Pd, Schlein ha zittito la minoranza interna con il trionfo in Toscana. Ma se Fico perde in Campania terremoto e probabili dimissioni
La vittoria non viene data sicura al 100%, qualche timore c'è
Elly Schlein
In Toscana il campo largo di Schlein ha funzionato, ma...
Tutti zitti dentro il Partito Democratico. Il trionfo di Eugenio Giani in Toscana, riconfermato Governatore con circa 13 punti percentuali di vantaggio sul candidato del Centrodestra Alessandro Tomasi, e soprattutto il quasi 35% della lista Dem (in crescita rispetto alle elezioni europee del 2024), hanno messo a tacere la minoranza riformista, moderata, liberale e cattolica del Pd. D'altronde in politica contano i numeri e stavolta il campo largo di Elly Schlein ha funzionato alla perfezione.
Certo, la Toscana era una terra facile da riconquistare ma alla vigilia le attese erano per un successo di otto o massimo dieci punti e invece il Pd ha saputo trionfare e rendere ininfluente il Movimento 5 Stelle. Il tutto nonostante il boom al 5% della lista di estrema sinistra Toscana Rossa. Lo schema ormai è chiaro. Pd perno della coalizione di Centrosinistra, con Dario Franceschini perfettamente allineato con la linea della segretaria, e al suo fianco Alleanza Verdi Sinistra, i 5 Stelle di Giuseppe Conte (che si sa alle elezioni locali sono sempre debolissimi ma nei sondaggi nazionali sono la terza forza politica nazionale superando ampiamente il 10%) e il nuovo soggetto politico renziano Casa Riformista - Italia Viva, con dentro Psi, Pri e PiùEuropa, che in Toscana ha sfiorato il 9% risultando il terzo partito regionale.
Perfino la sindaca di Genova Silvia Salis, data come candidata del Centrosinistra a Palazzo Chigi perché maggiormente in grado di coalizzare e tenere tutti uniti rispetto a Schlein, si è congratulata con la segretaria del Pd parlando della necessità di "restare coesi". Quindi al momento i tormenti e i malumori della minoranza moderata sono stati messi a tacere. Anche perché l'accordo di pace firmato in Egitto sul Medio Oriente dovrebbe placare la piazza pro-Pal che il Pd ha cavalcato schiacciandosi sulla Cgil di Maurizio Landini e sui 5 Stelle e la sinistra AVS.
Tutto bene dunque? Sì, ma nel senso che occorre aspettare le altre tre elezioni regionali del 23-24 novembre. Scontata la sconfitta in Veneto di Giovanni Manildo (Csx) contro il leghista Alberto Stefani così come è certa la vittoria, anche ampia, di Antonio Decaro in Puglia contro Luigi Lobuono. Qualche (piccolo) timore c'è invece sull'esito delle elezioni Campania. Il candidato è del M5S, Roberto Fico, e l'ultimo esempio, Pasquale Tridico in Calabria (anche se le due regioni sono molto diverse), è pessimo. Inoltre le tensioni non mancano tra l'ex presidente della Camera e Vincenzo De Luca, Governatore uscente che avrà una sua lista personale e che, nonostante abbia piazzato il figlio Piero alla guida del Pd regionale, mantiene comunque ruggine e tensioni (mai superate del tutto) con Schlein.
Non solo, il candidato del Centrodestra - il vice-ministro degli Esteri Edmondo Cirielli di Fratelli d'Italia - è molto forte e stimato in Campania. E, Lega a parte, sia il partito di Giorgia Meloni sia Forza Italia, soprattutto al Sud, sono dati in ascesa e in gran spolvero, in particolare il partito guidato dal vicepremier Antonio Tajani. Quindi a sentire i sondaggisti, mentre su Veneto e Puglia non ci sono dubbi, sulla Campania certamente Fico parte favorito ma la vittoria non è sicura. E una sconfitta clamorosa e la perdita della regione, "regalata" (in teoria) al M5S per salvare l'alleanza a livello nazionale con Giuseppe Conte, porterebbe a un vero e proprio terremoto politico al Nazareno. E in molti sono pronti a scommettere che se davvero Cirielli dovesse sconfiggere Fico tra poco più di un mese sarebbero praticamente immediata le dimissioni della segretaria con l'avvio del processo congressuale e delle primarie. Uno scenario poco probabile, ma non impossibile.
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