Referendum, Schlein "normalizza" (e annienta) la minoranza Pd. Che però prepara la scissione verso Calenda

Quel sibillino "game over" di Guerini dice (quasi) tutto

Di Alberto Maggi

Elly Schlein

Politica

Schlein è sicura che raggiungere il quorum è un'impresa quasi impossibile e chi nel Pd non si schiererà a favore del SI' verrà emarginato e messo fuori dalle liste delle Politiche


"Game over" di una stagione si lascia andare Lorenzo Guerini, presidente del Copasir, ex ministro della Difesa legatissimo alla Nato e favorevole al piano di riamo dell'Unione europea contestato apertamente dalla segretaria del Partito Democratico Elly Schlein. "Una brutale operazione di annientamento che finirà con il congresso", afferma a denti stretti l'ex ministro cattolico Graziano Delrio. "Meloni è stata brava (al termine del premier-time della settimana scorsa, ndr"), fa filtrare il potente e silente (da molti mesi) Dario Franceschini.

La minoranza Dem ormai ha capito perfettamente ciò che Affaritaliani.it scrive da diversi giorni e cioè che i referendum dell'8-9 giugno, in particolare quelli sul lavoro della Cgil e soprattutto quello sul Jobs Act e sull'Articolo 18, sono una chiara operazione della leader del Pd per "normalizzare", cioè mettere a tacere e in un angolo, l'opposizione interna, moderata, liberale e in gran parte cattolica che vorrebbe come segretario e soprattutto candidato presidente del Consiglio alle prossime elezioni politiche l'ex commissario europeo Paolo Gentiloni o l'ex direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini,  a cui tiene molto il presidente Sergio Mattarella che gli ha scritto la prefazione all’ultimo libro.

In sostanza Schlein è sicura che raggiungere il quorum è un'impresa quasi impossibile, nonostante la chiamata alle urne di domenica come risposta all'appello all'astensione del presidente del Senato Ignazio La Russa, e quindi chi nel Pd non si schiererà apertamente a favore del SI', facendo anche campagna elettorale, verrà emarginato e messo fuori dalle liste delle prossime Politiche.

Un 40%, ad esempio, di affluenza sarebbe già una vittoria per Schlein (ovviamente con i SI' quasi al 100%), sempre più vicina a Maurizio Landini e a Pierpaolo Bombardieri, ma il mancato raggiungimento del quorum verrebbe additato come colpa proprio a chi nel Pd non si è speso per portare gli italiani alle urne. E così via subito il piano: in autunno, nella speranza di vincere 4 a 1 le elezioni regionali (tutte tranne il Veneto) e dopo aver conquistato tra poche settimane Genova, magari già al primo turno, la segretaria del Pd è pronta a correre al congresso e alle primarie anticipate sapendo benissimo di non avere rivali, di vincere a mani basse e di azzerare la minoranza interna rinsaldando così l'asse con Giuseppe Conte e il M5S e anche con Alleanza Verdi Sinistra (oltre che con Matteo Renzi tornato all'ovile).

Ma quel sibillino "game over" di un politico navigato ed esperto come Guerini potrebbe voler dire tante cose, spiegano fonti Dem, anche una possibile, non probabile ma non affatto esclusa, scissione verso il centro per costruire un nuovo soggetto politico liberal-democratico ed equidistante dai due schieramenti principali insieme a Carlo Calenda, Luigi Marattin e ad altri movimenti come ad esempio il nascente Drin-Drin. Insomma, l'operazione di "normalizzazione" della minoranza interna del Pd potrebbe portare a una clamorosa spaccatura e a una dolorosa scissione.

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