Schlein-Meloni, l'asse va oltre l'accordo contro la violenza sulle donne. Il piano di Elly per blindarsi candidata premier (che va benissimo a Giorgia)
Primarie Pd a gennaio. Ma tutto salta se Fico perde in Campania
Schlein vuole arginare l'ascesa di Silvia Salis e bloccare la volontà di Giuseppe Conte di tornare a Palazzo Chigi
"Senza libero consenso è violenza sessuale". Contatti telefonici, messaggi WhatsApp e poi l'accordo tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. L'intesa bipartisan ha portato a un emendamento approvato all'unanimità in Commissione giustizia proprio su spinta di Fratelli d'Italia e del Partito Democratico. Oltre al significato importantissimo della misura a favore delle donne, sempre più spesso vittime di ogni tipo di violenza, anche sessuale, da parte di uomini vili e senza scrupoli, l'asse tra la premier e la leader Dem cela un significato politico estremamente importante.
Di fatto, e lo si è visto plasticamente ieri, quando la presidente del Consiglio cerca una sponda con l'opposizione non parla né con Giuseppe Conte né tantomeno con Silvia Salis, per molti moderati del Pd e non solo la donna giusta per sfidare Meloni alle prossime elezioni politiche del 2027. La premier si è rivolta, come è normale che sia, alla segretaria del principale partito di opposizione. E lei, Schlein, si è mossa subito e immediatamente per svolgere un ruolo di primissimo piano.
La leader del Nazareno sa perfettamente che all'interno del suo partito c'è un profondo malessere per le sue scelte di politica interna, appoggio allo sciopero generale della sola Cgil del 12 dicembre, e di politica estera, critiche a Ursula von der Leyen e troppa vicinanza a certi settori, a volte violenti, dei Pro-Pal. E quindi gioca in contropiede e studia le mosse per restare in sella come leader non solo del Pd ma anche dell'opposizione. Salvo catastrofi il 23-24 novembre, ovvero una sconfitta di Roberto Fico alle elezioni regionali in Campania con la vittoria a sorpresa di Edmondo Cirielli (vice-ministro degli Esteri di Fratelli d'Italia, dato in costante recupero secondo fonti di Centrodestra) che potrebbe anche portare alle dimissioni dal ruolo di segretaria, Schlein prepara le mosse per mettere a tacere l'opposizione interna e per contrastare le velleità di Conte di tornare a Palazzo Chigi.
Come? Anticipare a inizio 2026, verso la fine di gennaio, il congresso e le primarie del Partito Democratico per cogliere in contropiede la minoranza interna ancora divisa e senza un chiaro leader da contrapporre. Una vittoria a mani basse anche grazie al popolo della Cgil di Maurizio Landini che andrebbe a votare in massa per Elly.
Schlein sa che la nuova corrente composta da Dario Franceschini, Andrea Orlando e Roberto Speranza (che vuol dire il duo Bersani-D'Alema) solo ufficialmente è a suo favore, ma avrebbe tutta l'intenzione di spostarsi in caso di primarie di coalizione in vista delle Politiche sulla sindaca di Genova.
Ma Schlein non ci sta. Come dimostra l'accordo di ieri siglato personalmente con Meloni per combattere la violenza sulle donne, la capa dell'opposizione è lei. E i sondaggi parlano chiaro: il Pd vale quasi il doppio del M5S, per non parlare delle elezioni regionali dove i pentastellati sono usciti e usciranno, al solito, con le ossa rotte. L'asse tra la presidente del Consiglio e la leader Dem prevede anche di inserire nella legge elettorale il nome del candidato alla presidenza del Consiglio, sia che passi o meno il premierato.
Questo serve a Meloni per blindarsi da eventuali discese in campo di uno dei figli di Silvio Berlusconi, probabilmente Marina, e a Schlein è utile per dire agli alleati del Centrosinistra o campo largo che leader dell'opposizione è lei. Alla premier uno scenario del genere va benissimo perché, sondaggi alla mano, è sicurissima di essere rieletta a Palazzo Chigi nel 2027 contro Schlein e, invece, se la sfidante fosse Salis la partita potrebbe essere più complessa visto il profilo moderato della prima cittadina del capoluogo ligure.
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