Roma e il sogno di fare un tuffo nel Tevere, ecco perchè l'idea di Gualtieri rischia di diventare un'ipoteca senza numeri
Il sindaco di Roma ha preso un impegno con i cittadini: il Tevere diventerà balneabile. Ma quanto costerà un'operazione del genere? Parigi, per la sua Senna, ha speso circa 1,4 miliardi
L’idea del bagno nel Tevere resta confinata nell’area del sogno, da cui ci risveglierà una doccia gelata. Il commento
Fra cinque anni tutti nel Tevere. Non per disperazione, ma per fare il bagno. Parola di sindaco. Roberto Gualtieri si è preso un impegno, ma soprattutto ha fatto un’ipoteca sulla futura amministrazione. Un’ipoteca senza numeri. Alla domanda: ma quanto costerà rendere balneabile il “biondo Tevere”, la risposta del sindaco è stata molto vaga. “Molto meno di quanto ha speso Parigi per rendere balneabile la Senna”.
Cioè? La spesa di Parigi è stata di circa 1,4 miliardi di euro. Con un obiettivo molto cogente: consentire le gare in acqua per le Olimpiadi del 2024. Se poi siano tanti, oggi, i parigini, o i turisti che si avventurano nella Senna, non è dato sapere. Il piano per rendere la Senna balneabile si basava su una sfida: riuscire a depurare le acque reflue che vengono immesse nella Senna prima che il fiume arrivi a Parigi. E in tempo utile per celebrare la grandeur francese per le Olimpiadi.
Per ottenere questo risultato sono stati costruiti canali, cisterne e vasche di depurazione. Ma quando piove la quantità d’acqua che si muove attraverso il fiume aumenta e gli impianti di depurazione non riescono più a depurare la quantità necessaria per evitare gli inquinanti. Così almeno è quello che riferiva il sempre informato sito Fanpage, lo scorso anno. Di certo la capitale francese può contare ancora sulle sue cosiddette "Paris Plages" che si offrono in estate in pochi punti lungo le rive della Senna.
Si tratta di spiagge di sabbia artificialmente create con sedie a sdraio e ombrelloni, docce spruzzanti fresche, campi di bocce. E con qualche piscina galleggiante sul fiume, anche quando non è balneabile. Un buon surrogato, che resiste da qualche anno. Lungo il Tevere, dopo il Covid è stato invece abbandonato il progetto di Tiberis, “il lido sul Tevere”, all’altezza di ponte Marconi.
Se tanto mi dà tanto c’è il rischio che la promessa di Gualtieri sia un simpatico scherzo di chi si è abituato a frequentare le rive del fiume – il sindaco è assiduo frequentatore di uno dei più prestigiosi circoli della Capitale affacciati sul Tevere, dove almeno per tre giorni alla settimana, per un paio d’ore, si stacca dal mondo, lasciando il cellulare spento per dedicarsi al benessere della palestra – e trasferisce in un sogno il suo desiderio. D’altronde, da chi è stato titolare del Mef sarebbe lecito chiedere qualche dettaglio economico finanziario in più circa il progetto. E quando cita il Giubileo come esempio – “Se adottiamo il metodo Giubileo della collaborazione è un obiettivo raggiungibile" sostiene l’inguaribile ottimista (o il pifferaio magico che prepara la sua riconferma in Campidoglio) – c’è da preoccuparsi. Non poco.
Alla fine dell’Anno Santo mancano tre mesi, ma le opere del Giubileo “già concluse” non sono nemmeno la metà di quelle annunciate. Il tuffo nel Tevere è stato peraltro già bocciato dal presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, sempre parco di dichiarazioni, tranne questa volta: "Le priorità della Capitale sono il decoro delle periferie, la sicurezza e la viabilità. Ci sono tanti altri temi su cui lavorare”. Difficile dargli torto. Qualche buca in meno sulle strade sarebbe meglio di un Tevere ripulito da topastri e inquinanti. Ammesso che sia possibile a costi ragionevoli. Oppure una viabilità meno congestionata, una vigilanza urbana più presente lungo le strade (dove si vedono solo gli ausiliari della sosta per dare contravvenzioni) e meno affollata negli uffici.
Qualche autobus in più e meno spesso ridotto a bruciarsi durante il percorso; un verde meno disastrato nei tanti parchi, e lungo le strade una volta piantumate e protette. Insomma, senza dover fare sempre gli scettici o i cinici – arte nella quale i romani sono maestri, un po’ meno i grandi giornali che sembrano bersi ogni annuncio dell’amministrazione, rinunciando programmaticamente al loro ruolo di cani da guardia del potere – l’idea del bagno nel Tevere resta confinata nell’area del sogno, da cui ci risveglierà una doccia gelata.