Valditara e l'ormai famoso "vergognatevi!". Prima di lui De Gasperi, Fanfani Cossiga e all'estero Churchill e Truman
Sono numerosi gli episodi di toni accesi verso l'opposizione
Toni duri o accusatori verso l’opposizione non sono una novità. Ecco esempi italiani e internazionali
Nella storia politica italiana vi sono stati numerosi episodi in cui ministri o presidenti del Consiglio, anche molto autorevoli, hanno usato toni duri o accusatori verso l’opposizione, sia in epoche lontane come l’Ottocento e il primo Novecento, sia in tempi più recenti, sino ai nostri giorni. Alcide De Gasperi e Amintore Fanfani ne sono esempi significativi.
Proviamo a ricordare alcuni di questi episodi.
Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio nel 1947, ruppe l’alleanza antifascista espellendo i comunisti dal governo. Lo fece con un discorso netto, sostenendo che il PCI non fosse compatibile con la democrazia occidentale e che seguisse logiche sovietiche. Parlò di “incompatibilità ideologica” e di “pericolo per la stabilità democratica”, suscitando forti reazioni da parte di Palmiro Togliatti e dei suoi alleati.
Amintore Fanfani, negli anni ’60 e ’70, era noto per il suo linguaggio tagliente. Una sua espressione ricorrente, dal tono ironico e toscano (ma non propriamente elegante), era: “Chi la grossa, la copra”, rivolta sia agli avversari che agli alleati poco disciplinati. Il significato, fuor di metafora, era chiaro: chi fa affermazioni forti deve anche saperle sostenere. E’ vero che questa frase non compare in alcun documento ufficiale, tuttavia il suo utilizzo da parte di Fanfani è sostenuto da una pluralità di fonti informali dell’epoca.
Giulio Andreotti, spesso celebrato per la sua imperturbabilità, non esitava a usare toni decisi nei momenti di tensione politica, specialmente durante le discussioni sulla legge elettorale e le crisi di governo negli anni ’70 e ’80. In alcune testimonianze e ricostruzioni giornalistiche, emerge che Andreotti avrebbe accusato l’opposizione di irresponsabilità e inefficacia politica, lamentandone l’ostruzionismo sterile.
Francesco Cossiga, presidente della Repubblica dal 1985 al 1992, nonché ex ministro e presidente del Consiglio, fu noto per le sue “esternazioni”. Nel 1992, in un momento di forte tensione istituzionale, attaccò il CSM, i partiti e persino i suoi ex compagni di partito, definendoli “da lapidare” per il mancato sostegno alla sua elezione. Si spinse poi molto più in là da presidente emerito, quando ad esempio usò queste parole nei confronti di Rosy Bindi: “Non accetto lezioni di etica politica dalla Bindi: è brutta, cattiva e cretina”.
Più recentemente, nel 2020, alla notizia che Italia Viva di Matteo Renzi non avrebbe partecipato a un Consiglio dei ministri in cui si sarebbe parlato di prescrizione, l’allora premier Giuseppe Conte si espresse in questi termini: “Assenza ingiustificata. Qui i ricatti non sono accettati. Fanno opposizione maleducata e aggressiva, credo che debbano un chiarimento agli italiani“.
Passando alla storia pre-repubblicana, nel primo Novecento, Giovanni Giolitti, pur dialogando con i socialisti riformisti, fu molto duro con quelli rivoluzionari. Durante i dibattiti sulla guerra in Libia e sulla repressione dei moti popolari, accusò l’estrema sinistra di voler destabilizzare lo Stato.
Nell’Ottocento, Camillo Benso conte di Cavour, primo presidente del Consiglio del Regno d’Italia, ebbe scontri duri con Urbano Rattazzi e altri esponenti della sinistra storica. Le accuse reciproche includevano il tradimento degli ideali risorgimentali e il servilismo verso la monarchia.
Poi ci sono anche alcuni significativi esempi esteri.
Winston Churchill, negli anni ’40–’50, descrisse i laburisti come dei fanatici del fallimento. Nella campagna elettorale del 1945, lanciò un attacco memorabile sostenendo che per attuare il programma laburista sarebbe servita “una sorta di Gestapo”, insinuando che il socialismo avrebbe portato a uno stato autoritario. Questa affermazione fu duramente criticata e considerata eccessiva, persino da alcuni membri del suo stesso partito.
Harry Truman, nel 1948, durante la campagna elettorale, definì il Congresso repubblicano “buono a nulla” e lo accusò di “ostacolare il progresso del popolo americano”.
Charles de Gaulle, negli anni ’60, accusò l’opposizione di non avere visione nazionale e di voler riportare la Francia al caos della Quarta Repubblica.
Helmut Kohl, negli anni ’80–’90, accusò i socialdemocratici di voler sabotare la riunificazione tedesca e di non avere fiducia nel popolo (i tedeschi dell’Est).
Questi esempi dimostrano che l’uso di toni duri e polemici da parte di esponenti del governo nei confronti dell’opposizione non è un’anomalia, ma una costante nella storia parlamentare, tanto italiana quanto internazionale. Da De Gasperi a Fanfani, da Churchill a Truman, i momenti di forte tensione politica hanno spesso generato espressioni forti, talvolta provocatorie, che riflettono la passione dei protagonisti e la posta in gioco del confronto democratico.
In questo contesto, l’intervento del ministro Giuseppe Valditara sul DDL “consenso informato” si inserisce in una tradizione consolidata di scontro dialettico. La sua esclamazione “Vergognatevi!” può essere letta non solo come uno sfogo, ma anche come un segnale di determinazione politica e di volontà di marcare una linea netta su un tema ritenuto cruciale. Se valutata alla luce della storia, questa uscita non appare come un’eccezione scandalosa, ma come una manifestazione — forse aspra, ma non inedita — del conflitto fisiologico tra maggioranza e opposizione.
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