Roma, Michetti addio? Calcolo di business. Così è nato il 'tribuno del popolo'

Roma, la verità sulla meteora durata un'estate

di Fabio Carosi
 Enrico Michetti
Lapresse
Politica
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“Sono Enrico Michetti candidato a sindaco di Roma e risolvo problemi”. Per ora ha risolto soprattutto i suoi e quelli della sua creatura, la Gazzetta Amministrativa della Repubblica Italiana, la piattaforma con cui i Comuni (soprattutto del Lazio) e le Regioni si orientano nel mondo dell'amministrazione pubblica. Perciò “Michetti chi” è diventato “Ciao Ciao Michetti”.

Dietro le dimissioni da consigliere comunale di Roma e da teorico capo dell'opposizione a Roberto Gualtieri dell'uomo che Fratelli d'Italia ha scelto per correre alla poltrona di sindaco, non c'è nessuna trama politica, bensì un lungimirante calcolo di business. Se problema politico c'è - e peserà – sarà il rapporto tra Fdi e gli alleati Lega e Forza Italia che hanno visto spuntare dal nulla un candidato a sindaco e l'hanno visto eclissarsi dall'agone politico romano con altrettanta velocità. Un lancio di agenzia per formalizzare la non accettazione dell'elezioni a consigliere qualunque e “Michetti il laconico”, aspirante sindaco, è scomparso dalla città.

Cellulare staccato e nessun contatto col mondo esterno, il prof. ha formalizzato un “delitto politico” premeditato, visto che nei giorni successivi alla batosta elettorale, mentre i compagni di avventura si leccavano le ferite, lui è tornato alla sua Fondazione, commentando già da mercoledì 27 ottobre temi quali “L'intelligenza artificiale e l'algoritmo a contatto col diritto amministrativo” e anche una sentenza del Consiglio di Stato sul contenzioso tra un privato cittadino e un Comune che aveva sparso ghiaia su un terreno,oggetto di manufatto abusivo”. E sono solo alcune delle “segnalazioni” che il direttore Michetti ha editato mentre un pezzo di Roma e il partito di maggioranza relativa, attendevano con ansia di conoscere il suo futuro politico.

Missing sino alle dimissioni di sabato 30, così come si era “liqueso” come Toto della celebre gag di Gigi Proietti, prima di Ferragosto. Mezza Roma lo cercava in piena campagna elettorale e lui era sparito per una sana settimana di riposo tra le montagne del Trentino. O dell'Alto Adige, perché narrano gli agiografi, nessuno sapeva dove fosse finito.

Chi volesse incontrare l'umo che ha fatto sognare il centrodestra romano, il Prof. Avv, nonché speaker radiofonico che voleva riportare al governo di Roma il centrodestra, ha anche un'altra possibilità: il prossimo 15 dicembre, Enrico Michetti terrà un appello orale come “docente a contratto esterno” alle ore 11, presso l'università di Cassino.

Insomma, tra Gazzetta Amministrativa, Accademia della Pubblica Amministrazione e servizi annessi, con gli emolumenti da consigliere comunale di Roma Capitale Michetti non sarebbe riuscito neanche a pagare la benzina, ragion per cui ha firmato il foglio di non accettazione al Segretariato del Campidoglio e si è rituffato nella sua attività professionale. Anche perché il rischio che qualcuno potesse sollevare dubbi di illegittimità tra l'attività politica alla quale lo hanno chiamato i 334 mila romani che lo hanno votato al primo turno e il suo lavoro, gli ha consigliato di non mettere neanche piedi nell'Aula Giulio Cesare.

Ma come si è arrivati a scegliere Michetti come aspirante sindaco? La storia che risale al giugno scorso è condita da una leggenda “romana”. C'è chi dice che i sui interventi - spesso scomposti – in una radio romana abbiamo suggerito ai vertici di FdI di giocare l'asso del candidato civico catturato dal rumore di fondo dell'etere romano, ma c'è anche chi sostiene che un maggiorente del partito di Giorgia Meloni abbia ascoltato i suoi discorsi sotto un ombrellone di Terracina nell'estate 2020 e che la scelta sia caduta sul Prof. leggendo i sondaggi che davano il centrodestra irresistibile per la successione alla Raggi. E a corto di candidati, la scelta da ombrellone sia caduta su di lui. E poi Michetti aveva un bel sorriso, un cv idoneo, assenza di relazioni con le correnticole di destra-centro e un passione smodata per la storia della Roma Antica. Tant'è che dalla sera alla mattina, i romani sono stati costretti a scoprirlo. Alla fine il “tribuno del popolo”, riedizione pandemica dell'uomo qualunque, è stato candidato. Almeno sino al primo turno, perché già al ballottaggio il suo budget elettorale si dice che sia stato tagliato con l'accetta. Perso per perso, meglio risparmiare, chi dice 150 e chi dice 200 mila euro per cene, santini e faccioni sui bus.

Una meteora durata un'estate che dietro di sé lascia infinite polemiche. In molti nel centrodestra si chiedono se la selezione della classe dirigente si possa fare sotto l'ombrellone o ascoltando in auto una radio. E pensare che si era candidato a gestire la ricostruzione di Roma con i fondi del Pnrr.