Senato, i giovani votano centrodestra: FdI primo partito, beffa per Letta

Secondo un sondaggio Techné, la maggior parte dei giovani si dichiara disinteressata alla politica mentre tra gli altri il primo partito per preferenze è FdI

di Vincenzo Caccioppoli
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Politica
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E’ stata approvata definitivamente al Senato la proposta di legge costituzionale che prevede la riduzione dell’età da 25 a 18 anni, per essere elettori dei membri del Senato della Repubblica. La legge si compone di un unico articolo che modifica il requisito anagrafico fissato all’art. 58 della Costituzione dell’elettorato attivo dei senatori, che viene parificato a quello dei deputati la cui elezione si svolge a “suffragio universale e diretto“.

L’ampliamento dell’elettorato per il Senato è stato motivato dall’esigenza di favorire una maggiore partecipazione dei giovani alla vita politica, considerando superate quelle ragioni che, in un contesto storico e sociale profondamente diverso, spinsero i Costituenti a riconoscere al Senato caratteristiche di maggiore maturità ed equilibrio escludendo dal corpo elettorale di questa Assemblea i più giovani.

Del resto, si deve pensare che all’epoca della formulazione dell’art. 58 della Costituzione – approvata il 22 dicembre 1947 – era stato recentemente introdotto il suffragio universale per le donne e solo poco più di un trentennio prima esistevano forti limiti anche al voto del corpo elettorale maschile, legati al censo e all’istruzione.

Altro elemento che giustifica la modifica costituzionale è che la differenziazione voluta dai Costituenti aveva comunque una portata modesta, al tempo infatti la soglia per la maggiore età era fissata in 21 anni. La distanza tra le due basi elettorali si è poi ulteriormente allungata quando la maggiore età è stata abbassata al compimento dei 18 anni con la legge n. 39 del 1975.

Passaggio legislativo che indubbiamente ha inciso su quell’equilibrio originariamente deciso in Costituzione che stabiliva una differenza di soli 4 anni tra i due requisiti anagrafici degli elettori delle due Camere, poi quasi raddoppiata passando a 7 anni. Dopo questa legge fortissimamente voluta dai cinque stelle, ma anche dal Pd, il cui neosegretario Letta è sempre molto sensibile al voto ai giovani, considerando che fra le prime proposte avanzate all’indomani della sua elezione alla guida del partito, ha messo proprio l’allargamento del voto ai sedicenni, interessante è il sondaggio effettuato da Tecnè, per capire come voterebbero oggi i giovani.

I risultati sono per certi versi sorprendenti.  I giovani tra i 18 e i 21 anni, per prima cosa, sembrano  poco interessati alla politica, con un 50% che si dichiara per l’astensione o incerto su chi votare. Questo è il primo dato, per certi versi preoccupante, che emerge da Monitor Italia, il sondaggio realizzato appunto da Tecnè con Agenzia Dire, con interviste effettuate l’8 e il 9 luglio su un campione di mille casi, che ha indagato la propensione al voto dei giovani dopo l’approvazione della riforma costituzionale che attribuisce ai 18enni il voto per eleggere il Senato.

Per quanto riguarda invece le preferenze ai partiti, al primo posto c’è Fratelli d’Italia con il 23%, segue la Lega con il 22%, il Pd segue con un 21%. Il movimento Cinque Stelle, invece, sembra avere poca presa tra i 18 enni e conferma il suo trend al ribassi anche fra i più giovani,  con una indicazione del 9% contro un 15,1% circa incassato dal complesso dei votanti. A seguire Fi e Azione con il 6%, Sinistra Italiana con il 4%, Verdi e più Europea incassano il 2%, altri partiti il 5%.

Complessivamente Fratelli d’Italia si conferma primo partito ma accusa una lieve flessione, con il 20,6% e un -0,2% rispetto alla settimana scorsa. Segno negativo anche per la Lega con un -0,1%, positivo per il Pd (+0,1%). Anche fra i giovanissimi, insomma, sembra confermarsi quello che è il trend generale che vede i due principali partiti del centro destra guidare la classifica dei sondaggi, seguiti dal Pd, con il Movimento 5 stelle, che arranca al terzo posto.

Una tendenza che sembra un’assicurazione e una rassicurazione importante per i partiti che, al momento, guidano il centrodestra tanto al governo quanto all’opposizione. «Sono rimasto stupito da questo dato: nel giro di pochi anni sono totalmente cambiate le geometrie politiche italiane», ha spiegato al quotidiano Libero Carlo Buttaroni, presidente di Tecnè. Nel 2018 un giovane su due aveva votato il movimento di Grillo. «Oggi gli stessi guardano in primis al partito di Giorgia Meloni e poi a quello di Matteo Salvini. Leader-ship generazionali sì ma di partiti strutturati: i più apprezzati, nello specifico, da chi tre anni fa non aveva ancora l’età per recarsi alle urne».