Le relazioni internazionali di Meloni: una ragnatela tessuta dai fedelissimi

Grande contributo dal punto di vista europeo, secondo i bene informati, lo ha dato anche un altro degli uomini più vicini alla presidente, il senatore Fazzolari

di Vincenzo Caccioppoli
Politica
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Fdi, le relazioni internazionali di Giorgia Meloni? Frutto del prezioso apporto dei suoi fedelissimi

Tutto si può dire di Giorgia Meloni, tranne forse che non sia da considerarsi come una sorta di prima della classe, che prepara i propri dossier in maniera meticolosa e nei minimi dettagli, grazie anche al prezioso apporto di alcuni fidatissimi collaboratori.

Durante la campagna elettorale, il Pd di Enrico Letta ha cercato, per contrastare lei e la sua coalizione, di portare avanti una sorta di guerra santa, puntando quasi esclusivamente sulle potenziali relazioni “pericolose” con i vari Orban, Putin, Polonia e gli spagnoli di Vox.

I fatti però, come si è potuto vedere, hanno clamorosamente smentito queste teorie, regalando a Fdi e alla Meloni un vero e proprio trionfo alle elezioni. Questo perché sia i problemi degli italiani sono ben altri rispetto al livello di democraticità di questo o quell'altro alleato internazionale, o supposto tale, della Meloni.

Sono mesi che la presidente di Fdi e il suo entourage si muovono contemporaneamente su due versanti differenti, uno che punta verso Washington e l’altro che mira a Bruxelles, proprio per rafforzare l’immagine e l’autorevolezza della Meloni come presidente del consiglio.

Alla fine del 2019, Raffaele Fitto, con la sua grande abilità di mediatore a Bruxelles, costruisce il capolavoro per poi fare eleggere, dodici mesi dopo, proprio la Meloni alla presidenza del gruppo.

Il nuovo ruolo permette alla probabile futura premier, di assumere un incarico autorevole all’interno di uno dei gruppi più attivi, proprio grazie al lavoro instancabile degli eurodeputati europei (guidati da un altro dei fedelissimi della Meloni e grande tessitore di legami e rapporti in Europa, Carlo Fidanza, almeno fino alla sventurata vicenda giornalistica di qualche mese fa).

Lo stesso Fitto, da tempo, con pazienza certosina e grandissima abilità diplomatica, che da sempre lo contraddistingue, sta riallacciando un canale di dialogo con il partito dei popolari europei (con il quale da ex forzista ha connessioni e legami ad alto livello), in crisi di identità e di leadership da almeno due legislature, per cercare di spostare il baricentro del potere europeo, che inevitabilmente nelle ultime legislature sembra pendere verso socialisti, verdi e liberali.

In questa ottica va intesa anche l’elezione alla presidenza del parlamento europeo della maltese Roberta Metsola, dopo la tragica scomparsa di David Sassoli, a cui proprio il voto dell’Ecr ha dato il sostegno decisivo (sempre grazie al lavoro di Fitto). La Metsola che non a caso ha nei mesi scorsi incontrato la Meloni, potrebbe agire, nella testa dei meloniani, come ponte per arrivare a quel compromesso tra popolari ed Ecr, di cui tanto si discute in questi mesi.

Ed è per questo che tutte le voci che indicano una presunta contrarietà europea ad un governo Meloni, al di là della pessima uscita della Ursula Von Der Leyen e a qualche boutade di Scholtz, durante la visita di Enrico Letta, più per cortesia istituzionale, che per vera convinzione personale, sono in realtà più nell'immaginario della nostra sinistra, che nella realtà dei fatti.

Ma come si sa, oltre all’appoggio di Bruxelles, ogni governo italiano deve fare i conti anche con Washington. Ed è per questo che Giorgia Meloni, che da anni è una delle pochissime personalità politiche europee invitate a parlare all’importantissimo raduno del CPAC dei repubblicani americani, da tempo ha costruito, grazie anche ai buoni uffici e alle relazioni di un altro dei suoi fedelissimi, il senatore e presidente del Copasir, Adolfo Urso, un fitto legame con il potere a stelle strisce.

Non è un caso che ad una settimana dal voto, Urso sia volato a Washington, dove ha tenuto una serie di importanti incontri ad altissimi livelli, proprio per rassicurare sulla nuova premier italiana.

Il senatore che è anche presidente della Fondazione Farefuturo, dallo scorso Ottobre ha instaurato una partnership con l'autorevolissimo istituto dei conservatori americani, International Republican Institute, con cui ha organizzato una serie di eventi a Roma anche per promuovere lo sforzo di Meloni e Fitto di creare una sorte di ponte con i popolari europei, con i quali l’IRI ha da sempre una interlocuzione privilegiata.

Inoltre questo stretto legame tra la fondazione e l’Istituto dei repubblicani americani ha il chiaro intento di rafforzare quello stretto legame che già esiste con il partito repubblicano a stelle strisce e Fratelli d’Italia.

Grande contributo dal punto di vista internazionale, secondo i bene informati, lo ha dato anche un altro degli uomini più vicini e fidati della presidente, il senatore e responsabile del programma Giovan Battista Fazzolari (che le cronache vedono già sicuro con un piede e mezzo a palazzo Chigi a fianco del presidente), che sarebbe stato il primo a dare la linea a lei al partito iper atlantista e di condanna senza se e senza ma alla invasione russa all’Ucraina.

La Meloni che proprio con Fazzolari ha uno dei suoi pochi e migliori confidenti, ha senza esitazioni sposato questa tesi che ha permesso a lei e al partito di abortire le tesi di poco atlantismo volte invece ad altri partiti. Questo ha quindi rappresentato un chiaro e netto segnale distintivo rispetto alle posizioni sicuramente più ondivaghe in tal senso, degli alleati Lega e Forza Italia.