Pd, direzione anticipata per il (quasi certo) ko nelle Marche. Renzi-Conte, piano per 'usare' Silvia Salis in chiave anti-Schlein

Obiettivo premiership a 'Giuseppi'. Minoranza contro Bonaccini

Di Alberto Maggi
Politica

Il patto segreto Renzi-Conte


Martedì 23 settembre si riunisce, dopo molti mesi, la direzione nazionale del Partito Democratico. Un solo punto all'ordine del giorno: "Relazione della segretaria". In teoria nell'aria ci sarebbe anche una mozione di sfiducia di una parte della minoranza al presidente Stefano Bonaccini, ritenuto dagli ex renziani troppo morbido, ma - assicurano al Nazareno - verrà sicuramente respinta. Forse ci sarà qualche assenza (che farà rumore) ma alla fine la discussione verterà soprattutto sulle critiche al governo sia sul fronte internazionale (Palestina in testa) sia su quello interno in vista della Legge di Bilancio.

A far insorgere l'opposizione interna è la tempistica scelta per la riunione, a pochi giorni dalle elezioni decisive delle Marche, quando nessun dirigente del Pd si sognerebbe di sollevare questioni sulla linea tenuta dal Nazareno, né in politica estera né su altro. Meglio sarebbe stato convocarla prima di decidere di sostenere i referendum Cgil sul lavoro o dopo la sconfitta dei quesiti per il mancato raggiungimento del quorum. O, ancora, prima di decidere che alle regionali ci si presentava a braccetto con il M5s. Quell'ordine del giorno, poi, lascia pensare che non sarà il luogo per sollevare temi politici all'interno del Pd, come osserva un senatore della minoranza dem, ma solo "un passaggio motivazionale". Quindi, non ci sarà dibattito. Come non ce ne sarà alla riunione di Energia Popolare, l'area guidata da Stefano Bonaccini che raccoglie buona parte della minoranza interna. O, piuttosto, raccoglieva. Perché l'ex presidente dell'Emilia Romagna è stato "messo in mora" nell'ultima riunione dell'area, "alla quale non si è presentato nemmeno", sottolinea un esponente di Base Riformista presente a quell'appuntamento.
 

In quell'occasione furono molti a prendere parola per criticare la linea morbida di Bonaccini nei confronti del Nazareno. Ma non ci fu un documento finale, come chiedevano i giù critici. Alessandro Alfieri, coordinatore dell'area, preferì rinviare il confronto alla prima occasione utile. Domani, molti esponenti di Base Riformista non saranno presenti all'appuntamento con Bonaccini. "Non c'è nessuna riunione, è solo una delle tante video call", taglia corto un deputato riformista. La riunione è stata convocata per preparare la direzione, ma se la direzione prevede soltanto la relazione della segretaria, è il ragionamento dell'ala più critica nei confronti di Bonaccini, che c'è da preparare? Per questo saranno molti a disertare l'appuntamento con l'ex presidente dell'Emilia Romagna, da Lorenzo Guerini a Filippo Sensi, da Lia Quartapelle a Marianna Madia, passando per Giorgio Gori e Pina Picierno. 

Scelte individuali, viene spiegato, non una strategia decisa a tavolino. Tanto che un'altra esponente di spicco della minoranza interna come Simona Malpezzi parteciperà. A Bonaccini, inoltre, i riformisti addossano una parte di responsabilità nell'aver consentito alla segretaria di rimandare così a lungo l'appuntamento con la direzione. Da presidente del partito, infatti, l'atto formale di convocare la direzione così come l'assemblea spetterebbe a lui. Il sospetto dei riformisti è che segretaria e presidente Pd siano più vicini di quanto vogliano fare credere e che la scelta di rimandare la direzione sia stata assunta per evitare il confronto su questioni scivolose come la politica estera, da una parte, e sul ruolo della minoranza, dall'altra. Ruolo che i riformisti rivendicano oggi: "Di fatto, i riformisti sono i soli a sollevare questioni politiche nei confronti del Nazareno", fanno presente.

Ma in molti si chiedono perché la direzione nazionale a pochi giorni dal voto nelle Marche? La risposta - dei beninformati e un po' perfidi - è che il Pd è quasi certo della sconfitta di Matteo Ricci contro il Governatore uscente Francesco Acquaroli, esattamente come è sicuro di perdere in Calabria con Pasquale Tridico contro Roberto Occhiuto, e quindi in modo scaltro Schlein avrebbe anticipato i tempi del massimo organo Dem per evitare critiche post-elettorali e non esporsi a giustificare due sconfitte elettorali, più pesante quella (probabile dicono nello stesso Pd) nelle Marche.

Quanto all'ipotesi Silvia Salis candidata premier emergono retroscena davvero clamorosi e che raccontano di un patto segreto tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte - rimasti in buonissimi contatti grazie all'amica comune Maria Elena Boschi - per candidare la sindaca di Genova alle primarie che ci saranno per chi farà il candidato premier del Centrosinistra ma non per farla vincere bensì per togliere voti a Schlein in modo tale che sia Conte ad avere la meglio e fare lui il candidato a Palazzo Chigi del cosiddetto campo largo.

Per Renzi, raccontano sempre i beninformati, 'Giuseppi' (famosa espressione di Donald Trump) è più adatto della segretaria Dem per correre come candidato premier. E quindi l'idea Salis servirebbe per sottrarre consensi a Schlein, dividere il Pd e favorire così il leader del M5S che potrebbe fare anche un accordo con Alleanza Verdi Sinistra e avere i voti degli elettori di Fratoianni e Bonelli.

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