e insegnanti?

Abbiamo voluto superare la falsa dicotomia tra conoscenze e competenze. Le competenze non si sviluppano nel vuoto: servono contenuti solidi, strumenti culturali robusti. Le competenze si acquisiscono con l'assimilazione delle conoscenze essenziali che devono riprendere un posto centrale nella scuola anche in considerazione dei risultati molto deludenti che emergono da qualsiasi statistica sulla preparazione dei nostri studenti che invece deve essere all’altezza del grande sistema scolastico italiano.  Di fronte ai dati preoccupanti sulla preparazione degli studenti italiani – con oltre il 40% che fatica in italiano e matematica – non possiamo restare indifferenti. Vogliamo rilanciare lo studio della grammatica, della storia dell’Occidente, del latino, dell’epica, della calligrafia. E valorizzare anche l’arte, la musica e le STEM. La bozza elaborata dalla Commissione Tecnica per le Nuove Indicazioni Nazionali per la scuola , composta da autorevoli professori ed esperti è stata sottoposta da oltre un mese ad un confronto con tutti coloro che l’hanno richiesto ed è prossima la stesura definitiva.

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