Dazi, "la guerra commerciale tra Usa e Cina può sfociare in un conflitto militare. Ecco perché Trump è contro Pechino"
Intervista all'esperto di geopolitica Arduino Paniccia
Donald Trump e Xi Jinping
"La strategia di Trump è quindi tentare di isolare Pechino"
"Alla imposizione - sostanzialmente rimasta l'unica nel mondo globale - della esorbitante cifra di dazi al 125% verso la Cina il ministro degli Esteri Wang Yj ha commentato duramente: "Ci opponiamo a questa misura illegale e al comportamento arrogante degli Usa". Prosegue così inedita e in buona parte imprevista la guerra commerciale fra America e Cina e si va trasformando rapidamente in una vera e propria "guerra economica tra le due potenze" con aspetti anche molto ibridi (il chiaro tentativo di Trump di isolare la Cina politicamente nella opinione pubblica mondiale) che potrebbe sfociare, alla prima occasione, ad esempio l'embargo cinese a Taiwan, in un vero e proprio confronto militare". Lo spiega ad Affaritaliani.it il professore Arduino Paniccia, presidente di Asce - Scuola di Guerra Economica di Venezia.
"Ma i motivi di frizione che coinvolgono direttamente lo stesso presidente Usa sono molteplici e riguardano aspetti anche politici e negoziali più ampi e ben più immediati e attuali della storica questione taiwanese. Da mesi la Cina minaccia di vendere in massa titoli del debito pubblico Usa (arma peraltro ridicolizzata nei suoi reali effetti dalla nuova dirigenza americana) ma non solo. Con propri fondi statali Pechino interviene sempre più nel mercato internazionale dei capitali con azioni di disturbo contro aziende americane per rispondere a quelli definiti "ricatti yankee". Non solo, recentemente Pechino si è messa di traverso sulla richiesta di Trump di acquistare i cantieri cinesi del canale di Panama da parte della cordata guidata da Mcs e Pechino ha infine reagito duramente alla possibile imposizione di tariffe speciali di approdo verso i mercantili cinesi ventilate da parte delle autorità portuali Usa", spiega l'esperto di geopolitica.
"Un vero e proprio conflitto a tutto campo che non esclude peraltro neppure quello militare. Dopo aver parlato di pace, ma appoggiato massicciamente la Russia, la Cina non ha emesso verbo né tanto meno minimamente appoggiato il piano di tregua proposto da Trump a Putin. Anzi, consiglieri cinesi vengono presi prigionieri dagli ucraini. Imbarazzo e scorno per Trump che su questa possibile tregua aveva scommesso moltissimo la propria salvifica immagine di "pacificatore". Infine il continuo e impressionante riarmo cinese soprattutto sui mari orientali, tasto cui il Pentagono è sensibilissimo".
"Per il momento è probabile quindi che Trump non molli, sa che sono in ballo tre cose per lui fondamentali: la sua immagine di leader carismatico, la necessaria futura supremazia tecnologica Usa, la riduzione del mastodontico debito pubblico e privato Usa insidiata dai cinesi. La strategia di Trump è quindi tentare di isolare Pechino, far cuocere a fuoco lento la dirigenza cinese o costringerla a rompere il consueto soft power e soprattutto far capire che la supremazia del dollaro non si discute né con la fermezza né con possibili nuove creatività valutarie", conclude Paniccia.
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