“Zaia leader della Lega? I numeri del Veneto invitano alla prudenza. Salvini tiene la rotta, Vannacci parla al non-voto"

Luca Sforzini, ispiratore della Legione del Castello (rete di team Vannacci del Nord e soggetti politico-culturali affini)

Di Sara Barni
Politica

"E' così che si ricostruisce il Nord”

 

«Nelle ultime ore alcuni esponenti locali hanno evocato l’ipotesi di uno “Zaia leader della Lega”. Una discussione legittima, ma che merita di essere affrontata con la sobrietà dei fatti prima ancora che con l’emotività delle tifoserie.

In Veneto la coalizione di centrodestra vince e la Lega ottiene un ottimo risultato percentuale; tuttavia, il quadro è meno lineare di quanto appaia. L’affluenza è scivolata dal 61,16% del 2020 al 44,65% e la Lega di uno Zaia impegnato in una campagna elettorale “casa per casa, pancia a terra” perde oltre 300.000 voti assoluti: un terzo in meno rispetto alle regionali precedenti.
Una cifra che, più che un dettaglio statistico, è un promemoria politico.»

Sforzini aggiunge:
«Non si tratta di screditare nessuno — tantomeno Zaia, che resta un riferimento amministrativo indiscutibile. Ma quando si parla di leadership nazionale, i numeri vanno guardati con attenzione: e in questa tornata, il Veneto non ha indicato nuove guide, bensì nuove domande.»

Il passaggio chiave è sottile ma chiarissimo:
«Se anche un presidente popolarissimo — con una macchina amministrativa rodata e con un apparato di potere territoriale capillare e decennale alle spalle — perde un terzo dei consensi assoluti, significa che il problema non è “chi guida”, ma “chi ascolta”.»

E chi ascolta davvero oggi?

Sforzini risponde senza alzare la voce:
«La rotta nazionale della Lega rimane solida grazie alla visione complessiva del segretario Salvini, che ha permesso al centrodestra di mantenere equilibrio e coesione nonostante un clima elettorale complesso. E, parallelamente, solo figure nuove come Roberto Vannacci stanno riuscendo a raggiungere il gigantesco bacino dell’astensione: quel popolo silenzioso che nessun apparato di amministrazione locale - seppur virtuosa - riesce più a mobilitare.»

Non una critica a Zaia, dunque, ma una conclusione che pesa come una sentenza gentile:
«Il risultato veneto non sembra la base più solida per aprire discussioni di leadership, né indica alcuna spinta dal basso per cambiare la guida del movimento.»

Sforzini chiude in punta di fioretto:
«Il Nord ha bisogno di stabilità nella guida e di innovazione nel messaggio. Salvini garantisce la prima, Vannacci incarna la seconda. Prima di immaginare nuovi equilibri, sarebbe saggio ascoltare ciò che il voto — e ancor più il non-voto — ha appena raccontato con una chiarezza che non necessita di interpretazioni.»

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