Meloni condanna pesantemente Netanyahu. La premier (d'accordo con Tajani) meno trumpiana, più europeista e 'amica' del Papa
Dopo l'attacco alla chiesa della Sacra Famiglia a Gaza
Giorgia Meloni e Benjamin Netanyahu
Nuove frizioni nella maggioranza con la Lega, dopo quelle sul sostegno all'Ucraina
"I raid israeliani su Gaza colpiscono anche la chiesa della Sacra Famiglia. Sono inaccettabili gli attacchi contro la popolazione civile che Israele sta dimostrando da mesi. Nessuna azione militare può giustificare un tale atteggiamento". Alle ore 10.22 di questa mattina, pochissimi minuti dopo l'uscita delle agenzie di stampa su quanto accaduto a Gaza, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è uscita con una nota rapidissima e pesantissima contro quanto fatto dal governo del primo ministro Benjamin Netanyahu.
La premier si riferisce alla chiesa della Sacra Famiglia a Gaza colpita da un raid dell'Idf di Tel Aviv che ha causato due morti e 6 feriti gravi. Padre Gabriel Romanelli, il parroco, è rimasto leggermente ferito ad una gamba. Con questa dichiarazione la leader di Fratelli d'Italia conferma il suo riposizionamento internazionale e geopolitico che tocca anche la questione dei dazi minacciati da Donald Trump al 30% contro l'Unione europea dal primo agosto.
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Meloni, sempre ben consigliata dalla sorella Arianna, sta spostando la linea di politica estera dell'esecutivo - in pieno accordo con il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani - verso una posizione più europeista (ma non macroniana e Roma non entrerà mai nel 'volenterosi' anche se il sostegno all'Ucraina non è in discussione) e meno trumpiana. Non una svolta epocale, non un cambiamento di rotta a 360 gradi ma una sfumatura non da poco che riporta l'Italia più vicina a Bruxelles e meno a Washington.
Anche perché nella guerra commerciale delle tariffe finora la Casa Bianca non ha mostrato alcun segnale positivo verso la premier e il nostro Paese, nonostante i viaggi di Meloni negli States sia per l'inaugurazione del tycoon a gennaio sia in altre occasioni più recenti, compresi gli incontri a Roma con il vice-presidente (cattolico) JD Vance.
Alla presidente del Consiglio è utile un filo diretto con Ursula von der Leyen per tante questioni, soprattutto economiche (bilancio Ue e non solo), e quindi uscire con una nota così dura contro Netanyahu, agli occhi delle cancellerie europee e soprattutto a quelli di Friedrich Merz, capo di governo a Berlino, mostra all'estero un'Italia meno sovranista. Altro punto importantissimo è il rapporto con Leone XIV, recentemente incontrato dalla premier in Vaticano.
Meloni tiene tantissimo ad avere ottime relazioni con il Pontefice ed ecco la tempestiva e pesante uscita contro Israele. Parole di condanna che mai erano state usate prima dalla leader di FdI contro lo Stato ebraico. La premier con questa nota intende anche "parare il colpo" di una possibile discesa in campo di Pier Silvio Berlusconi che, da anni, è critico nei confronti del primo ministro israeliano a differenza della posizione tenuta fino a oggi dal partito della presidente del Consiglio.
Tutto ciò potrebbe creare altre frizioni nella maggioranza con la Lega che già ieri con Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato, su Affaritaliani.it aveva criticato l'Europa (Macron in testa) e anche Zelensky che "chiede solo armi". Ora anche Israele e sappiamo bene quanto Matteo Salvini sia legato a Netanyahu e appoggi in pieno la sua politica. Ma - come spiegano fonti sia del partito della premier sia di Forza Italia - la politica estera ufficiale dell'Italia "viene decisa dalla presidente del Consiglio e dal titolare della Farnesina". E da nessun altro.