Quirinale, Draghi presidente della Repubblica già lunedì. Inside

Quirinale, accelerazione sul nome di Draghi. Ecco perché

Di Alberto Maggi
Mario Draghi
Politica
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Quirinale, svolta verso il nome di Draghi

 

"Andremo a dare un presidente della Repubblica al Paese senza patemi, senza rabbie e indignazioni ma cercando tutti insieme di fare l'interesse dell'Italia e degli italiani, noi ce l'abbiamo nel nostro curriculum e speriamo che anche gli altri prendano spunto dalla generosità di Italia Viva". Le parole di questa mattina di Matteo Renzi, vero kingmaker della politica italiana negli ultimi tre anni, fanno intravedere la luce in fondo al tunnel del caos tra i partiti.

E la luce non è certo Silvio Berlusconi, che, confermando quanto scritto da Affaritaliani.it, anche secondo il leader di Italia Viva sta per ritirarsi dalla corsa per il Quirinale. Dunque? Fonti qualificate di diverse forze politiche convergono nell'indicare che si sta andando verso Mario Draghi presidente della Repubblica. Ieri, nel vertice di Centrosinistra, Enrico Letta e Roberto Speranza hanno detto chiaramente a Giuseppe Conte di essere favorevoli al trasloco del premier sul Colle più alto di Roma.

E non è affatto vero che il capo politico del M5S ha messo il veto, ha soltanto espresso qualche perplessità sulla tenuta dei gruppi parlamentari. Ecco perché, dopo il vertice giallo-rosso, Conte ha incontrato il ministro degli Esteri draghiano Luigi Di Maio per chiedere un aiuto al titolare della Farnesina nel convincere deputati e senatori pentastellati, molti ancora legati e vicini al ministro degli Esteri. Sul fronte del Centrodestra arrivano segnali a favore di Draghi Capo dello Stato.

Non a caso Matteo Salvini ha dichiarato ad Affaritaliani.it che "il Centrodestra farà una proposta unitaria dall'inizio alla fine". Anzi, il cosiddetto derby con Berlusconi sembra quello su chi per primo farà il nome di SuperMario. E anche Giorgia Meloni, sottolineano le fonti, sarebbe pronta a convergere (ovviamente nella speranza che si torni rapidamente al voto).

Ma il vero colpo di scena di questa mattina è che spunta l'ipotesi di un'accelerazione che potrebbe portare i partiti a votare Draghi Presidente già lunedì alla prima votazione, quando per eleggere il Capo dello Stato servirà la maggioranza qualificata di 673 grandi elettori. Sarebbe certamente un segnale di compattezza sia verso il Paese sia verso l'Europa e il mondo economico nazionale e internazionale.

L'unica preoccupazione è che nel caso remoto in cui ci fossero in modo trasversale troppi franchi tiratori Draghi potrebbe clamorosamente fallire l'elezione. Un'ipotesi lontana e solo sullo sfondo, ma che se si concretizzasse significherebbe le immediate dimissioni del capo del governo e, probabilmente, la sua uscita dalla vita politica. Ma, spiegano varie fonti, si sta lavorando per avere la più ampia convergenza possibile ed eleggere Draghi al primo colpo con almeno 800-850 grandi elettori.