Meloni in prima fila con Trump per la pace in Medio Oriente. Business, peso geopolitico per l'Italia e meno migranti irregolari

La premier sfrutta la debolezza di Macron (e non solo). Inside

Di Alberto Maggi

Giorgia Meloni

Politica

Italia pronta a inviare carabinieri, ospedali con la Croce Rossa e a entrare nel pieno della ricostruzione della Striscia di Gaza



Solo il 14% dei cittadini francesi afferma di avere fiducia nel presidente francese, Emmanuel Macron, il record di impopolarità del suo mandato. E' quanto emerge da un sondaggio Elabe per Les Echos. L'ultimo presidente francese a risultare così impopolare tra gli elettori era stato Francois Hollande nel 2016. Peggio di così non potrebbe andare per il capo dell'Eliseo alla ricerca disperata di un nuovo primo ministro che almeno riesca ad approvare la legge di bilancio per il prossimo anno ed evitare il crack totale dei conti pubblici transalpini con la Borsa di Parigi che soffre per l'incertezza politica (viste le richieste di destra e sinistra di tornare alle urne un Parlamento ingovernabile e senza maggioranza) e con i titoli di Stato francesi in grande sofferenza.

Ed è proprio in questo contesto di estrema e totale debolezza dello storico nemico-avversario Macron che, abilmente come sempre, si è inserita Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio è pronta a volare a Il Cairo, in Egitto, per la firma dell'accordo sul Piano di pace per il Medio Oriente insieme a Donald Trump, in attesa del viaggio a Washington del prossimo 18 ottobre per la fondazione italo-americana dove avrà un altro faccia a faccia con il tycoon. Come ha spiegato oggi ad Affaritaliani il sottosegretario alla Difesa Emanuele Perego di Cremnago "l'Italia svolgerà un ruolo di primo piano" nella Striscia di Gaza.

E questo significa prima di tutto l'invio di qualche centinaio di militari, in particolare carabinieri (il numero dipende da quanti potranno liberarsi dal sud del Libano nella missione Unifil), di ospedali da campo e materiale medico attraverso in particolare la Croce Rossa Italiana, ma anche la ricostruzione (oltre ovviamente alla prosecuzione del piano Food for Gaza della Farnesina guidata da Antonio Tajani). E, dopo due anni di guerra, di lavoro da fare ce n'è tantissimo a Gaza City e in tutta la Striscia e quindi si tratta anche di un potenziale, enorme, business (si parla di miliardi di euro) per le aziende del nostro Paese. Meloni tiene forte l'asse con Berlino e con il cancelliere tedesco Friedrich Merz.

Italia e Germania, che al contrario dell'improvvido e frettoloso Macron, non hanno riconosciuto lo Stato di Palestina seguendo Trump, se non prima della liberazione di tutti gli ostaggi israeliani e del totale esautoramento di Hamas, hanno oggi un posto in prima fila per la Casa Bianca e il suo inquilino. E la presidente del Consiglio ancora di più del cancelliere tedesco, che comunque ha una maggioranza con la socialdemocrazia dell'Spd che, in parte (una minoranza ma determinante al Bundestag), non vede affatto di buon occhio Trump. Al contrario, in politica estera - dimenticandoci per un attimo delle divisioni sulle elezioni regionali e sulla manovra economica per il prossimo anno - gli Stati Uniti sanno benissimo che il governo italiano è solido e compatto, il più stabile del Vecchio Continente. Un fedele, ma mai ubbidiente, alleato di Washington.

E così la presidente del Consiglio - nell'irrilevante debolezza di Macron e tra lo scomparso Pedro Sanchez e il quasi sparito britannico Keir Starmer - svolge un ruolo chiave in prima fila insieme al presidente Usa sul tavolo della pace in Medio Oriente. E questo - ricordano fonti di Fratelli d'Italia - vuol dire stabilizzazione anche del Nord Africa e una drastica, in prospettiva, riduzione di arrivi di immigrati irregolari. Come sempre in tema di politica internazionale Meloni sa dare il meglio di sé. Superando perfino Merz e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che, non per colpa sua, ha a che fare con 27 Paesi divisi e senza una linea comune e quindi più di tanto non può fare. Italia, infine, in prima linea per la pace tra Israele e palestinesi per avere un ritorno di immagine, economico e anche geo-politico nel Mediterraneo e nei rapporti con l'Africa (leggi Piano Mattei).

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