Manovra, Transizione 5.0 fa felice Calenda. E Meloni lo ricompenserà con la legge elettorale per favorire il centro anti-Schlein

Via i collegi, proporzionale con sbarramento basso e premio

Di Alberto Maggi
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Politica

Transizione 5.0 va incontro perfettamente alle richieste di Azione


La decisione del governo e in particolare del Ministero dell'Economia e delle Finanze in pieno accordo con Palazzo Chigi, quindi Giancarlo Giorgetti e Giorgia Meloni in prima persona, di destinare 3,5 miliardi di euro alle imprese potenziando Transizione 5.0 va incontro perfettamente alle richieste di Azione e del suo leader Carlo Calenda. Non solo perché i fondi vengono reperiti dalla rimodulazione delle risorse per il Ponte sullo Stretto e dalle assicurazioni, ma perché si tratta di una misura che inventò lo stesso Calenda quando era ministro dello Sviluppo economico ed è stata una delle richieste di Azione all'esecutivo e alla maggioranza.

"Questo significa fare opposizione in modo serio e non andando in piazza a urlare inutilmente con Landini e la Cgil provocando disagi ai cittadini e ai lavoratori", sottolineano fonti ai massimi livelli di Azione con chiaro riferimento al Pd e alla sua segretaria Elly Schlein. Tutto ciò però ha anche un retroscena politico. Ovviamente Calenda non voterà la Legge di Bilancio, in quanto ci sarà la fiducia al governo (ma potrebbe uscire dall'Aula come segno di apprezzamento per diversi provvedimenti), però il ritorno per Azione ci sarà eccome. E sarà nella prossima legge elettorale.

Il sistema che ha in mente la presidente del Consiglio, per blindarsi fino al 2032 a Palazzo Chigi, è quello di un modello simile alle elezioni regionali: proporzionale con premio di maggioranza per la coalizione vincente (55% di seggi alla Camera e al Senato per chi supera almeno il 42% dei voti, scontato per il Centrodestra stando ai sondaggi attuali) ed eliminazione dei collegi elettorali che verrebbero vinti quasi tutti dal cosiddetto e traballante campo largo nelle grandi città. Resta il punto interrogativo sull'indicazione del candidato premier sulla scheda, ma questa è una partita tutta interna al Centrodestra (FdI vuole mettere il nome, Lega e Forza Italia no, lasciando l'attuale regola che chi prende più consensi automaticamente va a fare il premier).

Il punto chiave è che nella legge elettorale la soglia di sbarramento verrà messa o nazionale al 3%, quindi un assist per Azione, oppure al 4% ma con la clausola che basta superare questa asticella in poche circoscrizioni per avere seggi alla Camera e al Senato. Un favore, dicono dal Pd, a Calenda che sta costruendo insieme ad altri soggetti politici come i liberaldemocratici di Luigi Marattin una nuova formazione centrista e moderata. Un modo per spingere l'elettorato riformista del Dem, e magari qualche esponente della minoranza "tradito" dalla decisione di Stefano Bonaccini di schierarsi con Schlein, a votare il polo centrista facendo così perdere voti al Centrosinistra. Transizione 5.0 è certamente una misura importante che va anche incontro alle richieste di Confindustria e in generale del mondo produttivo, ma come sempre nel Palazzo c'è una anche una chiave politico, elettorale e strategica.

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