Meloni, no ai beni russi e al Mercosur: così la premier vince 2 a 0 e detta la linea in Europa
La Germania di Merz grande sconfitta del Consiglio
Giorgia Meloni
Meloni potrà tornare in Italia per il via libera alla Legge di Bilancio in Parlamento e passare serene feste di Natale
Giorgia Meloni dà sempre il meglio di sé in campo internazionale. E' giovane, è la prima volta che svolge il ruolo di presidente del Consiglio ma sembra un politica navigata che sa abilmente muoversi con destrezza e astuzia tra le diplomazie internazionali ed europee giocando su più tavoli portando (quasi) sempre a casa il miglior risultato possibile per l'Italia.
Le parole del primo ministro belga Bart De Wever sul prestito da 90 miliardi di euro all'Ucraina (prestito, non donazione, e soprattutto senza garanzie nazionali ciò significa che Roma partecipa pro-quota del bilancio comunitario ma non sborsa un euro in più rispetto a prima) sono state eloquenti: "Tutto è cambiato quando si espressa l'Italia".
La premier aveva detto in Parlamento mercoledì che aveva forti dubbi sull'utilizzo dei beni russi congelati in Europa (quasi tutti a Bruxelles) per continuare a finanziare Kiev. E non solo per la fortissima opposizione di Matteo Salvini, leader della Lega, visto che anche l'altro vicepremier Antonio Tajani, ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia, aveva mostrato moltissima cautela visti i rischi di un contenzioso giuridico con Mosca che, se perso, sarebbe stata una bomba finanziaria che avrebbe terremotato l'Unione e anche i conti pubblici italiani, proprio ora che il nostro Paese sta ricevendo promozioni di ogni tipo.
Meloni è stata abilissima, sapeva del no secco dell'Ungheria di Orbàn e della Slovacchia, oltre che ovviamente del Belgio, e poi ha aspettato che anche altri Paesi come la Danimarca e l'Austria esprimessero dubbi sulla confisca dei beni russi per aiutare Kiev ed è scesa in campo con tutto il peso politico dell'Italia, secondo Paese manifatturiero d'Europa e fondatore dell'Ue. E lì c'è stata la svolta, il blocco meloniano ha arginato l'azione portata avanti soprattutto dal cancelliere tedesco Friedrich Merz e da gran parte dei vertici della Commissione appoggiati da Polonia e Paesi Baltici. La stessa Ursula von der Leyen è rimasta stupita della capacità di Meloni di fare blocco e ha dovuto cedere.
Ma la destrezza della premier sta proprio nei giochi di sponda (volutamente al plurale). Se sull'Ucraina ha vinto facendo leva su molti Stati in chiave anti-Berlino, sull'accordo tra Unione e Mercosur contestato dagli agricoltori a Bruxelles, pacificamente da quelli italiani e con qualche gesto violento da quelli francesi, l'asse è stato con Parigi e con il presidente Emmanuel Macron (invece più defilato sui beni russi e non così sponsor come Merz). Nonostante la telefonata di Lula, presidente socialista brasiliano, Meloni non ha ceduto. Non ci sono le garanzie per i nostri agricoltori e allevatori che con questa intesa con il Sud America rischierebbero, a queste condizioni, la bancarotta.
Stessa posizione della Francia, Paese come l'Italia a grande vocazione agricola ma non della Germania visto che a spingere per firmare subito l'intesa era proprio il cancelliere. Ed ecco che Meloni ha stretto qui il patto con Macron per fermare tutto e chiedere modifiche (tra l'altro il presidente francese sta dalla parte di chi protesta in modo pacifico ovviamente perché altrimenti teme una rivolta in patria). E quindi 2 a 0 palla al centro la Germania di Merz grande sconfitta dell'ultimo Consiglio europeo del 2025.
Le opposizioni due giorni fa accusavano la premier di non prendere palla in politica estera (mentre loro al solito si dividevano su risoluzioni diametralmente opposte). Passata la linea italiana sull'Ucraina senza toccare i beni russi in Europa e stop (per ora) all'accordo Ue-Mercosur. Meloni potrà tornare in Italia per il via libera alla Legge di Bilancio in Parlamento e passare serene feste di Natale.
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