M5S, Conte propone 18 nomi ma leva il suo dal simbolo. Ecco il compromesso

M5S, potrebbe ancora esserci Di Battista?

Di Giuseppe Vatinno
Giuseppe Conte
Politica
Condividi su:

La pupara Virginia (Raggi) dietro la contestazione in Rete

 

Alla fine Giuseppe Conte ha dovuto mediare ma ha ottenuto quello che voleva.

E cioè un massimo di 18 candidati (12 per la Camera e 6 per il Senato) nei collegi plurinominali li ha scelti lui, in cambio Grillo gli ha chiesto di fare un passo indietro per quanto riguarda la proposta di mettere il suo nome sotto il simbolo.

La data per le Parlamentarie dei Cinque Stelle è così confermata a martedì 16 agosto. Si voterà sulla piattaforma SkyVote che ha preso il posto di Rousseau di Casaleggio.

Tali candidati si legge nel sito del Movimento saranno:

«selezionati anche tra coloro che hanno già proposto la propria autocandidatura, da inserire, con criterio di priorità, nelle liste di candidati in uno o più collegi plurinominali».

Notare la presenza di quell’ “anche” che fa intendere che ci saranno nomi nuovi, che non hanno proposto la propria auto – candidatura. Dunque anche Alessandro Di Battista, potrebbe ancora, teoricamente, uscire fuori dal cappello magico di Giuseppe Conte e questo potrebbe spiegare lo strano silenzio in cui si è chiuso l’ex deputato romano, dopo la rottura con i Cinque Stelle, avvenuta la scorsa settimana.

Ma torniamo alle imminenti elezioni. Gli iscritti potranno esprimere da una a tre preferenze su Camera, Senato e “listino” Conte.

Quindi non è detto teoricamente che il listino non possa venire impallinato, ma se così fosse ciò equivarrebbe a negare la fiducia a Conte come Capo politico del movimento e questo non è mai avvenuto in passato e cioè –tranne rarissimi casi- quanto proposto è stato approvato sempre a grande maggioranza.

Tuttavia questa volta i posti sono pochi perché i Cinque Stelle, in un’estasi di eccessivo populismo, si sono segati da soli il ramo che li sosteneva ed ora i posti in Parlamento sono diminuiti molto e la lotta sarà durissima con il rischio che passino tutti gli uomini di Conte che sono nel listino blindato e per gli altri restino briciole.

Questo non piace molto agli attivisti che si sono letteralmente scatenati nelle chat di gruppo con frasi minacciose come:

«La democrazia diretta...da Conte», «Cioè praticamente da uno vale uno e i miei amici valgono tutti» «È l’inizio della guerra». Messo così il fenomeno potrebbe rientrare in una normale fisiologia democratica se non ci fosse dietro però l’ombra di Virginia Raggi, cioè della pupara che tira le fila della sommossa interna al Movimento e che l’ha giurata a Giuseppe Conte.