Politica allo sbaraglio, dall’uno vale uno al vuoto istituzionale: la cronaca di un declino

A ogni livello il criterio adottato, per assegnare ruoli e occupare poltrone, sembra solo la “fedeltà” al potente di turno

di Antonio Mastrapasqua
Il Senato ha dato il via libera all’Autonomia differenziata. La riforma dovrà essere approvata dalla Camera a maggioranza assoluta.
Politica

Il commento 

E’ passato quasi un quarto di secolo dalla copertina dell’Economist che giudicava Silvio Berlusconi inadatto a governare l’Italia. “Unfit”. Peccato che il settimanale inglese non abbia inaugurato allora una serie per assegnare ogni anno l’attributo di “unfit” a una personalità che si fosse distinta per incapacità (vera o presunta) o per inadeguatezza. Avrebbe potuto essere una sorta di contro-copertina di Time che dal 1927 seleziona l’uomo dell’anno. Avrebbe potuto essere un’idea editoriale, e non un attacco politico, tanto gratuito, quanto gradito alla sinistra benpensante d’Italia e d’Europa.

Gli “unfit” veri non sarebbero mancati. Anzi, la competizione sarebbe stata severa, e forse avremmo capito un po’ di più perché assistiamo a un generale degrado della credibilità delle Istituzioni. Dietro a ogni “persona giuridica” c’è una “persona fisica”; dietro a ogni Istituzione c’è un uomo o una donna, in carne e ossa, con tutto il suo bagaglio di competenze e di valori, di conoscenze e capacità umane e professionali.

Eppure, appare evidente che sia in atto una sorta di cambiamento epocale, una voglia di Istituzione, proporzionale alla debolezza manifestata dalle stesse. Anche il papa è tornato a indossare la mozzetta e il rocchetto; lascia Santa Marta per il Palazzo Apostolico, annuncia un periodo di riposo a Castelgandolfo. Tutti gesti che ripropongono tracce di una Istituzione che era stata messa un po’ a soqquadro da papa Francesco.

C’è voglia di Istituzione, anche se ci sono sempre meno risorse umane “istituzionali”. L’uomo solo al comando è stato teorizzato e praticato, in politica e non solo. In Italia e in molte altre parti del mondo. Ma sembra ci siano sempre meno candidati a sopportarne il peso e il rituale. Una spallata definitiva, nel nostro perimetro nazionale, è stata assestata con la regola dell’uno vale uno. Il “verbo” dei grillini. Il metodo che ha portato chiunque a poter esercitare ruoli di governo e di responsabilità, con risultati – possiamo dirlo – meno che mediocri.

Il pensiero va come sempre alla ricerca di un “simbolo” di questa personalizzazione dell’Uomo Qualunque assurto agli onori del M5S dopo essere stato una provocatoria suggestione di Guglielmo Giannini. E si finisce per vedere le sorti di Luigi Di Maio, come quelle paradigmatiche di questo “inadatto” per ogni situazione. Quando era ministro degli Esteri, nel Governo Draghi, Di Maio venne sbeffeggiato dal suo omologo russo, Sergei Lavrov, all’indomani dell’invasione in Ucraina.

“I partner occidentali devono imparare a usare la diplomazia in modo professionale” disse Lavrov di fronte a Di Maio: “La diplomazia è stata creata per risolvere situazioni di conflitto e alleviare la tensione, e non per viaggi a vuoto in giro per i Paesi e degustare piatti esotici a ricevimenti di gala”. Eppure, Di Maio continua a viaggiare per Paesi esotici, rappresentando senza molto costrutto l’Unione Europea nel Golfo. Possibile? Unfit?

Ma anche salendo ai piani superiori, vogliamo dire che Ursula von der Leyen è della stessa “sostanza” di Jacques Delors, o di Romano Prodi? Certamente no. Ciononostante, è arrivata al suo secondo mandato al vertice della Commissione. C’era di meglio? Forse semplicemente era la “meno peggio”.

Certamente questo basso profilo non aiuta i cittadini a guardare le Istituzioni, in questo caso europee, con il giusto rispetto e con la legittima attesa di qualità e competenza. A ogni livello il criterio adottato, per assegnare ruoli e occupare poltrone, sembra solo la “fedeltà” al potente di turno. Una volta, oltre alla necessaria “appartenenza” a parti e partiti, si misurava anche la competenza, si esibivano curricula che potevano incutere rispetto, se non ammirazione. Oggi? Il mondo è cambiato, non in meglio. La bolla speculativa dell’uno vale uno è definitivamente esplosa, ma ha lasciato solo tracce di acqua saponata, su cui si rischia di scivolare, ancora più in basso.

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