Putin non è una minaccia per gli italiani. Soprattutto gli under 35 non vedono la Russia come un pericolo. Hanno altre priorità
L'impatto sull'opinione pubblica degli strali di Mosca. Analisi
Vladimir Putin
Gli italiani e la Russia: perché non la percepiamo come una minaccia (soprattutto i giovani)
A quasi tre anni dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, la percezione della Russia come minaccia per la sicurezza nazionale rimane sorprendentemente bassa tra gli italiani. I dati dei sondaggi confermano una tendenza chiara: la maggioranza dei cittadini non considera Mosca un pericolo diretto, e questa convinzione è ancora più marcata tra i giovani.
Mentre in Europa cresce la preoccupazione per l’espansione del conflitto e per le tensioni sul fronte orientale, in Italia prevale un atteggiamento di distacco. La guerra viene percepita come “lontana”, quasi appartenente a un’altra dimensione geopolitica. Questo sentimento si traduce in una scarsa propensione a immaginare scenari di escalation che coinvolgano direttamente il nostro Paese.
Il quadro generale che abbiamo appena delineato si fa più interessante se lo si osserva attraverso la lente delle appartenenze politiche. In particolare, l’elettorato della Lega e quello del Movimento 5 Stelle risultano i più scettici e perplessi rispetto all’ipotesi di un conflitto su nuovi fronti europei con protagonista la Russia di Vladimir Putin. In queste aree di elettorato prevale una narrativa che tende a minimizzare il rischio, spesso accompagnata da richiami alla necessità di dialogo e alla critica verso l’espansione della NATO.
Questo, nonostante l’ingresso della Finlandia nell’area di influenza della NATO, cosa che ha raddoppiato la lunghezza del confine tra Russia e Alleanza Atlantica. Il che significa che, sul piano strategico, la pressione militare e diplomatica è aumentata. Per molti analisti, ciò rappresenta un potenziale fattore di instabilità, con conseguenze che potrebbero riverberarsi anche sull’Europa occidentale. Ma tale percezione fatica a penetrare nell’opinione pubblica italiana.
Il dato più sorprendente riguarda i giovani: la fascia under 35 è quella che meno considera la Russia come una minaccia. Le ragioni? In primo luogo, è una questione di priorità. Per i giovani italiani, le questioni centrali sono lavoro, precarietà economica, cambiamento climatico e diritti civili. La sicurezza militare e la geopolitica appaiono come temi astratti, lontani dalla vita quotidiana.
In secondo luogo, interviene un fattore di distanza emotiva dal conflitto. La guerra in Ucraina viene percepita come “altrove”, confinata a un’area geografica distante e priva di impatto diretto sulla routine italiana. Questo riduce la sensazione di urgenza. In terzo luogo, dobbiamo tenere presente l’influenza dei social media. Le piattaforme digitali, principali fonti di informazione per i giovani, tendono a privilegiare contenuti legati a lifestyle, intrattenimento e attivismo sociale, relegando la geopolitica a un ruolo marginale. Inoltre, la frammentazione delle notizie contribuisce a una percezione meno drammatica del rischio.
Infine, tra i giovani prevale un orientamento culturale che vede la guerra come un fallimento della politica, e che diffida delle logiche di “blocco” tra potenze. Questo si traduce in una minore propensione a considerare la Russia come nemico.
In conclusione, l’Italia si conferma un Paese con una bassa sensibilità al rischio strategico, almeno quando si parla di Russia. Una condizione che potrebbe cambiare solo in presenza di eventi traumatici o di una comunicazione istituzionale più incisiva. Per ora, però, la percezione dominante (specialmente fra i giovani) è chiara: Mosca non è il nemico.
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