Da Meloni punture di spillo a Macron, sull'Ucraina si affida a Trump. Irritazione verso Netanyahu ma Israele non va isolato

La strategia in politica estera (e non solo) della premier

Di Alberto Maggi
Politica

Passaggi internazionali delicati, che non distraggono la premier dalla cucina interna: è certo che dei candidati di Veneto, Puglia e Campania si tornerà a discutere dopo il voto marchigiano

Giorgia Meloni è attesa a fine mattinata dalla platea dei suoi giovani ai laghetti dell’Eur. Una presenza consueta ma anche il modo per non lasciare all’alleato Salvini tutta la visibilità nella domenica di Pontida. “Fenix” è il titolo della kermesse dei giovani di FdI, eppure la premier sembra non doversi porre il problema di rinascere come una fenice.

In fondo il consenso rimane alto, la prima scadenza elettorale - quella delle Marche al voto nel prossimo weekend - sembra essersi messa bene per il meloniano Acquaroli, il miglioramento del rating italiano da parte di Fitch dà speranze per una manovra che possa dare un po’ di sollievo al ceto medio in sofferenza, storico blocco sociale del Centrodestra. 

Intanto Meloni ieri è comparsa con un video saluto al convegno della sua alleata europea Marion Marechal. L’occasione per dare qualche puntura di spillo all’eterno rivale Macron, per ribadire le critiche contro i “seminatori d’odio” nel ricordo di Charlie Kirk, ma anche e soprattutto per rivendicare il modello italiano del Centrodestra unito e i risultati del suo governo. Sullo sfondo le tensioni internazionali: l’Italia continua a partecipare a tutti i tavoli sull’Ucraina, si affida alla mediazione di Trump con Putin e rimane fredda sulle proposte “volenterose” di Francia e Regno Unito. 

Meglio concentrarsi sul rafforzamento delle difese interne, bucate dai droni russi e dagli attacchi hacker. Intanto da Chigi non si nasconde una certa irritazione verso Netanyahu, sordo agli appelli occidentali per il cessate il fuoco a Gaza. Si spiega così l’annuncio di Tajani a favore della risoluzione Onu che inviterà gli Stati membri a riconoscere lo stato di Palestina, una opportunità a cui comunque l’Italia non intende aderire fin quando non sarà certo che Gaza sarà libera da Hamas. Intanto l’Italia sosterrà le sanzioni Ue contro coloni violenti e ministri estremisti, ma rimane prudente sulla sospensione dell’accordo commerciale con Israele. 

Roma deciderà con Berlino, perché i due governi ritengono dannoso un totale isolamento diplomatico di Tel Aviv. Passaggi delicati, che non distraggono però la premier dalla necessaria cucina interna: è ormai certo che dei candidati di Veneto, Puglia e Campania si tornerà a discutere soltanto dopo il voto marchigiano. Ma il tempo stringe e gli alleati scalpitano.

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