NCC, la Consulta boccia le norme del Governo: “Limiti assurdi e fuori competenza”
Secondo il Codacons si tratta di "una pronuncia importante perché favorisce la libertà dei consumatori nelle scelte del servizio di cui usufruire”
NCC, vittoria storica davanti alla Consulta: annullate le regole che favorivano i taxi
Non rientra nelle prerogative dello Stato emanare provvedimenti che impongano obblighi o restrizioni agli operatori del servizio di noleggio con conducente (Ncc), quando tali misure perseguano, con strumenti sproporzionati, l’obiettivo concorrenziale di consentire esclusivamente ai taxi di rivolgersi a un’utenza indifferenziata.
Superando i confini della competenza statale in materia di “tutela della concorrenza” e intervenendo sulla disciplina del servizio Ncc, lo Stato ha sconfinato nell’ambito di competenza regionale relativo al “trasporto pubblico locale”. È quanto si legge nella sentenza numero 163, depositata oggi, con cui sono stati accolti i conflitti di attribuzione tra enti promossi dalla Regione Calabria contro il decreto interministeriale numero 226 del 2024 e le relative circolari attuative.
La Corte ha rilevato che lo Stato, non avendo competenza in materia, non poteva adottare, con i richiamati atti, previsioni che: "introducono il vincolo temporale di almeno venti minuti tra la prenotazione e l'inizio del servizio Ncc, per i casi in cui questo non inizi dalla rimessa o dalle aree di cui all'art. 11, comma 6, della legge n. 21 del 1992; impediscono inoltre la stipula di contratti di durata con operatori Ncc a soggetti che svolgono anche in via indiretta attività di intermediazione; impongono infine all'esercente Ncc l'utilizzo esclusivo dell'applicazione informatica ministeriale per la compilazione del foglio di servizio elettronico”.
Secondo la Corte, il vincolo temporale di venti minuti costituisce “una misura sproporzionata rispetto alla finalità antielusiva, volta a evitare che il servizio Ncc possa rivolgersi a una utenza indifferenziata, riservata ai soli titolari di licenze taxi”.
Tale disciplina, inoltre, ribadisce in maniera indiretta gli obblighi previsti da norme statali che sono state già dichiarate costituzionalmente illegittime con la sentenza numero 56 del 2020. Dunque, anche il divieto di sottoscrivere contratti di durata con l'esercente il servizio Ncc per chi svolga solo indirettamente attività di intermediazione va oltre il richiamato fine antielusivo e limita illecitamente l'autonomia contrattuale. Viene, infatti, impedito a operatori economici (ad esempio, alberghi, agenzie di viaggio o tour operator) di garantire ai propri clienti servizi di trasporto affidabili, tempestivi e a tariffe concordate.
Infine, la Corte ha ritenuto non rientrante nella materia “tutela della concorrenza”, in quanto sproporzionato, l'obbligo imposto agli operatori del servizio Ncc di avvalersi esclusivamente dell'applicazione informatica ministeriale, poiché le attività di controllo possono essere assicurate medianti strumenti alternative più rispettosi della libertà di iniziativa economica privata e conformi al principio di neutralità tecnologica. Nel rilevare i due ricorsi fondati e, dunque, sussistente l'interferenza con la materia di competenza regionale “trasporto pubblico locale”, la Corte ha disposto l’annullamento, nelle parti contestate, degli atti impugnati.
Favorevole al Codacons la decisione della Corte Costituzionale, che ha bocciato le norme che imponevano limiti irragionevoli a carico degli Ncc. "Le limitazioni contestate dalle Consulta sono in modo evidente discriminatorie e lesive degli interessi non solo della categoria degli Ncc - dichiara l'associazione - ma soprattutto degli utenti e dei consumatori, poiché introducono restrizioni sproporzionate imponendo obblighi amministrativi eccessivi e violando i principi di libera concorrenza sanciti dalla Costituzione e dalla normativa comunitaria. Restrizioni che favorivano unicamente i taxi penalizzando in modo diretto gli utenti, attraverso una riduzione del servizio di trasporto pubblico non di linea".
Secondo il Codacons si tratta di "una pronuncia importante quella della Consulta perché favorisce la libertà dei consumatori nelle scelte del servizio di cui usufruire in un settore, quello del trasporto pubblico non di linea, in cui l'Italia è ancora ferma al medioevo".