Pd, Schlein costretta al compromesso sul piano Trump per il Medio Oriente. Dietro il (mezzo) cedimento l'asse Franceschini-Mattarella
Astensione sulla mozione principale di maggioranza. Inside
Elly Schlein
Decisivo l'intervento di Franceschini (molto vicino a Mattarella)
Un compromesso all'interno del Partito Democratico. Così fonti qualificate del Nazareno spiegano la decisione, sofferta e presa solo in zona Cesarini, della segretaria Elly Schlein di accettare l'astensione sulla mozione principale (quella sintetica) della maggioranza di Centrodestra in aula alla Camera sul Medio Oriente e il piano del presidente Usa Donald Trump (sostenuto anche dal premier socialista Pedro Sanchez dell'Autorità Nazionale Palestinese - ANP).
Una linea dell'astensione scelta anche dal M5S e da AVS. La leader del Pd, dopo la batosta elettorale nelle Marche e in Valle d'Aosta, non poteva continuare sulla strada della sinistra-sinistra, nonostante i Dem appoggino lo sciopero generale di domani della Cgil e dei sindacati di base, e almeno in Parlamento ha, obtorto collo, dovuto accettare una mediazione con la minoranza interna.
L'ala cattolica e riformista del Pd - da Paolo Gentiloni a Piero Fassino, da Romano Prodi a Lorenzo Guerini, da Lia Quartapelle a Pina Picierno - già storce il naso per le scelte di politica interna e per lo schiacciamento sul M5S e su Alleanza Verdi Sinistra - con la sensazione forte di una nuova sconfitta alle imminenti Regionali del 5-6 ottobre in Calabria e, per non far salire oltremodo la tensione interna, Schlein ha dovuto fare un piccolo, parziale, passo indietro.
D'altronde il piano di Trump e dell'ex primo ministro britannico (laburista) Tony Blair è sostenuto dall'Unione europea e, seppur con molti mal di pancia, il Pd fa parte dei Socialisti & Democratici europei che sostengono la Commissione e la presidente Ursula von der Leyen. Non solo, come racconta chi nel Pd è nato e ha vissuto parecchi anni della sua storia politica, c'è qualcuno molto influente, che si chiama Dario Franceschini, che ricorda all'attuale segretaria Dem che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ex Popolari e Margherita, viene proprio dal Partito Democratico.
E il Capo dello Stato aveva usato parole chiare, invitando alla "cautela" i membri della Flotilla, sui quali ci sono anche esponenti politici del principale partito di opposizione. Questa volta Schlein, almeno in Parlamento, ha dovuto abbassare un filino i toni e accettare un compromesso con l'astensione sulla mozione della maggioranza di Centrodestra. Non perché la condivida ma per non far implodere il suo partito a rischio scissione verso il centro di Azione di Carlo Calenda ed Ettore Rosato, reduce da un successo elettorale clamoroso in Valle d'Aosta proprio ai danni del Pd. E Schlein sa bene, come ha scritto Affaritaliani, che la sindaca di Genova Silvia Salis è già pronta, sulla scia della linea del Quirinale, a fare da candidata premier per il Centrosinistra.
Ma facciamo chiarezza su quanto accaduto oggi a Montecitorio. La maggioranza ha presentato due risoluzioni: una sintetica che appoggia il piano di Trump, scritta insieme ad Azione, per il Medio Oriente e una più articolata che parla dell'eventuale riconoscimento dello Stato di Palestina ma a condizione che Hamas venga definitivamente esautorata e che vengano rilasciati tutti gli ostaggi rapiti il 7 ottobre.
Secondo quanto Affaritaliani è in grado di ricostruire in base a fonti presenti nell'aula di Montecitorio, poco prima del voto di astensione sulla mozione Centrodestra-Azione c'è stato uno scontro verbale tra Guerini, che voleva l'astensione, e Schlein, Fratoianni ed esponenti del M5S che avrebbero preferito uscire dall'emiciclo e non partecipare alla votazione. Alla fine ha prevalso la linea di Guerini, quindi di Franceschini e di Mattarella, di restare in Aula per evitare una frattura clamorosa soprattutto nel Pd (e per ascoltare le parole del Quirinale). Alla fine sulla prima mozione il Pd, e anche il Movimento 5 Stelle e AVS, si sono astenuti mentre sulla seconda mozione della maggioranza di governo le opposizioni di "sinistra" hanno votato contro e il partito di Calenda si è astenuto.
Comunque un difficilissimo, complesso e tormentato (fino all'ultimo istante) compromesso per Schlein, che ha trascinato anche M5S e AVS, e che ha soddisfatto la minoranza moderata dei Dem, come dimostrano le parole dell'ex ministro della Difesa e presidente del Copasir Guerini: "Al di là del voto, c'è stata una convergenza sulla valorizzazione della proposta americana come elemento che può innescare un processo di Pace.La convergenza maggioranza-opposizione? E' stata parziale, è stata più nella disponibilità da parte della maggioranza di votare per parti separate. Poi uno dei firmatari della risoluzione del Centrosinistra ha ritenuto di non accedere a questa richiesta, mi riferisco a Fratoianni, e io credo che sia stato un errore. Ne comprendo la ragione politica ma credo sia stato un errore, però dal punto di vista dell'esito finale, entrambi sia la risoluzione del governo che la nostra risoluzione, su quel punto esprimevano una uguale valorizzazione del piano e della sua importanza per costruire una iniziativa di pace".
E ancora: "Restano le distanze per arrivare al riconoscimento di uno Stato di Palestina, ma questo lo sapevamo e credo che giustamente ognuno ha rimarcato la sua posizione e noi abbiamo rimarcato una posizione che già in Parlamento, come democratici assumemmo nel 2015. Quindi non c'è nulla di nuovo da questo punto di vista. Il passaggio è molto complicato, credo che avere ottenuto che ci fosse una astensione da parte nostra e delle opposizioni nei confronti della proposta della maggioranza sul punto del piano di pace credo sia stato un passo avanti importante. Io questo lo valorizzo come passaggio positivo a cui io insieme ad altri abbiamo dato un contributo", aggiunge Guerini.
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