Scontri all’ex Ilva di Genova e aggressione ai delegati Uilm: sindacati sempre più divisi. E Meloni ne "approfitta". L'analisi
L’aggressione ai delegati Uilm accende il conflitto tra Cgil, Uil e Cisl. Sullo sfondo, la strategia politica e sindacale del governo Meloni
Gli scontri di Genova e la nuova pericolosa tensione tra sindacati
“Un’azione premeditata di Lotta Comunista.” Così Antonio Apa, segretario generale della Uilm Liguria, ha definito l’aggressione subita da sindacalisti e delegati che si erano avvicinati all’assemblea dei lavoratori dell’ex Ilva presso la portineria dello stabilimento, venerdì scorso. Il fatto, al di là della sua gravità, rappresenta l’ennesimo segnale della profonda spaccatura venutasi a creare tra i tre principali sindacati italiani.
La denuncia è stata immediata: “Sono stati presi a calci e pugni da individui con la felpa della Fiom”. Il segretario generale della Uil Liguria, Riccardo Serri, ha parlato apertamente di “attacco squadrista”. A farne le spese sono stati Luigi Pinasco, segretario generale Uilm Genova, colpito da cazzotti e una testata, e Claudio Cabras, segretario organizzativo, con colpi al petto e a una gamba. Entrambi sono stati ricoverati all’ospedale Villa Scassi in attesa di prognosi.
L’episodio rischia di allargare ulteriormente la spaccatura tra i sindacati. Serri punta il dito contro la Cgil: “C’è una grande organizzazione sindacale che non ha ancora detto che questo è un atto di viltà. Spero che il segretario Maurizio Calà condanni fermamente e prenda le distanze.”
La Cgil ha diffuso una nota congiunta del leader Maurizio Landini e del segretario generale della Fiom Michele De Palma, invitando a non associare irresponsabilmente l’episodio al terrorismo e ricordando la tradizione di impegno democratico del sindacato, citando il sacrificio del delegato Guido Rossa.
Durissima la replica della Uil e del segretario generale Pierpaolo Bombardieri, accusato da Cgil e altri di essere troppo allineato alle posizioni del governo – accusa già rivolta in passato alla Cisl. Bombardieri ha parlato di metodi “squadristi” e “terroristici”, sostenendo la presenza di militanti di Lotta Comunista tra gli aggressori. “C’è una responsabilità fisica di chi ha picchiato e una morale di chi non condanna,” ha dichiarato la Uil.
L’episodio arriva in un momento in cui la Cgil di Landini sembra impegnata in una battaglia solitaria e sempre più conflittuale contro il governo Meloni. La Uil, invece, negli ultimi mesi si è posizionata su una linea intermedia, meno conflittuale rispetto alla Cgil ma non apertamente governativa come la Cisl. Bombardieri è stato più tiepido sui referendum contro il Jobs Act, ha preso le distanze dagli scioperi generali e non ha aderito a quello sulla manovra.
Proprio questo atteggiamento più morbido aveva fatto intravedere un possibile ruolo della Uil come ponte tra Cgil e Cisl, ma i fatti di Genova rischiano di spezzare definitivamente questo equilibrio. Lo stesso Bombardieri ha espresso giudizi positivi sulla decisione del governo di detassare gli aumenti salariali, mossa che persino Landini ha definito “apprezzabile, seppur a denti stretti”.
In questo scenario, la premier Giorgia Meloni sembra avvantaggiarsi della crescente tensione interna al fronte sindacale. Ad Atreju, nel panel con la ministra del Lavoro Calderone, saranno presenti Cisl e Uil, mentre sarà assente Landini. Una rappresentazione plastica di una frattura sempre più profonda.
La strategia del governo appare ormai evidente: alzare il livello dello scontro nel campo avverso, sfruttando le molte divisioni già esistenti nel mondo politico e sindacale. Una dinamica che ricorda il vecchio motto latino tanto caro alla premier: “Dividi et impera.”