Ucraina, Vannacci: "Gli italiani non vogliono mandare altre armi. Kiev sperpera i nostri soldi in gabinetti d'oro"
Il vice-segretario della Lega ad Affaritaliani
Roberto Vannacci
"Le sanzioni alla Russia sono una bufala, hanno fatto male a noi non a Mosca"
"Il sostegno militare ed economico incondizionato a un paese che non appartiene né alla NATO né alla UE e con il quale non abbiamo alcun accordo di mutua difesa rappresenta un inequivocabile orientamento di politica estera. Tale decisione dovrebbe tuttavia tenere conto di diverse variabili tra cui, le più importanti: la situazione contingente e, in un paese democratico, il consenso popolare circa tale scelta". Lo dichiara ad Affaritaliani il vice-segretario della Lega Roberto Vannacci dopo la decisione dell'Italia di inviare altre armi all'Ucraina.
"La situazione contingente si mostra preoccupante: sono quasi quattro anni che l'Europa, gli USA e l'Italia supportano con quasi infinite risorse e ampissime disponibilità di sistemi d'arma l'Ucraina senza che la lenta ma inesorabile avanzata dell'esercito russo possa essere fermata. Anzi, soprattutto negli ultimi giorni assistiamo allo sfondamento su più fronti e all'accelerazione su varie direttrici d'attacco delle truppe del Cremlino. Sull'altro fronte si assiste a un'impennata esponenziale delle diserzioni, con 160.000 giovani che nel solo 2025 hanno lasciato il paese per non combattere una guerra che o considerano già persa o reputano non loro. I reparti Ucraini cedono anche e soprattutto per scarso addestramento e per netta inferiorità di potenza di fuoco e spesso, come a Pokrovsk, per ordini errati impartiti dai comandi".
"Ogni giorno che passa, la Russia conquista territori e guadagna posizioni che la renderebbero sempre più forte nel contesto di un ipotetico tavolo negoziale. Ma il problema vero per l’Ucraina e i suoi alleati non sono i territori che ogni giorno la Russia continua a conquistare, ma le forze combattenti e le capacità che Kiev potrà schierare per reggere il fronte. E quanto potrà reggere ancora lo stato ucraino in bancarotta, afflitto da una corruzione dilagante e privo di risorse finanziarie anche per pagare stipendi e pensioni ai soldati. Le sanzioni che avrebbero dovuto mettere in ginocchio e isolare la Russia, e che sicuramente hanno impoverito le nostre aziende e i nostri imprenditori costretti a non esportare in mercati importanti e in crescita, si sono rivelate inefficaci da un punto di vista economico, nonostante le bufale della propaganda occidentale che ci raccontava come i russi rubassero le schede elettroniche dalle lavatrici ucraine e come combattessero con i badili per mancanza di munizioni. Il Cremlino è tutt'altro che isolato, anzi, questa guerra ha favorito una polarizzazione tra il comparto dei BRICS nel contesto del quale Putin si fa fotografare a Tianjin attorniato dai leaders di una buona parte del mondo, e il vecchio Occidente", sottolinea l'eurodeputato leghista.
"L'Ucraina, inoltre, sconvolta dell'ennesimo scandalo di corruzione, dimostra di disperdere e malversare in gabinetti d'oro, ville, yacht e chissà quale altro bene di lusso quelle risorse che tanto generosamente l'Europa le rimette anche distogliendole da settori vitali quali la sanità, le pensioni, il lavoro, la scuola, la tutela delle famiglie e l'economia del Vecchio Continente. Nonostante le sanzioni e i propositi di Bruxelles di bloccare qualsiasi importazione di idrocarburi dalla Russia, Kiev compra con i nostri soldi il gas da Mosca (tramite Ungheria e Slovacchia) ed è ormai appurato il suo coinvolgimento in attentati contro alcune infrastrutture dei paesi europei come il sabotaggio del Nord Stream 2".
"Infine, anche l'ultimo accordo fra Zelensky e Macron rivela la miopia del leader ucraino che, con i nostri soldi riversati a Parigi, compra 100 Rafale da aggiungere ai 150 Gripen svedesi, agli F-16 donati da belgio, Olanda, Norvegia e Danimarca, ai Mirage 2000 ex francesi oltre ai velivoli di derivazione sovietica già in dotazione, cercando maldestramente di dotarsi di una aeronautica impossibile da sostenere logisticamente, inaddestrabile e dotata di piattaforme aeree non interoperabili. Ecco anche perché in molti paesi europei, fra cui l'Italia, il consenso popolare al supporto all'Ucraina è drammaticamente scemato. Questo fattore, che può sembrare secondario, sarà invece dirimente nei momenti topici delle democrazie: quando la volontà popolare si potrà manifestare sotto forma di voto", conclude Vannacci.
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