Pd verso la resa dei conti, dissidi interni e un congresso anticipato per blindare la leadership di Elly Schlein
Nel buen retiro di Montepulciano, dove il Pd ha provato a ricompattarsi intorno alla sua segretaria, almeno formalmente...
Pd e un congresso per blindare Schlein
Nel buen retiro di Montepulciano, dove il Pd ha provato a ricompattarsi intorno alla sua segretaria, almeno formalmente (perché sono davvero in pochi a credere che il correntone riunitosi sotto l’egida di Dario Franceschini, Andrea Orlando e Roberto Speranza sia nato per rafforzare una segretaria che convince sempre meno, ma piuttosto per guidare una lenta transizione verso una nuova leadership), si è consumato l’antico rito dei democratici di provare a mostrarsi in qualche modo unito.
È non è solo per la contemporanea riunione a soli 100 Km di distanza, a Prato, che invece ha ribadito la necessità di cambiare strategia, per rilanciare una vera alternativa al governo Meloni. Intorno al Pd si respira aria da redde rationem, al di là delle parole della segretaria, che non a caso è parsa più nervosa e meno disponibile come al solito di fronte ai tanti attestati di stima (non si sa fino a quanto reali e sinceri) giunti da più parti a Montepulciano, a cominciare da chi, come il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, sembra uno dei papabili alla sua successione.
“Costruire l’alternativa”, un’intenzione dichiarata più volte dalla segretaria. Schlein ha insistito sulla necessità di un percorso partecipato: “Dobbiamo coinvolgere di più gli iscritti e lo faremo a partire dal lavoro di costruzione del programma che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi”. Un’impostazione che per la segretaria è parte essenziale dell’identità democratica del partito: “Il pluralismo non significa galleggiare per non scontentare nessuno, ma discutere, ascoltare tutti e poi trovare posizioni nette e chiare per farci capire fuori. Bisogna offrire una scelta riconoscibile”.
Un discorso molto attendista e che avrebbe deluso più di qualcuno in platea, che forse immagina ed auspicava un clima meno aggressivo da parte della segretaria. “La realtà è che Elly Schlein non si fida più di nessuno, se non del suo ristretto cerchio magico, che sta spingendo per arrivare a quel congresso che possa finalmente mettere a tacere tutte le voci contrarie. Anche perché ora avversari che possano impensierirla davvero non se ne vedono molto. Tra un anno chissà", chiosa un deputato, molto vicino alla segretaria. Ed ecco allora che in mezzo a sorrisi ed abbracci, la Schlein ha voluto comunque togliersi qualche sassolino dalle scarpe, e far capire che alla tolda di comanda siede ancora lei, malgrado qualcuno la consideri ormai sulla lancia di rampi.
Ecco allora le allusioni tra le righe ai “rivoltosi” del partito, che chiedono da tempo un chiarimento. E la sorpresa è che lei sembra ora pronta non solo ad un chiarimento ma a qualcosa di più ufficiale. D’altra parte è noto da tempo, che Francesco Boccia e Marco Furfaro, due fedelissimi spingono per fare un congresso anticipato, che la possa incoronare per un clamoroso bis, eliminando possibili pretendenti, interni ed esterni, alla guida della coalizione, almeno fino alle elezioni del 2027. La segretaria dal canto suo che aveva sempre allontanato questa ipotesi da muro contro muro (consigliato dal sempre pacato Igor Taruffi) in queste ultime settimane sembrerebbe molto più possibilista verso questa ipotesi. E anche il suo discorso a Montepulciano, cosi come il guanto di sfida lanciato alla premier, per un faccia a faccia ad Atreju, sembrano essere il preludio ad una presa di coscienza che il tempo della melina e del traccheggiamento è giunto alla sua conclusione.
Forse consapevoli di questo, alcuni esponenti dei riformisti sembrano essere scesi a più miti consigli. Dopo Stefano Bonaccini che sembra ormai avere abbondato qualsiasi velleità di contrastare la Schlein, e Antonio Decaro, che per ora pare voler occuparsi solo della sua Puglia, anche Nicola Zingaretti capo delegazione del partito a Bruxelles, sembrerebbe essere tornato sui suoi passi, e riconoscere senza più tentennamenti la leadership della Schlein. Ma questo al Nazareno non basta, perché con i riformisti e con una parte del sancta sanctorum del partito, guidato da Romani Prodi, i dissidi sono ancora tutti sul campo.
E proprio l’intervento, applauditissimo, a Montepulciano, di uno degli organizzatori dell’evento, Andrea Orlando, è sembrato un avviso ai naviganti chiaro ed inequivocabile “Il riformismo suona ormai e per tante ragioni come quello che fa la destra ma con un po’ più di gentilezza”. Ma dopo aver assestato un colpo a manca eccolo però rivolgerne anche uno alla segretaria, per far capire che su certi temi occorre maggiore coraggio, se si vuole davvero strappare alla destra il governo del paese.” È necessario essere radicali perché le domande sono radicali. Dobbiamo candidarci a cambiare la società italiana. Radicali ma senza forza significa essere velleitari”. Dice l'ex ministro che appoggia la segretaria, ma allo stesso tempo chiede che ci sia maggiore collegialità all'interno del partito. Ed è proprio in questa ottica che l’ipotesi congresso sta prendendo piede, per smorzare le tensioni interne e rilanciare un nuovo programma di governo che possa finalmente rappresentare una vera alternativa al centrodestra.
Esiste però un punto interrogativo che anima le discussioni tra i big dem e si chiama terzo mandato, L’Articolo 28 comma 3 dello Statuto del Partito democratico recita testuale: “Non è ricandidabile alla carica di componente del Parlamento nazionale ed europeo chi ha ricoperto detta carica per la durata di tre mandati consecutivi “. Alla Camera hanno raggiunto i tre mandati consecutivi 20 su 70 e al Senato 17 su 36. Nell’elenco ci sono, tra gli altri, Ascani, Boldrini, Braga, Cuperlo, De Micheli, Orfini. Fassino e Tabacci fanno caso a parte (7 legislature per entrambi). Al Senato, il capogruppo Boccia è a quattro, mentre Casini è a quota 11 legislature. Sarebbero esclusi gli esperti di economia e riforme, Antonio Misiani e Dario Parrini o ancora Walter Verini, il dotto della giustizia. Insomma, un bel pezzo del gotha del Pd. E d'altra parte la segretaria ha fin dall'inizio auspicato uno svecchiamento del partito. e la sua intenzione è quella di valorizzare volti nuovi, come quelli di Virginia Libero, Mia Diop, Paolo Romano, Jasmine Cristallo, Tiziana Elly, Tommaso Sasso che al Foglio ha dichiarato “La patrimoniale sarebbe un atto di civiltà” tanto per far capire di che pasta sono fatti i giovani virgulti di Elly.
Ma si sa, in politica le regole sono fatte per essere in qualche modo raggirate, Sono state fatte eccezioni in passato, come per esempio per chi aveva ricoperto ruoli da segretario o da ministro della repubblica. Ma tutto questo spetta chiaramente sempre per statuto alla segretaria. Ecco allora che anche i riformisti più duri e puri, potrebbero rivedere le loro posizioni e magari rinunciare loro stessi ad un congresso anticipato, in cambio di un posto al sole nel prossimo parlamento con una bella deroga ad hoc Ed ecco allora che il correntone pro-Schlein forse avrebbe anche qualche motivazione molto meno aulica e molto più prosaica: salvare la segretaria per salvarsi la poltrona.