Referendum, FdI: "Astensione prevista dai padri costituenti. Affluenza flop? Schlein e Landini dovrebbero dimettersi, ma non lo faranno"
Walter Rizzetto, presidente della Commissione Lavoro della Camera
"Il rischio se vincesse il SI' a due quesiti sul lavoro è quello addirittura di tornare indietro alla Legge Fornero"
"Sono due i motivi, principali e fondamentali, per i quali ritengo importante non andare a votare ai referendum di domenica e lunedì", afferma ad Affaritaliani.it Walter Rizzetto, presidente della Commissione Lavoro della Camera ed esponente di Fratelli d'Italia. "Il primo motivo è che l'astensione tecnicamente è un'espressione di voto. I padri costituenti hanno inserito proprio il quorum nella Costituzione e quindi non andare a votare è un'espressione di voto. Se non ci fosse stato il quorum il Parlamento sarebbe stato aggredito continuamente su molte norme e leggi, ci sarebbe stata un'aggressione formale all'attività legislativa delle Camere. Invece i padri costituenti inserendo il quorum per i referendum abrogativi hanno anche di fatto previsto la scelta dell'astensione".
"Il secondo motivo per cui è importante non votare domenica e lunedì è che questi referendum assomigliano tanto a uno strano congresso interno al Pd. Bisognerebbe chiedere ai riformisti Dem se voteranno e come voteranno. Il mercato del lavoro è cambiato negli ultimi anni e il Centrosinistra non ci ha capito nulla. Fanno le leggi per poi abrogarle. Il segretario Schlein è stato chiaro parlando di errore con il Jobs Act, mi pare che il Pd abbia buone idee (o presunte tali) solo quando non governa e quindi questi referendum sono solo un congresso interno al Pd", sottolinea l'esponente di FdI.
"Ovviamente c'è una netta distinzione tra l'astensione ai referendum e alle varie elezioni. Illustri esponenti del passato della sinistra hanno invitato a non votare ai referendum, da Fassino all'ex Presidente Napolitano e perfino Fratoianni quando nel 2009 diceva di astenersi al referendum sulla legge elettorale. Come sempre c'è poca coerenza a sinistra. Negli ultimi cinque e dieci anni il mercato del lavoro è cambiato e le norme le stiamo adeguando in Parlamento. Il rischio se vincesse il SI' a due quesiti sul lavoro è quello addirittura di tornare indietro alla Legge Fornero. Sia sui 24 mesi e non più 36 per i contratti a tutele crescenti sia per l'indennizzo. Oggi la regola fissa è sei mensilità di indennizzo, ma se passasse il SI' a quel referendum si lascerebbe la libertà di decidere al giudice il quale, sentendo le parti, potrebbe dare anche un indennizzo inferiore ai sei mesi", spiega Rizzetto,
Schlein e il segretario della CGIL Landini, principali sostenitori e promotori di questi referendum, dovrebbero dimettersi in caso di bassissima affluenza magari intorno al 30%? "Anche con un'affluenza bassissima andrebbero comunque a rivendicare qualcosa. Chi propone e sostiene un referendum ha l'onore ma soprattutto l'onere di portare la gente ai seggi a votare e quindi se i referendum andassero molto male con un'affluenza particolarmente bassa certamente Schlein e Landini dovrebbero trarne le conseguenze, ma non lo faranno. Ne sono certo". Quindi con un'affluenza particolarmente bassa i leader di Pd e CGIL dovrebbero per coerenza dimettersi ma non lo faranno mai… "E' esattamente così", conclude il presidente della Commissione Lavoro di Montecitorio.
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