Quirinale, Renzi: "Draghi presidente perfetto ma pensiamo al governo del dopo"

"Senza noi è difficile fare un presidente della Repubblica ed è impossibile fare un nuovo governo: siamo i garanti della prosecuzione della legislatura"

Politica
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"Silvio Berlusconi al Quirinale? Lui ci crede, tutti gli altri meno. Il Pd? Nel mondo la sinistra diventa riformista, solo da noi diventa dalemiana"

"Draghi sarebbe un perfetto presidente della Repubblica come è stato un perfetto premier. Se vogliamo mandarlo al Colle, tuttavia, serve la politica. Perché l'arrivo di Draghi non è stata una sconfitta della politica ma un capolavoro della politica". Lo afferma Matteo Renzi, in un'intervista al Corriere della Sera.

L'ex presidente del Consiglio ricorda: "Nell'ultimo anno ogni giorno sono stato fiero di aver combattuto con gli amici di Italia viva per mandare a casa Conte e portare Draghi. Persino chi ci odia dovrebbe dirci grazie: abbiamo salvato l'Italia. Non sono dunque titubante su Draghi, ma faccio politica. Draghi è un punto di forza di questo Paese. Se vogliamo mantenerlo a Palazzo Chigi gli va data massima agibilità politica. Se vogliamo che stia al Colle va costruita una maggioranza presidenziale, ma anche una maggioranza politica per il governo del dopo.  Per farlo serve una iniziativa politica non tweet a caso".

Quanto al voto dei 45 Grandi Elettori di Italia Viva, Renzi chiarisce: "Vediamo come evolverà il rapporto con i gruppi di Toti e Brugnaro. Diciamo che senza di noi è difficile fare un presidente della Repubblica. Ma senza di noi è proprio impossibile fare un nuovo governo. Siamo i garanti della prosecuzione della legislatura fino a scadenza naturale".

Mentre sulla candidatura al Colle di Silvio Berlusconi afferma: "Non lo vedo da quando abbiamo rotto su Sergio Mattarella. Era il gennaio 2015, esattamente sette anni fa. Mai più visto. Non lo sento da agosto. Lui ci crede, pare. Il resto del mondo ci crede molto meno".

"Non so se io sono la malattia del Pd come dice D'Alema. L'importante è che, se io sono il malato, non mi curi il dottor D'Alema con le sue ricette e con i suoi ventilatori cinesi mal funzionanti". "Se i riformisti del Pd vogliono D'Alema e considerano un male ciò che abbiamo fatto su tasse, industria 4.0, lavoro, sociale, diritti civili è un problema loro, non mio - aggiunge l'ex segretario del Pd - In tutto il mondo la sinistra diventa riformista, solo da noi diventa dalemiana. D'Alema che rientra nel Pd spiega in un solo gesto perché ha un senso Italia viva".

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