Riforma della giustizia e referendum, Serracchiani (Pd) ad Atreju va dritta al punto: "Ecco tutte le ragioni del no" - VIDEO
La deputata del Pd risponde alla domanda di Affaritaliani, presente alla kermesse di Fratelli d'Italia
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Ai microfoni di Affaritaliani.it, l’onorevole Debora Serracchiani è intervenuta sul tema della riforma della giustizia, spiegando le ragioni del suo “no” e soffermandosi anche su altri temi di attualità, dalla separazione delle carriere al modello Albania.
«Le ragioni del no sono prima di tutto la portata della riforma», ha dichiarato Serracchiani. «Se si vogliono veramente separare le carriere non è sufficiente una legge ordinaria: serve una riforma costituzionale, perché l’obiettivo è l’indipendenza e l’autonomia della magistratura, soprattutto per quanto riguarda il sorteggio del Consiglio superiore della magistratura».
Per chiarire la sua posizione, ha proposto un paragone:
«Pensate se dovessimo sorteggiare tutti, anche il capogruppo di Fratelli d’Italia. Sono tutti bravissimi parlamentari, ma per fare il capogruppo servono caratteristiche precise, esperienza e conoscenza della politica. Il sorteggio non garantisce questo».
L’onorevole ha poi raccontato con ironia la sua prima volta nella sede istituzionale che la ospitava:
«Sono stata accolta dal Presidente della Commissione Giustizia della Camera, molto cortese. È la mia prima volta qui: fatemi respirare».
E ha scherzato sul passato professionale:
«Venivo dalle parti dell’Unità… si lavorava parecchio. Qui, mi pare, un po’ meno. Lo farò presente».
Riguardo alla convocazione ricevuta, Serracchiani ha spiegato:
«Mi hanno chiamata perché presentai la mozione Martina sulla separazione delle carriere. Sono pronta a rispondere e, anzi, interrogherò sulla mozione Martina: magari non sono abituati ai congressi e può essere utile capire come si struttura una mozione congressuale».
Ha precisato però che la riforma attuale non riguarda la separazione delle carriere:
«Sono due cose diverse: questa riforma non è quella».
Nel corso dell’intervista si è affrontato anche il tema Albania, dopo la dichiarazione dell’Unione Europea sui Paesi considerati sicuri.
«L’UE ha detto che Paesi come Bangladesh ed Egitto possono essere considerati sicuri. I giudici avevano torto? Continueranno a fare quello che hanno sempre fatto: valutare caso per caso e decidere se, sulla base di quel caso, una persona sia al sicuro nel proprio Paese».
Infine, sul possibile rilancio del cosiddetto modello Albania, Serracchiani ha risposto con cautela:
«Finora abbiamo speso talmente tanti soldi che rilanciarlo sarà complicato. Vediamo. Speriamo, ma i costi sono enormi».