Terzo mandato, divisioni nel centrodestra. Per Forza Italia la questione è chiusa, ma Salvini ribatte

Le opposizioni pronte a bloccare tutto con migliaia di emendamenti in caso di inserimento del terzo mandato

​​​​​ di Redazione Politica

Antonio Tajani (71 anni), vicepremier, ministro degli Esteri e segretario nazionale di Forza Italia

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Centrodestra spaccato: Forza Italia dice no al terzo mandato, ma la Lega insiste

«Non stiamo al mercato, non è un baratto — a dirlo è il vicepremier Antonio Tajani in merito alla questione del terzo mandato ai governatori —, non mi vendo per un piatto di lenticchie». Una trattativa sul terzo mandato, difatti, «è un’ipotesi che non esiste, non è mai stata messa sul tavolo, le trattative sono sempre politiche non di spartizione di potere». «Non è che io cambio idea sul terzo mandato se mi dai il sindaco di Verona o di Milano, semmai me lo prendo con i voti».

A sostegno delle parole di Tajani arrivano anche quelle di Paolo Barelli, presidente dei deputati di FI: «Forza Italia è sempre stata disponibile al dialogo e al confronto con i suoi alleati, specialmente nell'esecuzione del programma di governo, che prevede anche di favorire l'inclusione dei migranti regolari. Il terzo mandato per i presidenti delle Regioni, invece, non è parte del programma dell'esecutivo e, peraltro - come rilevano i sondaggi - trova contrari gli italiani. Per questo motivo, per Forza Italia, oggi, si mette fine alla discussione sul terzo mandato» scrive in una nota. Poco prima il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Galeazzo Bignami, aveva respinto l'ipotesi di intervenire sulla cittadinanza per i cittadini stranieri e sullo ius scholae, progetto particolarmente caro a Forza Italia. 

Sulla questione interviene anche la Lega attraverso il responsabile degli enti locali, Stefano Locatelli, che afferma: "Prendiamo atto con grande rammarico che Forza Italia non intende ragionare sul Terzo mandato, e di certo sono irricevibili scambi con cittadinanza facile o ius scholae. A questo punto, auspichiamo che il centrodestra scelga al più presto i candidati migliori".

Si esaurisce anche la finestra temporale utile per una trattativa, già di per sé complessa dal punto di vista tecnico. A ribadirlo è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani di Fratelli d’Italia: «Dipende dal termine ultimo in cui le Regioni devono convocare i comizi elettorali», che «immagino sia nella seconda metà di settembre: quello è il termine oltre il quale non si può andare. In mezzo c’è agosto, quindi se fate i calcoli rimane poco».


Una dichiarazione che rimette la responsabilità nelle mani della Lega: «Dovete chiedere alla Lega se ha intenzione di presentare qualcosa. Noi, più di dire che siamo disponibili a ragionare, non possiamo fare». Matteo Salvini scuote la testa: «Siamo i primi a dire che non può esserci uno scambio. Se vogliamo parlare di istituzioni, di libertà di scelta dei cittadini, noi ci siamo». Il leader leghista ribadisce: «Noi, abbiamo proposto un cambio di impostazione: che siano i cittadini a dire se un presidente ha lavorato bene e quindi lo vogliono ancora». Detto questo, «la nostra proposta da questo punto di vista è chiarissima da sempre: il problema è che ci è stata già bocciata per quattro volte. Quello che noi chiediamo è cambiare un’impostazione di fondo».

Martedì scorso, in Senato, era stato rinviato di una settimana il decreto che consente di mantenere invariato il numero di consiglieri e assessori regionali anche nelle Regioni in cui la popolazione è calata. Proprio quel provvedimento potrebbe diventare il “contenitore” per inserire un emendamento sul terzo mandato. Ma al di là di eventuali valutazioni del Quirinale su un’aggiunta che modificherebbe in modo sostanziale le regole del voto a ridosso delle elezioni (due mesi o meno), si pone anche una questione politica. Su quel testo normativo era stato raggiunto un accordo con le opposizioni, le quali, però, hanno dichiarato che in caso di inserimento del terzo mandato non solo farebbero saltare l’intesa, ma ancor di più scatenerebbero una pioggia di migliaia di emendamenti. Anche in questo caso, il tempo stringe con la scadenza fissata per martedì prossimo.

Dunque, se Forza Italia volesse riaprire la discussione sullo ius scholae (o ius Italiae), tema su cui Tajani è recentemente tornato a esprimersi, i giorni a disposizione sono ormai contati.

Ma per il vicepremier, la soddisfazione arriva da tutt’altra questione: secondo i dati di Polizia stradale e Carabinieri, nei primi sei mesi dall’entrata in vigore del nuovo Codice della strada si è registrato un calo dell’8,7% dei decessi (55 in meno, da 634 a 579), del 5,6% dei feriti (1.115 in meno, da 20.075 a 18.960) e, in generale, una diminuzione del 4% degli incidenti (1.423 in meno, da 35.209 a 33.786). «Numeri — commenta il ministro dei Trasporti — che “da papà sono una gioia. Lo sarebbe stata anche un solo morto in meno, ma così è davvero una soddisfazione dopo sei mesi di insulti da sinistra”.»

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