Quirinale, Berlusconi blocca il tavolo. Se fa flop sfida Casini-Amato...

Draghi permettendo

Di Alberto Maggi
Palazzo del Quirinale
Politica
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Quirinale, ultimissimi rumor. Inside


Tutto bloccato. La partita del Quirinale vive una fase di stallo tra veti e controveti. Silvio Berlusconi non ha alcuna intenzione di mollare e, anzi, incassa il sostegno perfino di Renata Polverini, che mesi fa aveva lasciato Forza Italia per oi rientrare. Segno che anche i centristi moderati stanno con l'ex Cavaliere. "L'elezione di Berlusconi potrebbe rappresentare la pacificazione nazionale". Ed è ciò che va dicendo contattando "tanti colleghi, soprattutto nel Gruppo misto".

Polverini sostiene che il leader di Forza Italia rappresenta "il candidato più autorevole del centrodestra". La sua elezione "è un'impresa difficile ma non impossibile. Ma lui ci crede ed è carico". Con il Movimento 5 stelle si può dialogare, afferma Polverini che un anno fa uscì dal partito per sostenere Conte. "Oggi il M5s è cambiato", rileva. "E' arrivato in Parlamento sulla scia dell'antiberlusconismo", mentre ora è diverso. "Un Movimento che non voleva allearsi con nessuno oggi governa con noi, proprio con Berlusconi. Oggi ci conosciamo e ci parliamo".

Le parole dell'ex presidente della Regione Lazio confermano che i rumor che danno una trentina circa di 5 Stelle pronti a votare per l'ex presidente del Consiglio. Ma per arrivare a quota 505 ed essere eletto al quarto scrutinio, Berlusconi deve pescare anche nel Gruppo misto e soprattutto deve contenere al massimo i franchi tiratori nel centrodestra. Resta il fatto che il Pd ed Enrico Letta hanno congelato il tavolo fino a quando c'è il nome dell'ex Cavaliere.

E così si va verso le prime tre votazioni che andranno a vuoto, anche perché Forza Italia, Pd, M5S (fortemente diviso con Conte letteralmente delegittimato dai suoi senatori) e renziani - per motivi diversi - boicottano e remano contro la candidatura di Mario Draghi. Che, come noto, lascerebbe un vuoto difficilmente colmabile a Palazzo Chigi e con il rischio franchi tiratori. Il Pd vorrebbe uscire dall'angolo giocando le carte Giuliano Amato (gradito al premier) o Pierferdinando Casini (che piace a Renzi), ma Berlusconi blocca tutto.

Al momento l'ipotesi più probabile è quella di arrivare alle prime tre votazioni (quando servono 673 voti per eleggere il Capo dello Stato) con una valanga di schede bianche e un nulla di fatto. Poi l'ex Cav proverà il colpo al quarto scrutinio e se dovesse mancare l'elezione per meno di dieci voti insisterà. Al contrario, se la distanza dal quorum fosse molto ampia prenderà atto ritirandosi. Solo a quel punto potrebbe partire la vera trattativa, due le strade: o Draghi al Quirinale ma solo con un patto di legislatura che individui un altro presidente del Consiglio oppure un altro nome. E la sfida è quella tra Amato (la Lega si oppone) e Casini (dubbi nei 5 Stelle ma anche nel Pd).