Orlando e la democratura di Berlusconi: ma la dittatura è solo nella sua mente

Il ministro Andrea Orlando si è sempre distinto per uscite improvvide ed irritanti, soprattutto a ridosso delle feste

Di Giuseppe Vatinno
Andrea Orlando
Politica
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Orlando ricominciato il solito mantra nazareno conscio di aver già perso le elezioni 

Il ministro Andrea Orlando si è sempre distinto per uscite improvvide ed irritanti, soprattutto a ridosso delle feste che paiono i suoi momenti preferiti per ammollare neologismi a banalità assortite un tanto al chilo che ammorbano le vacanze degli italiani.

L’ultima che ha prodotto in una intervista al Corriere della Sera è “democratura”, una crasi di democrazia e dittatura. A parte che il termine è già usato dagli specialisti lui ha voluto gigionarsi un po’ con le parole, facendo la parte di “quello che ha studiato”, peccato però non abbia neppure uno straccio di Laurea.

Ma torniamo all’intervista che segue il filo rosso (è il caso di dirlo) gramsciano della “supposta” supremazia culturale della sinistra.

Infatti l’intervista assist concessagli dal Corriere rientra nella campagna preventiva di demonizzazione dell’avversario con particolare attenzione a tirare fuori il tema della “dittatura” che si scatenerebbe con Berlusconi e soprattutto Meloni al potere.

Orlando deve la sua immeritata carriera ministeriale al solo fatto che insieme a Matteo Orfini mise su una corrente nel Pd, “I Giovani turchi”, specializzata in ricatti ai segretari del Partito democratico.

La cosa funzionava così. I due persero le elezioni interne prima contro Bersani e poi contro Renzi e allora si inventarono che loro erano l’ “opposizione interna”, un modo sicuro per ottenere strapuntoni e strapuntini, “ricattando” appunto il segretario dell’epoca, qualunque esso fosse stato. Una garanzia algebrica di ottenere il risultato, indipendentemente da chi comandasse in quel momento.

Loro infatti erano sempre all’ “opposizione” ma con incarichi ministeriali esterni.

Un meccanismo furbetto e ben oliato con cui Orlando è ancora in auge mentre il povero Orfini è stato brutalmente trombato dal destino “cinico e baro” di cui parlava Saragat.

Ora Orlando, come dicevamo, ha ricominciato la solita solfa, il solito disco rotto, il solito mantra nazareno con cui il centro – sinistra sta cercando di esorcizzare una sconfitta che appare sempre più inevitabile.

Fascismo e dittatura sono solo nella mente di Orlando ma lui la pagnotta deve pure portarla a casa e come un vu’ comprà si aggira con i sandaloni per le spiagge di Riccione, biascicando la litania del vu’ votà , ma nessuno se lo fila.