Referendum, Schlein si consola: "14 milioni di voti, più di quanti ne ha presi Meloni". Landini: "Crisi democratica". Le reazioni
Le reazioni politiche dopo il flop del referendum
Referendum, Schlein: "Grazie a oltre 14 milioni, sono più di quelli che hanno votato Meloni"
Elly Schlein rivendica l'appoggio al referendum nonostante il mancato raggiungimento del quorum. "Grazie alle oltre 14 milioni di persone che hanno deciso di votare e tutti coloro che si sono mobilitati per far contare il voto dei cittadini. Per noi il vostro voto conta", afferma la leader Pd che manda poi una stoccata al governo: "Per questi referendum hanno votato più elettori di quelli che hanno votato la destra mandando Meloni al governo nel 2022.
"Peccato per il mancato raggiungimento del quorum, sapevamo che sarebbe stato difficile arrivarci, ma i referendum toccavano questioni che riguardano la vita di milioni di persone ed era giusto spendersi nella campagna al fianco dei promotori, senza tatticismi e senza ambiguità - ribadisce -. Sui temi del lavoro e della cittadinanza, che sono costitutivi per una forza progressista, continueremo a impegnarci in parlamento con le nostre proposte".
"La differenza tra noi e la destra di Meloni è che oggi noi siamo contenti che oltre 14 milioni di persone siano andate a votare, mentre loro esultano perché gli altri non ci sono andati. Ne riparliamo alle prossime politiche".
"Hanno fatto una vera e propria campagna di boicottaggio politico e mediatico di questo voto ma hanno ben poco da festeggiare: per questi referendum hanno votato più elettori di quelli che hanno votato la destra mandando Meloni al governo nel 2022", aggiunge Schlein che incalza: "Quando più gente di quella che ti ha votato ti chiede di cambiare una legge dovresti riflettere invece che deriderla. E oggi la destra ha perso, dopo Genova, Assisi e Ravenna, anche a Taranto. La politica che tifa l’astensione si fa male da sola, è sempre importante quando gli elettori si possono esprimere. E noi continueremo a fare una grande campagna democratica per ridurre l’astensionismo e costruire un’alternativa".
"Andremo avanti a batterci per migliorare le condizioni materiali delle persone che questo governo ha completamente rimosso. Continueremo nell’impegno a fianco di quei milioni di elettori che sono andati a votare sperando di ridurre la precarietà e rendere l’Italia più giusta, ci motivano ancora di più nel costruire l’alternativa".
Referendum, Landini: "Obiettivo non raggiunto, c'è crisi democratica evidente"
Sui referendum "il nostro obiettivo era raggiungere il quorum, non lo abbiamo raggiunto, quindi quella che speravamo fosse una giornata di vittoria non la festeggiamo". Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini commentando i risultati del voto al centro congressi Frentani a Roma, sede del comitato promotore dei quesiti sul lavoro.
"Non abbiamo raggiunto l'obiettivo del quorum, bisogna dire come stanno le cose" ma "non era un obiettivo politico" e quindi "non abbiamo cambiato idea. Il risultato con questo strumento non lo abbiamo raggiunto ma non cambieremo la nostra strategia, non abbiamo cambiato idea. Anzi, siccome questi temi dovranno essere oggetto nei prossimi giorni di un confronto con il governo e con le associazioni industriali, ripeto: non abbiamo cambiato idea e per una organizzazione come la nostra poter verificare che ci sono quasi 15 milioni di persone che hanno votato è una base iniziale che ci dice che siamo sulla strada buona per affrontare i problemi", sottolinea Landini.
"Sapevamo che non sarebbe stata una passeggiata, in un paese in cui c'è una crisi democratica evidente, assumere la questione della democrazia e della partecipazione come elemento centrale. Lo abbiamo e consideriamo questa esperienza molto importante" e "un investimento, un inizio di un lavoro che non può assolutamente terminare", ha detto ancora.
"I disagi e le problematiche del Paese - ha aggiunto Landini - ci impegnano a continuare questa battaglia, c'è bisogno di continuare questa azione sindacale utilizzando tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, sia in termini contrattuali si in termini di mobilitazione".
Per il segretario Cgil, "sono state settimane e mesi che mi hanno insegnato che un sindacato deve tornare a imparare ad ascoltare i disagi e i problemi profondissimi che ci sono in questo paese".
Il numero delle persone che hanno votato "rappresenta - continua Landini - una base di partenza importantissima e questo ci pone la necessità di impegnarci ancora di più, anche con il necessario cambiamento che questo comporta in termini di coerenza della nostra azione e di allargamento di alleanze e relazioni".
"C'è chi ha scelto di non discutere arrivando addirittura a invitare le persone a non andare a votare senza mai confrontarsi nel merito delle questioni poste. Hanno tentato di far diventare questo referendum un voto contro il governo ma non è stata una scelta nostra", le parole del segretario.
"Abbiamo sempre detto che questo non era un voto politico o contro il governo, ma che era un voto per cambiare leggi balorde", continua Landini. "Siamo nel pieno di una crisi democratica e dentro una crisi del lavoro senza precedenti, e il fatto che anziché discutere si sia evitato il confronto diretto giocando sul non andare a votare e cercando di farlo passare per un voto contro il governo, on è una responsabilità nostra ma una scelta di cui abbiamo preso atto".
E ancora: "Da cambiare non è il quorum, quello che è da cambiare è l’atteggiamento delle forze politiche rispetto alla democrazia. Le forze politiche dovrebbero avere il dovere, anche di fronte ai quesiti referendari, di dire quello che pensano, di difendere le proprie idee e poi di fare i conti con il pronunciamento della maggioranza".
Fare un passo indietro dopo l'esito dei referendum? "Ma non ci penso neanche lontanamente, non è oggetto di discussione. Tutto questo percorso la Cgil l'ha fatto insieme, c'è sempre stata una discussione collettiva, non c'è nessuno che decide per gli altri, tutte le decisioni che prendiamo sono collettive", la replica del segretario Cgil.